[01/04/2010] News

Le trivellazioni offshore di Obama non piacciono agli ambientalisti Usa

LIVORNO. Ieri il presidente Usa Barack Obama ha presentato la sua nuova strategia per le perforazioni offshore che interesserà alcune aree costiere molto delicate come le aree dei mari dei Chukchi e di Beaufort, che destano molta preoccupazione tra le associazioni ambientaliste perché sono habitat importanti per orsi polari, balene e molte altre specie marine. Anche gran parte delle coste centrali e meridionali dell'Atlantico statunitense resteranno aperte alle ricerche ed allo sfruttamento petrolifero, mentre la Bristol Bay in Alaska rimarrà off-limits.

Il primo a protestare è stato il direttore di Sierra Club, Michael Brune: «Siamo veramente delusi di vedere che aree importanti come la costa artica e il Mid ed il South Atlantic rimarranno aperte alle trivellazioni petrolifere. Ciò di cui abbiamo bisogno sono invece passi decisivi verso l'energia pulita, come la nuova normativa sulle auto pulite annunciata questa settimana, non di sporche, costose perforazione in mare aperto. L'industria petrolifera ha già accesso alla perforazione su milioni di acri di terreni ed acque pubblici in America. Non abbiamo bisogno di consegnare le nostre ultime aree protette costiere incontaminate alle compagnie petrolifere solo perché possano battere ancora i record dei profitti. Aree di perforazione come quella nella regione artica minacciano la vita marina, come le balene e gli orsi polari. Quando si tratta di perforazione offshore, c'è un costante pericolo di fuoriuscite di petrolio. Uno sversamento di petrolio è tutto quello che serve per distruggere l'economia del turismo costiero ed i suoi posti di lavoro. Perforando le nostre coste si fa nulla per abbassare i prezzi del gas o per realizzare l'indipendenza energetica. Servirà solo a mettere in pericolo le spiagge, la vita marina e le economie turistiche costiere, solo così l'industria petrolifera può realizzare un profitto a breve termine».

Brune è convinto che Obama abbia fatto importanti passi in avanti per combattere l'inquinamento ed il global warming, per ridurre la dipendenza energetica degli Usa dai combustibili fossili e che abbia aumentato gli investimenti pubblici per le energie rinnovabili, ma anche che proprio queste politiche «Rendono le perforazioni in zone costiere sensibili ancora più inutili. Non c'è alcuna ragione per bucare le nostre coste. Siamo in grado di raggiungere una vera e propria indipendenza energetica e la vitalità economica investendo nelle energie pulite come l'eolico e il solare e l'efficienza. Questi tipi di energie creano buoni posti di lavoro americani sostenibili e mettono in grado la nostra nazione di diventare un leader mondiale della new clean energy economy».

Philip Radford  di Greenpeace Usa si chiede se si tratti del Clean Energy Plan di Obama oppure del Drill Baby Drill della Palin, l'ex governatrice dell'Alaska ed ex candidata repubblica alla vice-presidenza Usa.

«Sulla scia della sua vittoria sulla sanità e sulla riforma degli aiuti di studenti, il presidente Obama ha annunciato che si inchinerà all'industria è petrolifera e consentirà l'esplorazione e perforazione in 167 milioni di ettari di acque costiere, che sono state protette per decenni. La proposta di Obama permetterebbe lo sfruttamento di petrolio e gas nelle acque costiere degli Stati del sud Atlantico e del Golfo del Messico orientale, minacciando la pesca e il turismo in quelle regioni. Ma la notizia è anche peggiore per i mari di Beaufort e di Chukchi in Alaska, che sono particolarmente sensibili alle trivellazioni petrolifere in quanto rappresentano l'habitat critico per orsi polari, balene, foche ed altre importanti specie artiche».

Per Greenpeace Usa la decisione di Obama ha dell'incredibile e sul suo sito ripubblica un video del 2008 nel quale l'associazione ambientalista chiedeva ad Obama e McCain di ripristinare il divieto di perforazioni offshore che era stato appena abrogato da Bush. «Nel suo annuncio, Obama ha insistito sul fatto che questo mossa diminuirà la nostra dipendenza dal petrolio estero e creerà posti di lavoro - dice Radford - Ma queste affermazioni non sono frutto di un esame approfondito. Investire nel risparmio e nelle energie rinnovabili sarebbe molto meglio e porterebbe molto più lontano su entrambi i fronti».

Gli Usa consumano il 25% del petrolio di tutto il mondo, ma hanno solo il 3% delle riserve globali e i giacimenti offshore rappresentano solo una piccola frazione delle domanda energetica Usa, il che significa che anche con l'apertura alle compagnie petrolifere dei mari protetti gli Usa rimarranno il più grande importatore di petrolio. «Intanto - dice Greenpeace - il National Renewable Energy Laboratory stima che le risorse dell'eolico on-shore Usa potrebbero produrre 37 milioni di giga watt/ora (GWh) di energia pulita ogni anno. E' più di 9 volte la quantità di energia attualmente consumata ogni anno dagli americani. Gli investimenti in energie rinnovabili e nell'efficienza energetica hanno il potenziale per creare 14,5 milioni posti di lavoro in più entro il 2050 rispetto alla continuazione della dipendenza dai combustibili fossili, e potrebbero allo stesso tempo ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e tagliare le nostre emissioni inquinanti che contribuiscono al global warming. Cina e Germania stanno vincendo la gara dell'energia pulita, mentre Obama ha appena messo in gioco il nostro futuro e la nostra economia con previsioni non aggiornate per un combustibile fossile che ci vorranno anni per estrarre e cha causerà molti più danni che benefici. Come diceva Albert Einstein, non possiamo risolvere i problemi del mondo con lo stesso pensiero che li ha creati. Noi certamente non possiamo risolvere il riscaldamento globale o i problemi energetici di questo paese con più perforazioni perché abbiamo bisogno di più petrolio. La scienza è chiara: dobbiamo ridurre l'inquinamento di riscaldamento globale, al fine di evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici. Estendere le trivellazione petrolifera al largo delle coste americane è esattamente l'opposto. E' l'ora di dire al presidente Obama che abbiamo bisogno di andare avanti verso un futuro di energia pulita e lontano dall'oceano e dalla distruzione climatica».

La direttrice delle campagne di Oceana, Jacqueline Savitz, dice: «Siamo sconvolti per il fatto che il presidente stia scatenando un assalto colossale agli oceani. L'ampliamento delle perforazione offshore è una mossa sbagliata. L'amministrazione Obama e il Congresso Usa invece che le perforazioni offshore dovrebbero favorire le energie rinnovabili, perché costituiscono il più alto ritorno economico rispetto all'investimento, proteggendo allo stesso tempo il nostro patrimonio naturale. Invitiamo l'amministrazione a tutelare gli interessi economici delle comunità costiere, piuttosto che portare avanti una politica energetica miope».

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