[31/07/2009] News

Meno male che Presty c'è: Via alla riconversione a carbone della centrale nel golfo dell'Asinara

LIVORNO. In attesa che il Consiglio dei ministri vari il decreto correttivo (contestualmente al via definitivo da parte del senato alla manovra anticrisi) con cui si dovrebbero, almeno in parte, restituire i poteri al ministero dell'Ambiente in materia di autorizzazioni alle reti di elettrodotti e impianti energetici, il ministro Prestigiacomo non perde tempo e firma i decreti relativi alla Via per la conversione a carbone della centrale elettrica di Fiume Santo in Sardegna e per l'elettrodotto di Chignolo Po.

Il discusso articolo 4 della manovra anticrisi prevede che in caso di lungaggini sulle autorizzazioni ( tra cui il parere Via) relative ad infrastrutture energetiche di rilevanza strategica si ricorra alla nomina di commissari, cosa che ha fatto insorgere il ministro Prestigiacomo che pretende, almeno, se proprio i commissari debbono esserci, il suo coinvolgimento nella nomina.

Ma intanto a dimostrazione del fatto - che in questi giorni ha più volte sottolineato - che grazie al restyling da lei operato l'attività della commissione Via si è fortemente velocizzata, ecco oggi la firma sui decreti relativi ad altri due pareri, che riguardano nella fattispecie due opere energetiche: la centrale termoelettrica di "Fiume Santo" nei Comuni di Sassari e Porto Torres (progetto proposto da E.ON) e l'elettrodotto stazione di Chignolo Po, in provincia di Pavia (progetto proposto da Terna).

Il progetto relativo alla centrale riguarda la realizzazione di un nuovo gruppo a carbone da 410 MWe, in sostituzione dei gruppi 1 e 2 esistenti alimentati a olio combustibile (con una potenza complessiva pari a 320 MWe), per un investimento pari a 750 milioni di euro .

Si va quindi a completare il progetto della completa trasformazione a carbone della centrale di Fiume Santo, situata a pochi chilometri dal petrolchimico di Porto Torres nel golfo dell'Asinara, costituita da quattro gruppi di generazione di cui due già riconvertiti a carbone nell'ottobre del 2003, disattendendo tra l'altro un referendum tenutosi a Porto Torres dove aveva vinto il no al carbone. Attualmente nella centrale vengono bruciati circa 2 milioni di tonnellate di carbone all'anno, e altrettanti ne verranno bruciati d'ora in poi nonostante il nostro grave ritardo nella riduzione delle emissioni climalteranti e la contrarietà al carbone già espressa dai cittadini sardi.

Va da sé che si specifica nel comunicato emesso dal ministero che «Il nuovo gruppo sarà realizzato avvalendosi delle più moderne tecnologie che consentono i livelli più elevati di prestazioni ambientali per le centrali alimentate a carbone». Ovvero impianti di depurazione dei fumi emessi e impianti di desolforazione e di denitrificazione ma il carbone oltre ad essere altamente inquinante è anche il principale responsabile delle emissioni di Co2.

E naturalmente si fa richiamo anche alle opportunità occupazionali: si dice infatti che «è previsto un personale di circa 1500 persone durante i lavori (della durata di circa 4 anni), mentre il personale impiegato a regime sarà pari a 100 nuovi assunti»: la pressione sociale legata alla crisi dei settori industriali ha vinto quindi sulle ragioni della salute e dell'ambiente e si dà seguito ad una politica energetica la cui incongruenza rischierà di rendere ancora più onerose le multe previste dal protocollo di Kyoto.  

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