[19/03/2010] News toscana

Cgil e green economy toscana: verso un nuovo lavoro e verso un nuovo tipo di sviluppo

FIRENZE. «Una Toscana 2020 collegata a Europa 2020», cioè una regione che punti ad un nuovo sviluppo «fondato su tre linee di azione convergenti: conoscenza e innovazione, economia verde, valorizzazione del capitale umano e lotta alla povertà» e la cui bussola «stia dentro il dibattito europeo per le nuove strategie della crescita».

Questa prospettiva, secondo la relazione che il segretario della Cgil Toscana Alessio Gramolati ha tenuto ieri nel corso del 9° congresso regionale del sindacato in svolgimento a Montecatini, è da ritenersi l'unica che possa coniugare la tutela del lavoro e il generale perseguimento di un modello di sviluppo che permetta alla Toscana di «proporsi come una regione d'avanguardia» e come «locomotiva del nuovo sviluppo europeo», oltre che di ovviare (in primo luogo partendo dai «territori e le comunità») alla «mancanza di una strategia e di adeguate politiche industriali nazionali», particolarmente evidente, in regione, per «il caso della siderurgia con l'area industriale piombinese» ma anche per «l'automotive, la cantieristica e la chimica».

E' un documento, quello presentato ieri dalla Cgil, che parte sì - com'è ovvio, e giusto - adottando la lente più ristretta relativa alle questioni del lavoro, della sua difesa, della sua qualità in termini di diritti, etica, contenuto di conoscenza, ma che poi allarga le ali («sappiano noi per primi che non possiamo consegnare un patrimonio di competenze professionali, di saperi, di talenti alla sola dimensione difensiva. Il futuro del lavoro ha bisogno di una nuova stagione di sviluppo») e si spinge a disegnare nel dettaglio quel modello di sviluppo ritenuto più consono ad affrontare le sfide politiche, economiche, sociali e ambientali della Toscana, dell'Italia, del mondo di oggi.

Ed è un disegno, quello esposto dal sindacato, incentrato sostanzialmente sui due criteri fondamentali della sostenibilità sociale e ambientale, sulle opportunità offerte dal perseguimento dei due macro-obiettivi e sulle relative scelte da prendere in questa direzione, poiché «proprio in questo momento come venti anni fa si sta aprendo un ciclo dove svolta politica e svolta economica tornano di nuovo a sovrapporsi».

Più specificatamente, la proposta per le prossime due legislature avanzata dal sindacato toscano riguarda in primo luogo un'azione sul «famoso pacchetto clima e energia», costituito da «un insieme di leggi che entreranno in vigore nel 2013». Uno dei punti focali di esso è il cosiddetto "Effort sharing", che «impegna gli stati membri a pianificare un abbattimento delle emissioni di gas climalteranti provocati da agricoltura, rifiuti, servizi, Pmi e, soprattutto, edilizia e trasporti. Per l'insieme di questi settori l'Italia, nel 2020, dovrà ridurre le emissioni di almeno il 13% rispetto al 2005. Inoltre nello stesso pacchetto si dovrà anche accrescere il ricorso alle fonti rinnovabili, fino a portare al 17% la loro incidenza sul consumo finale di energia».

Questa sfida andrà colta tenendo come punti focali la partecipazione civica e amministrativa («allestire un percorso partecipato dall'insieme degli attori economici, sociali e scientifici per definire un vero e proprio piano d'azione. Un piano integrato come quello già in funzione in Catalogna» e nel quale occorre «assegnare un ruolo fondamentale alla Toscana meridionale e alle straordinarie potenzialità dei suoi distretti rurali., superando per questa via quel "dualismo" del modello toscano denunciato da Varaldo in un suo recente intervento»), ma anche «una nuova stagione di contrattazione e a una nuova pratica concertativa». partecipativa assolutamente più alta e diffusa».

Il fine di questo focus su un deciso sostegno alle pratiche partecipative e ad una nuova concertazione, secondo Gramolati, è la necessità di ricostruire «un "blocco sociale" trainante e culturalmente coeso che esprima in sé il fare sistema attorno al valore del lavoro, un nuovo blocco che unisca lavoro, scienza e conoscenza». La creazione (o la ricostruzione, appunto) di questo blocco costituiscono per il sindacato anche l'unica strada per giungere alla «redistribuzione dei vantaggi infrastrutturali su tutti i territori», attuabile «facendo del collegamento tra la piattaforma logistica costiera, l'alta velocità e capacità, la due mari e il corridoio tirrenico un'occasione di sviluppo e di coesione con l'Europa per tutta l'Italia centrale». In particolare è sottolineato, a questo proposito, che «i vantaggi si moltiplicheranno quante più competenze immateriali (tecnologiche, ambientali, logistiche) sapremo collegare a quelle materiali (strade, porti, interporti e soprattutto ferrovie)».

C'è poi la questione energetica, e ancora una volta Gramolati (come avvenuto a dicembre, vedi link)in modo piuttosto vago (come sta accadendo a gran parte degli esponenti del centrosinistra, compreso il candidato Enrico Rossi), sdogana il rigassificatore di Rosignano, cancellando con un battito di ciglia il piano energetico regionale e tutto il percorso che ha portato alla sua approvazione nell'estate scorsa: «La saggezza e la maturità con la quale i lavoratori di Rosignano hanno affrontato il dibattito sul nuovo rigassificatore rappresenta un metodo e una buona pratica che ci può orientare - ha detto il segretario della Cgil - Non si tratta di dire di sì o di no a prescindere. Ma di dire i nostri sì condizionandoli alle ricadute, industriali, sociali e ambientali, costruendo un vero percorso partecipato con il lavoro e le comunità che accolgono questi investimenti».

 

 

Torna all'archivio