[18/03/2010] News

L’energia del carbone č quanto mai essenziale (almeno per i prossimi 30 anni!)

Nelle scorse settimane alcune testate giornalistiche hanno ripreso un intervento del noto "ambientalista" Lester Brown (vedi link), inviato dall'Earth Policy Institute di Washington/USA di cui è presidente.

Purtroppo, il documento contiene una sequela di considerazioni e valutazioni del tutto fuorvianti, basate peraltro su specifici casi particolarmente localizzati in alcuni Stati americani (es. Texas, Florida o Nevada) dove l'azione delle lobby ambientaliste (tutti i riferimenti sono di questa matrice) ha concentrato le proprie azioni di contrasto e demonizzazione per tentare di far apparire il carbone come il combustibile peggiore sotto molteplici aspetti, da quelli ambientali a quelli economici ed addirittura anche in termini occupazionali.

Se tali considerazioni venissero proposte ad interlocutori competenti ed informati della materia (i cosiddetti specialisti), sarebbe scontata la squalifica del proponente di tali speculative forzature, che spesso trovano  giustificazione solo con "particolari interessi" sulla promozione di alcune tecnologie.  In effetti, esempi considerati da tutti virtuosi (come i casi Germania, Spagna, USA e Giappone), dimostrano che le caratteristiche delle diverse "Fonti Energetiche" sono tali che è quanto mai opportuno realizzare un "Mix delle Fonti" particolarmente diversificato ed equilibrato che consenta di soddisfare le diverse esigenze di un Paese moderno e sviluppato. Quindi, non è possibile, ne pensabile, di eliminare a breve-medio termine il necessario ricorso alla fonti tradizionali (fossili e nucleare, che sono alla base della produzione elettrica in tutti i Paesi sviluppati) ed affiancare a queste tutte le più opportune iniziative di sviluppo e sostegno delle fonti rinnovabili" che, come noto, sono intermittenti e non possono quindi sostituire la disponibilità costante ed abbondante di energia, richiesta da una società industrializzata. Peraltro, quante più risorse economiche possono essere "risparmiate" con la produzione dell'elettricità di base (da carbone, nucleare ed idrico), tanto maggiore è la disponibilità di risorse per finanziare lo sviluppo delle Rinnovabili e gli auspicati interventi di efficientamento nell'uso dell'energia.

Ora, le sopra citate esternazioni del "vecchio ambientalista" si basano tutte su tale strategia speculativa, che nulla ha a che fare con la realtà dei fatti, peraltro chiaramente ribaditi anche nei giorni scorsi dallo stesso presidente USA Barack Obama che, ben cosciente dell'importanza che il carbone ha sempre avuto e continuerà ad avere per il suo Paese, ha confermato la necessità di procedere speditamente allo sviluppo delle nuove tecnologie del "carbone pulito" (che consentono ad un moderno impianto - come per esempio quello realizzato a Civitavecchia - di avere un impatto ambientale complessivo del tutto confrontabile, se non migliore, di quello derivato dalle modernissime centrali a gas metano: i cosiddetti "cicli combinati"), ivi compresa l'applicazione industriale delle tecniche di "cattura e sequestro" della CO2, nonchè riprendere lo sfruttamento della tecnologia nucleare.

Per entrare nel merito di alcune delle speculazioni addotte da Lester Brown, questo personaggio arriva a citare (nel contesto di un articolo che dovrebbe trattare del "carbone") effetti catastrofici sulla salute (con decine di migliaia di decessi ogni anno negli USA) asseritamente causati dalle emissioni dell'industria dell'energia, badate bene, ha detto "energia" che quindi possono e devono essere riferite a tutti gli usi dell'energia, derivata dalle diverse fonti energetiche (e non certo del solo carbone), che vengono fatti in un Paese moderno e sviluppato, dove i principali impieghi riguardano appunto il trasporto veicolare (benzina e gasolio), l'industria nei vari settori (tra i quali: la raffinazione petrolifera, la produzione di acciaio, vetro, carta, cemento, metalli vari, ecc.), il settore commerciale e residenziale (ed in particolare per il riscaldamento degli edifici con l'impiego del metano e delle biomasse) ed altri ancora.   

Poi, la tipica "tecnica e logica ambientalista" li esorta ad accennare ad ipotetiche valutazioni economiche, secondo le quali la produzione dell'elettricità da carbone (come pure da Nucleare), non sarebbe affatto conveniente e competitiva, mentre il loro "buonsenso" li porta ad enfatizzare il necessario ricorso alle "fonti rinnovabili" (ed in particolare: solare fotovoltaico ed eolico), lasciando intendere che queste ci sono graziosamente messe a disposizione sul Pianeta senza costo e che il ricorso alle stesse può sostituire ed eliminare l'impiego delle fonti tradizionali ed in particolare di quelle fossili.

