[04/03/2010] News

Fao: «Ri-orientare le biotecnologie a favore dei poveri. Troppa enfasi sugli Ogm»

ROMA. Intervenendo alla Conferencia técnica internacional sobre biotecnologías agrícolas en los países en desarrollo (Abdc-10), che si conclude oggi a Guadalajara, in Messico, il vice direttore generale della Fao, Modico Traoré, ha detto che «L'obiettivo delle biotecnologie moderne  e convenzionali dovrebbe essere ri-orientato, così da riuscire a portare benefici ai contadini poveri dei Paesi in via di sviluppo e non solo ai contadini ricchi dei paesi sviluppati. Le biotecnologie moderne e convenzionali offrono al settore agricolo, ma anche a quello ittico e forestale, strumenti potenti. Le biotecnologie però non hanno finora avuto un impatto positivo sulle condizioni di vita delle popolazioni della maggior parte dei paesi in via di sviluppo. Attualmente nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo mancano le tecnologie appropriate, le politiche, le capacità tecniche e le infrastrutture necessarie per il loro sviluppo».

L'Abdc-10 di Guadalajara, organizzata dalla Fao insieme all'International fund for agricultural development (Ifad, al Consultative group on international agricultural research (Cgiar), al Global forum on agricultural research (Gfar), all' International centre for genetic engineering and biotechnology (Icbeg) e alla Banca mondiale, ha analizzato le biotecnologie nei diversi  settori agricoli ed alimentari dei Paesi in via di sviluppo e valutato i successi e fallimenti passati. 

La Fao tiene a dire che «L'incontro non è incentrato sugli organismi geneticamente modificati (Ogm)», sui quali ci sarebbe troppa enfasi, infatti, tra le innovazioni in agricoltura la Fao indica tecniche non-Ogm come quelle che hanno permesso di realizzare nuove varietà ibride di riso in Africa che hanno fatto raddoppiare la produttività, l'inseminazione artificiale che ha incrementato la produzione di latte dei bovini in Bangladesh e l'uso di metodi basati sul Dna per individuare le malattie dei gamberetti in India.. Per questo la Fao sollecita «Un nuovo approccio alla ricerca in campo agricolo ed allo sviluppo che sostenga un più ampio e saggio uso della biodiversità agricola per promuovere lo sviluppo ed incrementare la sicurezza alimentare. Le innovazioni biotecnologiche possono contribuire in modo significativo a far raddoppiare la produzione alimentare per l'anno 2050 ed affrontare le incertezze del cambiamento climatico». 

Traoré ha evidenziato a evidenzia a Guadalajara che «Negli ultimi decenni, il campo delle biotecnologie ha fatto enormi passi avanti ed ha prodotto numerose innovazioni, principalmente in campo farmaceutico, ma parzialmente anche in quello agricolo. Ma la maggior parte delle biotecnologie non possono essere sfruttate a pieno perché l'enfasi è stata posta solo sugli organismi geneticamente modificati, mettendo in secondo piano tutte le altre biotecnologie e il loro potenziale contributo all'agricoltura.  Inoltre la sinergia tra pubblico e privato deve ancora essere del tutto sviluppata. Le nuove tecnologie dovrebbero dare il loro contributo anche tramite un incremento dell'efficienza ed una migliore gestione dei fattori produttivi e della biodiversità.  Questo richiederà un maggiore coinvolgimento dei contadini, delle istituzioni e delle comunità locali.  Saranno inoltre necessari altri fattori quali politiche favorevoli, sostegno istituzionale, investimenti in capitale umano e fisico e nella costruzione delle capacità a livello di paese.  La Fao incentra la sua attività nel sostegno ai piccoli contadini allo scopo di aumentare in modo sostenibile la produzione agricola, incrementare l'accesso ai mercati e migliorare le condizioni di vita. La comunità internazionale deve avere un ruolo chiave nel sostenere i paesi in via di sviluppo promuovendo partenariati, fornendo un quadro regolamentare per la cooperazione internazionale e supporto finanziario per la creazione, l'adattamento e l'adozione di biotecnologie appropriate».

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