[15/03/2010] News

Il rompicapo delle malattie delle api italiane e dell'acido ossalico "cinese"

PIACENZA. Chiudendo il recente XXVII Convegno nazionale "Benessere dell' alveare" che la Federazione apicoltori italiani (Fai) tiene ogni anno a Piacenza in occasione dell'Apimell, il presidente del Fai Raffaele Cirone ha detto che «La salvaguardia delle api e l'impegno di assicurarne il benessere, sono la missione finora svolta, nel bene e nel male, dagli apicoltori italiani. Ora chiediamo che anche le istituzioni si facciano pieno carico di questa difficilissima quanto strategica incombenza. E se è giusto pretendere che i medici veterinari ci affianchino, in un percorso condiviso di crescita professionale, siamo per la prima volta chiamati a rispettare le regole, singolarmente e come categoria produttiva, di un settore della zootecnia che ha esigenze specifiche e non confrontabili con tutti gli altri».

Gli apicoltori sottolineano che questa volta il ministero della salute non è rimasto indifferente alla loro denuncia pubblica: «Se da un lato mancano dati ufficiali, questo è il paradosso, dall'altro si prende atto che l'apicoltura italiana è pronta ad un confronto costruttivo con l'istituzione di riferimento in materia di sanità delle api, benessere dell'alveare, farmaco veterinario e salute pubblica». Gli stessi ricercatori del settore, che sono stati anche contestati al convegno di Piacenza, ammettono che le malattie delle api sono un rompicapo senza risposte certe in tempi brevi.

Alessandro Pastore, intervenuto in rappresentanza del ministero della Salute, ha detto che «E' inaccettabile che su materie sanitarie, e su problemi delicati come quelli che oggi denunciano gli apicoltori, ci siano norme differenti nelle diverse regioni. E' vero che le istituzioni si sono attardate, ma è altrettanto vero che nell'ambito della collaborazione di cui stiamo parlando, tra i veterinari e gli apicoltori, siamo tutti chiamati a fare uno sforzo congiunto. Se le richieste non sono condivise e non vanno nel senso della legalità e della trasparenza, tutto il percorso diventa più complicato».

Tra le cose già fatte a favore del comparto apistico c'è la definizione di un decreto, di prossima emanazione, per l'avvio dell' anagrafe apistica nazionale, «Un provvedimento importante - ha detto Pastore - perché dallo stesso mondo apistico viene la richiesta di far emergere il sommerso, un qualcosa che è illegale e che danneggia chi lavora correttamente e nel rispetto delle regole. Questo è un primo passo per definire misure uniformi su tutto il territorio nazionale».

Il ministero della salute ha imposto anche la sospensiva sui neonicotinoidi «E sebbene si sappia che questa non è l'unica causa della moria delle api - dice la Fai - il provvedimento adottato ha rappresentato un segnale forte: per la prima volta in Italia si è riusciti a salvaguardare l' apicoltura scontrandosi anche con potenze economicamente molto importanti». 

Per la Fai «E' il segno concreto che sul benessere delle api il ministero della salute è finalmente pronto ad un confronto che sia costruttivo e all'insegna di legalità e trasparenza. Sulla sanità delle api serve una politica uniforme su tutto il territorio nazionale, senza la quale la grave emergenza sanitaria in atto non potrà essere contrastata. Esemplare è il caso dell'acido ossalico, un prodotto molto presente in natura, oggi prodotto ed estratto per sintesi chimica, largamente impiegato nell'industria meccanica e tessile, in quella della concia e del marmo, elettronica e chimica in genere. Appartiene alla categoria degli acidi organici e da circa venti anni viene in ausilio degli apicoltori perché è tra le poche molecole efficaci nella lotta contro la varroa.

Se sei un apicoltore che opera in Lombardia, in Piemonte, in Veneto o in Abruzzo, lo usi liberamente come acaricida. In molte delle altre Regioni è semplicemente tollerato, altrove addirittura vietato con pesanti sanzioni (fino a 20.000 euro) agli apicoltori che ne fanno impiego senza autorizzazione veterinaria. Eppure l'acido ossalico è disponibile in libera vendita, è molto efficace contro la varroa, poco costoso, facile da impiegare».

Allora quale è il problema? Lo spiegano gli apicoltori: «Non tutti sanno però, ecco il punto critico, che quasi tutto l' acido ossalico presente sul mercato (neanche a dirlo per la gran parte proveniente dalla Cina), si differenzia in prodotto per uso farmaceutico e in prodotto per uso industriale. Quest'ultimo, molto più economico, può avere residui elevati di metalli pesanti che rischiano di trasferirsi al miele compromettendo la qualità del prodotto destinato ai consumatori. Anche l'apicoltore, quando la somministrazione avviene mediante sublimazione, si espone a rischi per la propria salute. Di qui la cautela di alcune autorità sanitarie che richiedono l'introduzione di ricettazione, distribuzione e somministrazione controllata».

Si tratterebbe di posizioni solo apparentemente inconciliabili: «Lo dimostrano le esperienze di alcune regioni dove, da anni ormai, il problema dell'impiego dell'acido ossalico è stato risolto grazie alla collaborazione stretta tra veterinari e associazioni degli apicoltori. Un esempio che va urgentemente ripreso da tutte le realtà territoriali: le api stanno morendo dappertutto, con perdite all'uscita dall'inverno che si annunciano superiori al 50%». Secondo la Fai «Ogni anno, gli allevatori, perdono 500.000 alveari per l'impossibilità di far fronte all'azione nefasta delle ormai numerose e incontrollabili malattie. E tutto quello che uccide le api, deve essere contrastato nel modo previsto dalla legge, ma anche disponendo dei necessari mezzi».

Torna all'archivio