[31/03/2010] News toscana

L’ambiente nella gestione istituzionale e nell’impegno dei partiti

PISA. Recentemente l'associazione degli industriali toscani ha proposto alla nuova presidenza della regione di accorpare - mi sembra- economia e infrastrutture  per le evidenti connessioni evitando quindi di separarne gli assessorati. Si tratta di una questione tutt'altro che nuova e non soltanto ovviamente per la regione. Quella della ripartizione delle competenze nelle giunte da quelle comunali, provinciali e regionali fino al Consiglio dei ministri è questione antica. Tanto che a suo tempo fu tra la ragioni che indusse ad affidare ai sindaci, presidenti di provincia e  ‘governatori' eletti direttamente la scelta degli assessori per mettere fine alla contrattazione tra partiti che spesso riduceva la ripartizione ad un indigeribile spezzatino senza capo né coda che tutto favoriva tranne che una gestione delle competenze secondo criteri controllabili e coerenti.

Non v'è dubbio che il quadro oggi sia profondamente cambiato ma è innegabile che restano sovente contraddizioni dovute però più che alla ‘contrattazione' politica sulla ripartizione degli assessorati che talvolta tuttavia torna a farsi sentire, ai cambiamenti del contesto con il quale deve fare i conti oggi qualsiasi livello istituzionale. Il rapporto economia- infrastrutture è sicuramente uno di questi. D'altra parte molti altri profili e comparti hanno una forte incidenza sull'economia riconducibile certo all'industria ma anche a molti altri comparti vecchi e nuovi; dall'agricoltura alle energie rinnovabili. Che a loro volta hanno tutte e in maniera e misura assolutamente inedita e più diretta una stretta connessione con i temi dell'ambiente; suolo, paesaggio, natura, acque. E ciò come vedremo pone più d'un aspetto nuovo anche alle forze politiche. Ma restiamo ora alle istituzioni e a quelle regionali in particolare appena rinnovate. E' qui, infatti, che il nuovo contesto pone problemi al momento irrisolti o non risolti al meglio. Semplificando un po' -ma non troppo- potremmo dire che l'esigenza posta per l'economia evidenzi

a che l'ambiente nella sua complessa accezione è sempre meno separabile da tutte quelle scelte economiche e non, che hanno o potrebbero avere effetti sul consumo del  territorio, dell'uso dell' acqua, sulla tutela del paesaggio, della natura e così devono conformarsi a queste esigenze perché risulterebbero ‘insostenibili' non soltanto ambientalmente ma anche economicamente. Ne deriverebbe un danno evidente ad una gestione corretta del territorio su scala regionale e nei rapporti tra questa e quella nazionale. E siamo così giunti al punto irrisolto che è questo; una politica di programmazione regionale con queste caratteristiche deve avvalersi di tutti gli strumenti ordinari e ancor più di quelli ‘speciali' che sono o erano -certo non casualmente- sovraordinati ossia  non meramente settoriali come la legge 183 sui bacini, la 394 sui parchi e le aree protette e le norme sul paesaggio non riconducibili ad ambiti che prescindono da quelle pianificazioni ( come nel caso delle scelte fatte con il PIT). In soldoni questo significa - alla luce anche degli eventi disastrosi che hanno colpito non solo la Toscana - che va rilanciata una politica non ancorata esclusivamente e riduttivamente all'urbanistica sia pure accompagnata da qualche sviolinata retorica sulla partecipazione e consultazione, ma  appunto sia ai livelli elettivi sia a quei livelli non amministrativi ma ambientali e sovraordinati a quelli ordinari.

Del resto sono organi speciali  espressione diretta del sistema istituzionale che ha avvertito la necessità di dotarsi di sedi e strumenti specializzati e in grado di operare su scale adeguate non unicamente amministrative. Ne deriva alla luce anche di talune inadempienze regionali ( vedi in Toscana la non approvazione della nuova legge sui parchi)  che l'ambiente così configurato non può ‘dipendere' unicamente o principalmente dall'assessorato al territorio. Non ci sono e non debbono esserci assessorati di serie A e di seria B. E soprattutto vanno sintonizzate esigenze che non si è sempre riusciti a sintonizzare perché sbilanciate appunto nell'ambito delle politiche della giunta.

Fatte tutte le fin troppo ovvie distinzioni tra istituzioni e partiti va detto che anche questi ultimi che siano di governo o di opposizione dovranno rivedere e riconsiderare il loro interesse e impegno sui temi appena accennati. Il che significa innanzitutto che la questione ambientale o comunque la si voglia definire è cosa non più separabile da tutto il resto. Cosa vuol dire? Vuol dire semplicemente che è assurdo delegarla a qualcuno che dovrebbe gestirla come si trattasse di questione separata dal resto. Per essere più chiari e riferirsi al PD che ha così importanti responsabilità di governo nella regione e degli enti locali non credo proprio che possa essere affidata agli ecodem o come li si voglia chiamare la titolarità di questioni - che così tornano a separarsi in una sorta di partitino verde redivivo- che infatti non ha trovato - né poteva trovare - le risposte giuste ai problemi a partire dalle manomissioni di leggi  faticosamente acquisite e  messe in croce con effetti pesantissimi rimasti senza adeguata risposta.

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