Se così fosse, sarebbe logico aspettarsi che tutti i Paesi più sviluppati del Pianeta avessero nel loro "portafoglio energetico" per la produzione elettrica un contributo significativo e preponderante derivato da tali fonti che, invece, anche nei Paesi che hanno potuto permettersi di liberare ingentissime risorse per lo sviluppo e duplicazione di tali componenti (i tetti fotovoltaici e le torri eoliche), quali appunto gli USA, il Giappone, la Germania, la Spagna, la Danimarca e pochi altri, questi sistemi possono dare un contributo del tutto insignificante (se riferito al solare) e marginale (per quanto riguarda l'eolico), pur in presenza di condizioni climatiche e geografiche del tutto particolari che permettono e favoriscono un utilizzo, comunque discontinuo, di tali impianti.

Invece, il prelodato "ambientalista" si guarda bene dal chiarire che il carbone è stato alla base dello sviluppo economico degli USA e che tuttora contribuisce alla produzione del 50% circa dell'elettricità (in oltre un migliaio di centrali distribuite su tutto il territorio USA), poi utilizzata per tutti gli usi che consentono il benessere nel Paese più sviluppato del mondo, di cui gli USA non potrebbero fare ragionevolmente fare a meno. Inoltre, si guarda bene dal riferire di seri ed approfonditi studi, commissionati dal DoE (il "Ministero" per l'energia americano) ai più autorevoli e prestigiosi centri di ricerca, per valutare la possibilità di rendere gli USA autonomi dal punto di vista energetico, appunto con l'uso del carbone, di cui detengono le riserve più abbondanti a livello mondiale, in giacimenti noti ed accuratamente monitorati. Tali studi, infatti, dimostrano come, grazie alle moderne tecnologie - che avanzano speditamente anche nell'industria che produce ed utilizza il carbone - tale combustibile potrebbe essere convertito in numerose prodotti, ivi compresi i combuctibili liquidi e gassosi, indispensabili per mantenere il benessere di tale importante Paese. 

Attenzione, con quanto sopra non vogliamo assolutamente essere negativi rispetto alla necessaria attenzione che deve essere data, soprattutto alla ricerca, per il possibile futuro sviluppo delle tecnologie che riguardano le "rinnovabili" di nuova generazione, ma non bisognerebbe mai forzare le cose al punto tale da risultare totalmente fuorvianti per la possibile comprensione dei comuni cittadini consumatori, facendo invece abbondante ed oculato uso del buonsenso e dell'onesta intellettuale che chiunque parla di questi argomenti dovrebbe avere come supremo parametro di condotta.

La realtà, comune a tutti i grandi Paesi "occidentali" (USA, Giappone, Germania, U.K., Canada, Spagna, Australia, ecc.), è tale per cui il carbone è indubitabilmente (e continuerà ad esserlo almeno per i prossimi 30 anni) il primo combustibile utilizzato per produrre l'elettricità (produce il 40% dell'elettricità mondiale), spesso in combinazione con la generazione elettrica da Nucleare e, dove possibile, dalla fonte idrica (se vi è abbondanza di risorse fluviali e/o la condizione climatica e la conformazione morfologica per la costruzione di opportuni invasi/dighe). Tutte queste vanno sotto la definizione di "fonti di base" (perché assicurano la disponibilità constante ed abbondante di energia, sicura ed a prezzi competitivi), indispensabili sempre e comunque anche laddove vi fosse il possibile ricorso alle cosiddette "nuove Fonti Rinnovabili", quando il sole non brilla ed il vento non soffia (tipico caso è appunto la Germania, che produce ben ¾ dell'elettricità di cui necessita appunto da carbone e nucleare). Questo ultime, infatti, necessitano appunto dell'enorme risparmio economico che il ricorso al carbone ed al Nucleare consentono, per poter finanziare e sostenere i lauti incentivi richiesti per lo sviluppo del solare FV e dell'eolico, altrimenti non possibile.

Quando si fa abbondante e spregiudicato uso del termine: "green economy" (che più propriamente dovrebbe essere invece inteso come: "pennyless economy"), serietà vorrebbe che non si inducesse l'interlocutore nell'erronea interpretazione che un'economia ed un'industria sostenute da risorse assolutamente di natura "fiscale" (cioè tasse, come è il caso del "Conto Energia" in vigore nel nostro Paese), sia la strada per lo sviluppo dell'occupazione, quando invece questa può ragionevolmente essere stimolata e sostenuta solo dalla capacità competitiva che ciascun Paese dovrebbe realizzare sul proprio territorio a beneficio dei propri cittadini. La storia è la migliore e più affidabile testimone di questa realtà.

Al bando quindi gli imbonitori opportunisti.

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