[09/03/2010] News toscana

Perché la legge sulle Aree protette marine non va bene

PISA. Salvatore Sanna non ritiene sia giusto fermare la legge attualmente in discussione al Senato sulle aree protette marine. Si tratta, infatti, di ‘soluzioni praticabili a basso costo' che non possono che far bene ad un comparto così malridotto. E poi c'è un accordo molto ampio come confermerebbe l'elenco di associazioni varie che lo sostengono. Unico assente - scrive Sanna - è il ministero. Che questa assenza del tutto ingiustificata e piuttosto vistosa non preoccupi più di tanto è già di per se piuttosto strano. Ma lo è anche di più che non sia menzionata  quella delle regioni e degli enti locali. Che manchino all'appello perché neppure coinvolte è davvero sconcertante specie di questi tempi.  Che ci sia accordo, infine, anche con l'opposizione non aiuta certo a capire di cosa stiamo parlando e semmai aumenta solo lo sconcerto perché conferma la confusione sull'oggetto del contendere. Dice Sanna che oggi è richiesta a gran voce una soluzione per le aree protette marine ed è bene non creare falsi problemi. Giusto. Ma le aree protette marine non sono malmesse perche la legge sul mare e la 394 impediscono una gestione più adeguata ed efficace ed anche sostenuta da finanziamenti meno ridicoli. I guai delle aree protette marine specie dal 91 derivano principalmente per non dire  unicamente  dall'ostinata  resistenza del ministero a considerarle alla stessa stregua delle altre e perciò gestite con gli stessi criteri istituzionali ossia con la partecipazione e il coinvolgimento paritario di stato, regioni ed enti locali. Ma a partire da Ronchi il ministero dell'ambiente ha battuto altre strade di cui Sanna conosce e dovrebbe ricordare anche vicende grottesche che hanno riguardato la sua regione. Il ministero incaricò infatti  un funzionario ministeriale di occuparsi di un'area protetta marina sarda il quale scrive  se stesso per chiedere come vanno le cose. Non sappiamo se poi si rispose pure magari per dire che le cose andavano alla grande.

Insomma, malgrado tutti i pretesti accampati dal ministero a partire da quello che le aree marine non potevano essere date in gestione ai parchi regionali ma solo a quelli nazionali che la Corte dei conti - perché dimenticarlo? - disse che era una balla, quello che è innegabile è che a tutto si è pensato tranne che gestire le aree protette marine in maniera integrata come prevede la legge e tanti protocolli e provvedimenti comunitari.

La Sardegna sotto questo profilo offre una campionario di situazioni ormai noto a cui si può aggiungere la situazione del Santuario dei cetacei per il quale non mi risulta che il ministero stia cercando di coinvolgere le aree protette marine interessate. In compenso all'Asinara il tutto ruota intorno alla nomina e successione di commissari. Per cambiar musica non è necessario cambiar legge quindi ma politica. Ma se si decide di farlo allora bisogna rendere più ancor più chiari ed espliciti quelle finalità, quei criteri di fondo finora ignorali ed elusi che erano e sono validi e da salvaguardare. E' questo che si propone il testo in discussione? Sanna non risponde su questo punto. Lo faccio ancora una volta io ricordando  che il testo estromette definitivamente le regioni da qualsiasi partecipazione alla gestione del mare e della costa per quanto attiene alla tutela. Altro che soluzioni praticabili e a buon mercato, sono soluzioni impudenti e sfacciate e lo sono anche di più per il fatto che le si persegua ignorando la Conferenza stato-regioni-enti locali. Calderoli abrogava i parchi regionali, questo testo abroga il ruolo delle regioni; evviva il federalismo.

Ecco perché era necessaria - e lo resta- la Terza Conferenza nazionale dei parchi che era stata richiesta da Federparchi. Quella è la sede per capire cosa bisogna fare senza trucchi e senza inganni. Voglio qui ricordare cosa rappresentò allora per i parchi la prima conferenza nazionale di Roma con il messaggio tutt'altro che formale del Presidente della repubblica, l'intervento del presidente del Consiglio e del mondo delle istituzioni e dell'associazionismo. Ecco, oggi c'è bisogno di un appuntamento impegnativo di quel tipo e non di una dibattito che alla chetichella sta manomettendo una  legge importante come era già accaduto con la 183 e il paesaggio.

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