[18/03/2010] News toscana

Foresta di Sassofratino: scoperto un fungo sconosciuto

FIRENZE. La scoperta di una nuova specie biologica è solitamente una notizia degna di nota,per l'opinione pubblica, solo in quei - sempre più rari , per ovvi motivi - casi in cui ad essere classificata per la prima volta è una specie di grandi dimensioni, oppure dal valore estetico particolarmente elevato, o ancora che fornisce alla scienza una nuova chiave di lettura dei processi evolutivi e delle relazioni che si stabiliscono nella rete del vivente (è il caso del rinvenimento dei cosiddetti "missing link" biologici).

Ma, dal punto di vista più strettamente scientifico, anche il rinvenimento di una nuova specie fungina può avere un valore imprescindibile, specialmente se detto rinvenimento avviene all'interno della più antica riserva integrale mai posta in atto in Italia.

Stiamo ovviamente riferendoci alla riserva di Sassofratino che, anche se oggi è compresa nel perimetro del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, è stata creata ben prima dell'istituzione del parco, in un'epoca (gli anni '50 del secolo scorso) in cui la politica di assestamento dei parchi, pur già da decenni in corso, si svolgeva ancora ad un livello, in Italia, essenzialmente pionieristico.

Risale infatti ai giorni scorsi la scoperta, da parte della biologa Annarosa Bernicchia (Unibo) in coordinamento con altri esperti delle università di Gottingen (Germania) e Salamanca (Spagna), di una specie fungina finora sconosciuta alla scienza. Il fungo (un basidio-micete lignicolo) è stato rinvenuto su una ceppaia di abete bianco nell'area settentrionale della riserva, e gli è stato attribuito il nome di "Botryobasidium sassofratinoense" al fine di - si legge in un comunicato del parco - far restare anche negli archivi scientifici «una traccia indelebile di questa meravigliosa foresta».

La specie è la terza finora scoperta nel perimetro della riserva dagli anni della sua creazione. Secondo quanto dichiarato da Bernicchia, «tutte le specie fungine lignicole, e quindi anche questa rinvenuta recentemente, hanno una funzione primaria nella degradazione del legno morto poiché permettono la restituzione al terreno degli elementi essenziali che costituiscono il legno. La presenza inoltre di tre specie nuove nella stessa area testimonia il valore immenso di un luogo incontaminato come Sassofratino». Con la biologa concorda, in questo senso, anche il vice questore aggiunto forestale Alessandro Bottacci dell'Ufficio territoriale per la biodiversità di Pratovecchio, che ha commissionato le ricerche: «la scelta di escludere questa area di 750 ettari dall'intervento dell'uomo - ha sostenuto infatti Bottacci - è risultata di grande utilità dal punto di vista scientifico. In questo modo si sono conservati elementi rarissimi».

In realtà, la definizione di "luogo incontaminato" non è la più adatta nemmeno riguardo alla ricchezza vegetazionale e in generale al patrimonio di biodiversità che caratterizzano la foresta di Sassofratino: aree boschive primarie (dove cioè l'intervento e la presenza umana sono stati assenti, e comunque non hanno mai assunto un carattere produttivo) sono oggi riscontrabili, sul territorio italiano, solo in alcune sperdute e elevate lande alpine. La foresta di Sassofratino, anzi, ha fornito una componente significativa del legname da costruzione usato in Toscana fin dal rinascimento, compreso quello utilizzato nell'opera del duomo fiorentino.

Ma, da una parte la peculiare natura territoriale, la forte pendenza e la relativa inaccessibilità dell'area, dall'altra parte (ovviamente) l'istituzione della riserva integrale nel 1959, hanno poi portato ad un graduale recupero di quei caratteri, quelle peculiarità e quelle interrelazioni tra i diversi sistemi biologici che rendono oggi l'area uno dei più floridi esempi di cosa sarebbe un bosco montano in assenza dell'intervento antropico. E non c'è da stupirsi, quindi, se per la terza volta - e non sarà di sicuro l'ultima - in questo "laboratorio vivente" di circa 700 ettari (che è costantemente e approfonditamente monitorato dal mondo della ricerca e dell'università, non solo toscane e non solo italiane) è stata classificata una nuova specie.

 

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