[17/03/2010] News

Commercio di avorio, una storia criminale di corruzione e fallimenti

LIVORNO. Secondo il rapporto "Monitoring of illegal trade ivory and other elephant specimens" presetato alla Conferenza delle parti (cop 15) della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) di Doha, «Un'azione urgente per l'applicazione della legge da parte dei governi dell'Africa centrale e occidentale e del sud-est asiatico è fondamentale per affrontare il commercio illegale di avorio». Il rapporto, redatto dall'Elephant trade information system (Etis) per conto della Citers, comprende più di 15.400 casi di sequestro di avorio eseguiti negli ultimi 21 in 87 Paesi o Territori e rappresenta una spietata e dettagliata sintesi regionale dei dati contenuti nell'Etis, il più grande database al mondo sui sequestri di avorio, ed evidenzia il fallimento delle politiche di contrasto e repressione della crescente criminalità organizzata e del commercio illegale negli Stati compresi nell'areale degli elefanti.

Il commercio dell'avorio è una delle questioni cruciali in discussione alla Cop 15 della Cites e diversi Stati africani premono perché sia innalzata la quota di abbattimenti o declassificata la protezione per questi pachidermi. Non è assolutamente d'accordo Tom Milliken di Traffic, uno dei redattori dell'analisi Etis, «E' più che mai chiaro che le carenze di governance e la debole attuazione delle leggi consentono al commercio di avorio illegale e incontrollato di operare in Africa occidentale e centrale e nel Sud-est asiatico, dove nei grandi mercati nazionali si vende apertamente avorio illegale. Quel che serve in queste regioni è un intervento urgente da parte delle agenzie governative e una forte collaborazione con le controparti in Asia, dove sono stati eseguiti molti dei sequestri. Se ci fosse una sufficiente volontà politica, un impegno alle forze dell'ordine potrebbe chiudere i mercati illeciti e mettere sotto controllo la corruzione. Cosa che non sta accadendo».

L'analisi dei dati è stata effettuata per regioni, invece che per singolo Paese, ed è stata effettuata per riallineare i dati Etis con quelli del Monitoring the illegal killing of elephants (Mike), un altro degli strumenti utilizzati dalla Cites per monitorare il bracconaggio, che dimostra che è la regione centrale dell'Africa quella che sta perdendo il maggior numero di elefanti. Il rapporto Etis informazioni la sintesi delle informazioni sub-regionale dell'Etis per i 37 Stati africani e 13 asiatici compresi in 6 sub-raggruppamenti e comprende anche la valutazione di 1.052 sequestri supplementari, in gran parte provenienti da nuovi dati forniti da Cina, Usa, Australia, Tanzania, Kenya, Zambia, Zimbabwe, Sudafrica, Camerun, Indonesia. Botswana, Repubblica Centrafricana, Congo, la Repubblica ceca, Eritrea, Etiopia, Hong Kong, India, Giappone, Filippine, Svizzera, Taiwan, Tailandia, Gran Bretagna e Vietnam.

L'Etis evidenzia che «Relativamente parlando, le sub-regioni dell'Africa centrale e occidentale presentano le variabili più problematiche. In queste due sub-regioni, i sequestri di avorio apparentemente si verificano raramente, ma questo con significativi flussi di traffico illecito di avorio che sono spesso in movimento attraverso queste regioni. Il debole sforzo nell'applicazione della legge e i gli alti livelli di corruzione persistono attraverso quattro successive analisi Etis, con pochi segni di miglioramento per la maggior parte dei Paesi ad eccezione dal Camerun, dove il numero dei sequestri di avorio è aumentato un po' negli ultimi anni. Su larga scala, i flussi di commercio di avorio, che sono indicativi del coinvolgimento della criminalità organizzata che è anche un elemento problematico del commercio di queste regioni. In queste due regioni sono in corso anche mercati interni di avorio, ma la maggior parte resta priva di regolamentazione o di applicazione della legge».

Le cose sembrano andare meglio in Africa orientale, almeno a vedere i numerosi sequestri di avorio eseguiti e una migliore applicazione della legge «Mentre la percezione dei valori della corruzione sembra rimanere elevati in molti Paesi, questo è controbilanciato da una bassa valutazione del mercato interno dell'avorio nella maggior parte dei Paesi. Il problema della criminalità organizzata, come dimostra il fatto che circa la metà del peso dell'avori sequestrato è avvenuto più recentemente nel contesto dei grandi sequestri di avorio, è un segno preoccupante».

«Fino a quando non verrà rafforzata l'applicazione delle le leggi, l'avorio continuerà ad uscire dall'Africa - dice sconsolata Elisabeth McLellan, specie manager del Wwf International - Qui non stiamo o parlando dell'epoca dei piccoli contrabbandieri, stiamo parlando di pericolose bande, di organizzazioni criminali».

La sub-regione del sud-est asiatico è fortemente coinvolta nel commercio illecito di avorio, essendo la principale area di trasformazione e vendita di prodotti in avorio. In realtà l'avorio sequestrato in Asia proviene in gran parte da elefanti africani. Se si esclude la Cina, nell'area sono stati fatti relativamente pochi sequestri, soprattutto nei mercati, e lo sforzo per applicare le leggi è generalmente scarso e predomina il mercato non regolamentato, in particolare in Thailandia.

Secondo il rapporto «La criminalità organizzata è molto impegnata nella movimentazione di grandi volumi di avorio attraverso molti dei Paesi in questa sub-regione. Per questi motivi, questa sub-regione rimane una preoccupazione problematica. In netto contrasto, con la sub-regione dell'Asia meridionale che svolge un ruolo relativamente minore nel commercio illegale di avorio. Secondo i dati, l'India fa la parte del leone, ma nel complesso non ci sono prove che suggeriscano che in questa sub-regione si stia svolgendo una significativa attività di commercio illegale di avorio».

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