[29/03/2010] News toscana

Partecipazione e programmazione, il dibattito va avanti

LIVORNO. Partecipazione e programmazione, dati e commenti, il rischio di un dialogo tra sordi. è questa la sensazione lasciata dai tre consecutivi articoli del giornalista Mostardini, del garante per la comunicazione della Regione Morisi e dell'ex parlamentare Moschini. Se Mostardini produceva il report fatto al Consiglio regionale dal garante regionale, Morisi si inalberava perchè c'era una sottostima dell'evento, Moschini riteneva criticabile l'assoluta prevalenza della sperimentazione partecipativa su piani o progetti urbanistici.

Insomma una serie di cose correlate ma scarsamente conseguenti l'una a l'altra, mentre cose da dire al tirare delle somme ce ne sono e non poche:

L'esperienza è indubbiamente importante e bene ha fatto la regione a promuoverla;

l'esperienza, e forse la cosa è insita nella sua natura, appare ancora venata da una sorta di elitarismo universitario, intendendo per questo una connotazione da laboratorio;

Si è sperimentato molto in campo urbanistico, perchè strutturalmente l'urbanistica attrae platee vaste e temi e problemi possono essere di più immediata percezione e valutazione;

si è sperimentato poco in settori dove sono necessarie riflessioni più ampie e forse anche più specialistiche, cioè non si è sperimentato niente nella formazione di norme, di atti di programmazione regionale, di atti funzionali all'attivazione di investimenti (siano questi programmi comunitari o anche di semplice natura regionale come per esempio il finanziamento di interventi di edilizia a canone sociale);

lasciamo invece perdere il town meeting sul paesaggio perchè non appare significativo a fronte di una elaborazione ancora incerta del PIT , tanto che si ha la sensazione di una sperimentazione fine a se stessa o funzionale non certo a definire il PIT - piano paesaggistico uno strumento partecipato vista l'esiguità dei meeting e dei partecipanti;

Sembra cioè che la partecipazione si attagli ad un livello sottordinato, altro da quello della politica, che decide da sé e non si capisce se - come avveniva in passato - svolga almeno un confronto ampio o solo per ristretti delegati, con le rappresentanze di categorie dei comuni o delle provincie, degli imprenditori o dei lavoratori.

Insomma se l'innesco c'è stato, molto rimane da fare, a livello degli atti di programmazione o addirttura di natura legislativa, come a livello di piani e programmi che quotidianamente la pubblica amministrazione di propria iniziativa o per iniziativa di altri deve gestire.

Allora il problema non riguarda solo la sperimentalità di una legge, l'opportunità di continuare a finanziare una sperimentazione (cosa che a parer mio non si deve fare per incentivare o finanziare le prassi o buone pratiche ordinarie, anche per non produrre di fatto avocazioni ad altri della procedura), ma quella di razionalizzare procedure e strumenti perchè non si può pensare che il percorso partecipativo sia altro dalla VAS o che poi ci sia necessità anche della valutazione integrata.

Le forze delle amministrazioni non sono infinite né come risorse umane e tantomeno come risorse finanziarie e pertanto senza rinunciare al rispetto delle norme comunitarie e al rigore dei procedimenti, sulla partecipazione ci sembra che qualcosa o molto da ripensare ci sia.

Per esempio anche se non sembra troppo atinente, c'è da ripensare anche le modalità di costruzione delle elite tecnico-amministrative degli enti. Perchè sarà forse una sensazione da verificare, ma non sembra fuori luogo attestare che da un po' di tempo siamo di fronte all'apparato regionale (nel suo complesso tecnico-amministrativo-politico) che ha perso cognizione della realtà del territorio, delle incombenze, dei procedimenti, dei reali problemi gestionali, degli enti locali, tant'è che sembra sempre più defilarsi un prossimo big bang dei comuni (tutti, anche quelli di più grandi dimensioni) e la progressiva evanescenza delle province.

Ecco perche forse sarebbe bene partecipare ben oltre i piani urbanistici.

 

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