[15/03/2010] News toscana

Le elezioni e l'ambiente: chiarezza su ruoli e competenze

PISA. La bolgia (là fuori) di cui parla il Capo dello Stato non aiuta certo a mettere a fuoco i temi di questa campagna elettorale e l'ambiente non fa eccezione nonostante le immagini drammatiche che ogni giorno vediamo in TV e sulla stampa. Ecco perché trovo poco efficace isolare di volta in volta singole questioni per ‘campagne' ora il nucleare o altro mentre c'è che disinvoltamente rilancia condoni e pasticci gelatinosi.

Voglio dire che la soddisfazione legittima per essere riusciti a far naufragare la nuova SPA di Bertolaso se non si accompagna ad un effettivo e visibile rilancio del tema del governo del territorio, del suolo, della natura e del paesaggio come vera questione nazionale anche parlare di green-economy resterà uno slogan o poco più.

E il punto cruciale di questo rilancio riguarda il ruolo delle istituzioni, il rapporto stato, regioni enti locali perché i disastri che abbiamo sotto gli occhi evidenziano come anche leggi importanti e sicuramente innovative possono naufragare se non gestite in ‘leale collaborazione'. Il che pone fra le altre cose anche una esigenza di chiarezza appunto sui ruoli.

Se anche nel dibattito sulla riforma dello stato, il titolo V e tutto il resto si ritiene -vale in Toscana e non solo- che alluvioni, frane, consumo dissennato del territorio saranno finalmente tenute e bada nel circuito ‘riservato' stato, regioni, enti locali sul Serchio come nel Sarno o a Messina potremo solo leccarci le ferite per chiedere dopo i soldi che sono stati tagliati prima e spesso nel silenzio tombale delle istituzioni.

In questo dibattito torna giustamente e spesso tra tante altre cose l'esigenza di aggregare specialmente i piccoli comuni. Non entro ora nel merito anche se che a me sembra riproporsi spesso come in passato cosa del resto avviene anche con la stressante vicenda delle province. Se da un lato, infatti, appare piuttosto arduo pensare ad aggregazioni che ignorino - tanto per fare un esempio molto concreto - che certi comuni se appartengono ad un bacino idrografico dissestato o meno- è da lì che dovranno partire per scelte che vanno molto al di là della gestione comune di un servizio scolastico etc.

Stesse considerazioni possiamo fare per i comuni che appartengono alla comunità di un parco regionale o nazionale che sia ( in Italia sono circa 3000). Ci si è chiesti anche in Toscana cosa vuol dire per un comune specie se piccolo compartecipare alle scelte -e che scelte- di un parco su un piano di pari dignità? Vorrei fare un esempio molto concreto.

La regione Toscana inopinatamente ha deciso che il nulla osta sul paesaggio non dovrà più darlo il parco regionale ma il singolo comune che deve istituire al riguardo una propria commissione. Il parco regionale delle Apuane ha 16 comuni molti assai piccoli che non sono stati e non sono in grado di istituire una commissione per cui o non si pronunciano e devono farsi aiutare dal parco. Insomma dove decideva d'intesa con tutti ci comuni e quindi anche in una visione d'insieme il parco, ora devono decidere 16 comuni e 16 commissioni.

Avere ricondotto una scelta del genere ad un ente elettivo -il comune- e averlo tolto al parco che non è elettivo ma il cui piano prevale su tutti gli altri a chi ha giovato? Alla tanto conclamata semplificazione, efficienza ed efficacia sicuramente no e neppure ad una gestione non sbriciolata di una materia così delicata.
Ecco perché la filiera istituzionale se salta passaggi e livelli ormai fondamentali non uscirà dal guado né in Toscana né altrove.
Al governo questi temi non interessano, infatti, pensano ai condoni e alle SPA. Ma a chi interessano sarà bene che si dia una mossa.

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