[15/03/2010] News

La Francia č pių rossa e verde (ma anche nera). Crisi del sarkozismo?

LIVORNO. La segretaria del Partito Socialista Francese, Martine Aubry, alla vigilia delle elezioni regionali sognava una «carte toute rose» della Francia, ma molto probabilmente, nonostante la vittoria del Ps che con il 29,5% ha scavalcato la coalizione di centro-destra dell'Ump di Nicolas Sarkozy, ferma al 27%, la Francia si è svegliata a sorpresa un po' meno verde e più rossa e nera di quel che si sarebbe aspettata.

Alla sua sinistra la Aubry dispone ora di un solido ma scomodo alleato come Europe Ecologie, ma lo scontento e l'astensione al 53% (ma meno del record assoluto delle europee 2009 che arrivò al 59,37%), fanno risorgere anche i fascisti del Front National che arrivano all'11,7% (però in calo rispetto al 12,38% del 2004). L'Ump spera nel secondo turno e sul recupero degli astenuti per ribaltare pronostici che si annunciano funesti, ma dovrà fare i conti con l'estrema destra di Jean-Marie Le Pen e di sua figlia Marine che ha superato il 10% in 12 regioni e dove si presenterà anche al secondo turno. «Non ci venderemo a nessuno, siamo qui per opporci al patto Ump-Ps», ha detto Marine Le Pen.

Europe Ecologie dell'eurodeputato Daniel Cohn-Bendit, che nel giugno 2009 aveva toccato un clamoroso 16,28%, conferma una fedeltà del suo elettorato conquistato alle europee e rimane la terza forza con un il 12,5%, che gli permette comunque di condizionare l'egemonia a sinistra del partito socialista e di realizzare nelle regioni francesi un nuovo tipo di governo. La politica ambentalista diventa così un elemento forte del paesaggio politico francese ed i socialisti avviano già oggi i colloqui con Europe Ecologie per il secondo turno.

Gli ecologisti sono la seconda forza della gauche, rafforzano Il loro peso nei governi regionali e locali e diventano indispensabili al Ps per vincere. Ha quindi ragione la segretaria nazionale dei Verdi francesi, Cécile Duflot a dire che «Questo scrutinio è il segno che l'ecologia politica comincia ad essere credibile».

Il balzo percentuale del Ps, rispetto alla disfatta delle europee del 2009 dove toccò il minimo storico del 16,48%, è evidente nonostante l'astensionismo, ma la carta politica francese non sarà tutta rosa, visto che in Languedoc-Roussillon l'ex socialista Georges Frêche di Divers gauche ha lasciato la condidata del Ps sotto il 10%. Bene il Front de gauche con il 6,2% dei voti (nonostante fosse presente solo in 17 regioni su 22), che ha battuto sonoramente il Nouveau parti anticapitaliste, fermo al 2,4%, che si annunciava come il nuovo partito della sinistra radicale, l'altro partito trotskista, Lutte ouvrière sprofonda allo 0,95%.

Il Front de gauche ha ottenuto il risultato a cui puntava tingedosi anche lui di verde insieme ai suoi alleati delle liste "Ensemble pour des régions à gauche, solidaires, écologistes et citoyennes" ed ha superato la soglia del 10% in 4 regioni (Limousin, Nord, Corsica ed Auvergne). Le esitazioni a formare l'alleanza (soprattutto da parte del Partito comunista francese) si sono rivelate infondate: «Il Front de gauche è un'unione politica ormai identificata.

E' una speranza che spunta a sinistra - ha detto Pierre Laurent, capolista nell'Ile-de-France- Cresciamo costantemente e siamo riusciti a passare davanti ai MoDem. Il paesaggio a sinistra è sottosopra». Sinistra radicale ed ecologisti sperano che il Ps sappia cogliere il segnale dato dagli elettori perché il voto si trasformi in una disfatta della destra al secondo turno e in un trampolino per la sinistra per tornare al governo della Francia.

Chi invece si lecca le ferite sono i centristi del Modem di François Bayrou, fermi al 4,3% dei voti, che dimezzano il risultato europeo e sono praticamente ininfluenti sia per la destra che per la sinistra.

Nell'editoriale di oggi su LIberation, intitolato «Débandade» (traducibile in fuggi fuggi o si salvi chi può), Laurent Joffrin si chiede «Waterloo ? Sedan ? Azincourt ? La Bérézina ? Esitiamo... In tutti i casi, la destra francese ha realizzato una delle peggiori performances della sua storia. Un quarto dell'elettorato al primo turno o poco più. Bisogna tornare molto indietro nel passato per ritrovare una sconfitta simile».

Secondo Joffrin, anche se l'astensionismo è un preoccupante campanello d'allarme per tutti i democratici, la rotta della destra francese è evidente : «Il sarkozysmo in atto dovrà rendere ai cittadini la fiducia nell'azione politioca : l'astensione raggiunge il culmine. Il dibattito sull'identità nazionale avrebbe dovuto risucchiare il e Front national: questo realizza uno score inquietante e, in alcune regioni, ottiene un grande successo. La riunione di tutte le destre repubblicane, grande idea del Presidente, doveva permettere di cancellare lo scarto al primo turno: questo scarto è a stato effettivamente cancellato, ma a detrimento dell'Ump . Infine, ed è senza dubbio il tratto principale dello scrutinio, la gauche guadagna una buona decina di punti in rapporto alle precedenti elezioni regionali, ed anche allora il governo in carica era già impopolare. Si consideriamo queste elezioni come un sondaggio a grandezza naturale, si possono riassumere in una parola: rifiuto».

Ma anche a sinistra non mancano i problemi : «Per trasformare i successi in vittoria, una unione più larga è un imperativo categorico - scrive Liberation - Le tre principali componenti della sinistra hanno segnato dei punti: Martine Aubry è in grado di ruscire a ristabilire il Parti socialiste nella sua posizione di primo oppositore; l'écologie diventa senza dubbi la seconda forza della sinistra, confermando il suo risultato europeo; il Front de gauche si installa nel paesaggio. Nessuno comprenderebbe se questo triplice successo venisse compromesso da interessi di bottega. Da questo voto può nascere una speranza nazionale. Lasciatela crescere».

Chissà cosa diranno ora quelli che in Italia davano per morta la socialdemocrazia e la sinistra? La verità è che la Francia è un Paese normale, dove gli elettori puniscono il governo (non proprio pessimo rispetto ai nostri standard) che non gli piace più e premiano l'opposizione. Si chiama alternanza, e funziona nei Paesi dove la democrazia funziona.

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