[31/07/2009] News toscana

Piogge (quasi) record, ma dighe a secco: il caso del Serchio nell'epoca del Gw

FIRENZE. Secondo dati riportati oggi dalla cronaca lucchese de "La Nazione", la produzione idroelettrica dell'intero bacino del fiume Serchio è scesa da una media di 543 Gwh/anno (media 1970-2006) a un valore attuale di 400 Gwh/anno a causa delle ridotte precipitazioni. Ciò ha portato ad una generale diminuizione dei rilasci dalle varie dighe situate nel bacino: 1000 l/s (invece di 1500) a Castelnuovo Garfagnana, 1500 (dai precedenti 3500) a Borgo a Mozzano, 6000 (invece di 7000) a Vinchiana, e in generale «riduzioni delle portate in uscita hanno riguardato un po' tutti gli sbarramenti Enel».

La misura è attuata a scopo prevalentemente precauzionale poichè, come dichiara il segretario dell'Adb Serchio, «senza limitazioni si potrebbe andare avanti fino alla fine di settembre mantenendo il deflusso minimo vitale per il nostro fiume. Ma (..) a scopo precauzionale, abbiamo deciso subito la riduzione dei quantitativi di acqua rilasciata, in maniera da arrivare alla fine di ottobre con una certa tranquillità».

Ora, va ricordato anzitutto che in generale sul Belpaese l'inverno appena passato è stato, in termini precipitativi (dati Isac-Cnr), il nono più piovoso dal 1800, e in particolare il periodo novembre 2008-aprile 2009 ha visto una piovosità, sull'Italia, mai vista negli scorsi due secoli. Poi è giunto, sempre secondo dati Cnr, il maggio più secco nello stesso periodo di due secoli, seguito da un giugno intorno alle medie, mentre per il mese di luglio che va a terminare occorre attendere i dati. Il dato definitivo sulla primavera passata indica un valore di precipitazioni pressoché pari alla media climatologica, per la penisola nella sua globalità.

Veniamo quindi da un anno che ha visto oscillazioni molto significative, dal punto di vista meteorico, tra periodi con piogge record e altri con siccità, pure, record. Ma va ricordato che la stagione passata si inserisce in un trend climatologico che vede per l'Italia una riduzione delle precipitazioni di circa il 5% ogni 100 anni dal 1800.

Questa la situazione italiana. Focalizzandoci sulla Toscana e sulle zone i cui apporti precipitativi possono influenzare la situazione idrologica del bacino del Serchio, vanno evidenziati il dato di Carrara (in lieve deficit idrico rispetto alle medie fin dal settembre scorso, secondo dati Lamma) e quello di Lucca (lievemente sopramedia durante l'inverno, poi sottomedia). A questi dati si aggiungano le valutazioni Noaa-Cpc per la scorsa primavera, che vedono un deficit precipitativo, per l'area apuana-versiliese, del 25-50%, ma occorre considerare anche, per chiudere questa girandola di valutazioni idrologiche incrociate, che i più precisi dati del servizio idrologico toscano indicano che questa scarsità di piogge ha interessato soprattutto le aree pianeggianti, mentre sulle alture sopra Massa e Lucca gli apporti precipitativi sono stati intorno alla media o poco sopra.

Il contesto è quindi chiaro: può darsi che effettivamente gli apporti precipitativi che portano alla ricarica dei bacini idrici montani nel bacino del Serchio siano stati, quest'anno, lievemente sotto la media, e sicuramente il trend di diminuizione delle precipitazioni degli ultimi decenni che coinvolge tutta l'Italia ha effetti significativi anche sul bacino in questione.

Ma c'è qualcosa che non torna, poiché le piogge quasi da record dell'anno in corso dovrebbero avere perlomeno colmato adeguatamente i bacini. In termini di bilancio idrico, cioè, la relativa siccità in zona degli ultimi mesi dovrebbe essere ampiamente controbilanciata dall'enorme quantità di pioggia caduta nei precedenti.

Ma così non è, e questo è effetto indubitabile del surriscaldamento globale: le piogge invernali, infatti, sono sempre più concentrate in periodi ristretti, e le cronache degli ultimi anni relativamente ai problemi di stabilità idrogeologica nelle zone apuane e dell'appennino lucchese confermano quanto la zona sia tra le più esposte al fenomeno per motivi legati alla peculiare esposizione alle correnti umide occidentali: non a caso, fu proprio in occasione delle inondazioni nelle vicine aree di Cardoso e Fornovolasco (1996) che venne coniata l'espressione "bomba d'acqua" per indicare la sempre maggiore concentrazione (sia spaziale, sia temporale) degli eventi precipitativi, un fenomeno che è da considerarsi espressione proprio di quella "tropicalizzazione del clima mediterraneo" di cui molto si parla nel dibattito sugli effetti del Gw sull'Italia.

Ed ecco che il bilancio idrico è tra i primi a essere influenzato negativamente: come noto, la maggiore concentrazione delle piogge in periodi e luoghi più ristretti rispetto al passato comporta un deflusso molto maggiore di quello che si ha con piogge più lievi e diffuse, e questo causa in primo luogo una insufficiente ricarica delle falde e dei bacini superficiali, oltre a varie altre conseguenze idro-geologiche.

Quando piove, piove così tanto che vanno aperte le dighe, e quando poi arriva la siccità scarseggia l'acqua, quindi. E il fenomeno è (ed è destinato ad essere sempre più, secondo le previsioni più accreditate) particolarmente incisivo in quei bacini, come il Serchio, di ridotta estensione territoriale e caratterizzati da una spiccata vicinanza tra sorgenti e foce. Ed ecco che già gli agricoltori (e in prospettiva anche le industrie) locali si trovano in una situazione di carenza idrica dopo una stagione invernale-primaverile che ha visto precipitazioni record: è questo, appunto, uno dei più tipici paradossi dell'epoca del global-warming. 

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