[30/07/2009] News

Pefc Italia, verso una filiera-legno sostenibile e di qualità?

FIRENZE. In linea prettamente teorica, ogni forma di utilizzazione selvicolturale è da considerarsi un processo produttivo improntato alla sostenibilità. Escludendo le cosiddette "utilizzazioni di rapina" (cioè il taglio abusivo senza accorgimenti per la perpetuazione del bosco, che per svariati secoli ha appestato le foreste della penisola), infatti, qualsiasi utilizzazione selvicolturale prevede un assestamento del bosco finalizzato alla possibilità di effettuare le operazioni di utilizzazione (taglio, concentramento, esbosco) garantendo la perennità del capitale naturale. Un capitale rappresentato sia dal legname, sia dalla stabilità dei versanti su cui è presente il soprassuolo e quella del suo assetto idrogeologico e del patrimonio floristico, faunistico e in generale biologico presente in loco.

Tutto questo avviene, come detto, in teoria: in pratica, il sistema è tuttora arretrato (e questo è favorito anche da fattori contingenti relativi sia all'assetto sociale sia soprattutto alle caratteristiche territoriali e orografiche del Belpaese), e a croniche carenze culturali si aggiunge la natura delle normative prodotte e dei controlli effettuati dall'autorità pubblica, che solitamente vigilano sui soli aspetti quantitativi inerenti alle attività selvicolturali.

Ciò avviene imponendo, tramite lo strumento delle "prescrizioni di massima", turni minimi di taglio per le varie specie, oltre a prescrivere per il governo a ceduo un numero minimo di alberi - "matricine" - da rilasciare sul posto per impedire un eccessivo depauperamento degli elementi e per garantire una certa componente di rinnovazione da seme che si aggiunga a quella vegetativa.

Ma sono, queste, indicazioni di carattere, come detto, quantitativo, mentre sia per le citate arretratezze culturali sia per oggettive difficoltà logistiche legate anche alla carenza di risorse per gli enti deputati al controllo (in primis la Forestale) sono tuttora fortemente carenti iniziative legislative in direzione della qualità dei trattamenti selvicolturali.

Ciò non toglie che il mercato, grazie soprattutto a politiche di ispirazione europea, abbia sviluppato dei meccanismi di auto-certificazione che, tramite la creazione di marchi come il Pefc (Programme for endorsment of forest certification schemes: Programma per il riconoscimento degli schemi di certificazione forestale nazionali), permette di presentare agli acquirenti materiale di qualità, di sicura provenienza e derivante da meccanismi di assestamento boschivo, prelievo e distribuzione caratterizzati da un alto livello di sostenibilità ambientale. Un "brand" la cui impronta sulle scelte dei consumatori è destinata ad aumentare nei prossimi anni grazie alla diffusione di una maggiore consapevolezza ambientale e territoriale, e questo vale anche per quanto attiene alla filiera bosco-legno.

Il sistema Pefc italiano vede attualmente, secondo un comunicato emesso da Pefc Italia, il nostro paese al «16° posto al mondo per foreste certificate, con 700mila ettari pari al 7,5% della superficie boscata italiana». Sui 223 milioni di ettari certificati nel mondo (dati: Pefc international) la parte del leone la fa il Canada (120 milioni di Ha), seguita da Usa (35 milioni Ha), Norvegia e Australia (circa 9 milioni Ha).

Secondo il comunicato, «a cinque anni dal riconoscimento a livello internazionale dello schema Pefc italiano è iniziata (dal 25 luglio per 60 giorni) la consultazione pubblica per la versione rivisitata degli standard», coerentemente col principio della verifica in progress dei risultati e dei criteri. Antonio Brunori, segretario Pefc Italia, spiega infatti che «questa fase di "rimodulazione" degli standard di buona gestione dei boschi è una delle caratteristiche peculiari dello schema di certificazione Pefc, che si impone una costante e periodica autovalutazione attraverso la logica del "miglioramento continuo". Ovvero la verifica periodica dei propri indicatori di qualità, apprendendo dall'esperienza in campo, dai suggerimenti di esperti e attori della filiera foresta-legno e dagli aggiornamenti che vengono dal mondo accademico e scientifico. In questo modo si alza l'asticella delle soglie critiche da rispettare e il numero dei parametri da verificare in campo e si affrontano i problemi legati all'applicazione delle procedure».

«Questa fase di divulgazione e di richiesta di modifiche e commenti» - prosegue il comunicato - «segue la consultazione iniziata 18 mesi fa tra tutti i proprietari forestali già certificati, seguita poi dai lavori di un Forum, a cui ha fatto seguito un ulteriore confronto telematico nel sito del Pefc (www.pefc.it) aperto ai rappresentanti della filiera bosco-legno e della società civile (..). Il processo terminerà con la definizione del documento finale da parte del CdA del Pefc Italia da presentare al Pefc Internazionale per la successiva approvazione delle regole italiane di corretta gestione forestale».

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