[01/04/2010] News

I misteriosi fratelli Koch che oliano la macchina negazionista del global warming

LIVORNO. "Wanted for crimes against the climate: Charles and David Koch" recita il manifesto stile western che illustra il dossier di Greenpeace International  "Koch Industries: Secretly Funding the Climate Denial Machine", eppure la maggior parte di noi non sa nemmeno cosa siano le Koch Industries. Invece dovremmo saperlo, perché si tratta di una delle più grandi multinazionali Usa, con filiali in più di 60 Paesi. Ma siamo scusati perché se lo cercassimo non troveremmo questo nome su nessun prodotto e la Koch non è quotata in borsa, quindi non deve nemmeno rispettare gli obblighi delle imprese quotate. Questa discrezione le permette di giocare un ruolo essenziale e ben nascosto in un dibattito politico che è invece molto visibile e mediatico: quello sui cambiamenti climatici.

Il dossier di Greenpeace dimostra come le organizzazioni finanziate dalle tre fondazioni dei Koch siano state le prime a partire all'attacco contro la scienza del clima, i climatologi, il lavori verdi e le energie rinnovabili e, soprattutto, come stiano facendo di tutto per ostacolare ogni progresso legislativo sul clima negli Usa. Questa volta Greenpeace fa un blitz direttamente dentro i segreti dei fratelli Koch, che figurano tra i dieci uomini più ricchi d'America e controllano i finanziamenti politici del gruppo a numerose organizzazioni paravento, sia conservatrici che "liberali".

«La Koch Industries - dice Greenpeace - è diventata la vera chiave di volta della negazione climatica e dell'opposizione alle energie verdi. Si è soprattutto unita al gruppo ExxonMobil, all'American Petroleum Institute (organismo che rappresenta le compagnie petrolifere americane) così come ad altri donatori di fondi per sostenere delle organizzazioni "paravento" che si oppongono all'adozione di una politica progressista sulle energie verdi e i cambiamenti climatici. tra il 2005 e il 2009, I fondi attribuiti dalla Koch a questi gruppi che oliano la macchina della negazione della deregulation climatica hanno superato anche quelli versati dalla ExxonMobil: 9,1 milioni di dollari per la Exxon, contro I 24,9 milioni di dollari per le fondazioni sovvenzionate dalla Koch».

Ma perché la Koch Industries finanzia cosi munificamente gli eco-scettici? Si tratta di un vasto insieme di imprese che operano principalmente nel settore petrolchimico. Si pensa che il suo fatturato annuo sia di 100 miliardi di dollari e che dia lavoro a circa 70. 000 persone. Attività redditizie e semisconosciute, ad eccezione di prodotti come il cotone DemakUP®, o la carta igienica Lotus® della sua filiale Georgia-Pacific Corporation che secondo Forbes occupa il secondo posto della classifica delle più grosse società non quotate dopo la Cargill. La  Koch è un impero familiare diviso in quote uguali del 42% tra i due fratelli Charles e David Koch che versano una parte dei loro enormi  guadagni a tre fondazioni controllate da loro. Due grossi ragni al centro di una rete propagandistica ben tessuta, composta da lobbysti, vecchi dirigenti di imprese e da organismi diversi. «Il suo obiettivo? - spiega Greenpeace - sviluppare un vero e proprio flusso di disinformazione destinato ad essere sparso dalle diverse entità finanziate da Koch. Questa campagna di propaganda è quindi in seguito ripresa, riformulata e diffusa, attraverso la platea di gruppi politici e di think tanks sovvenzionati da Koch». L'anno scorso, uno studio finanziato dalla Koch assicurava che in Spagna le energie rinnovabili avevano fatto perdere molti posti di lavoro, una cosa semplicemente falsa e il rapporto è stato completamente smentito, ma nonostante tutto è stato utilizzato dalle lobby petrolifere e nucleari per influenzare i parlamentari statunitensi e far loro prendere posizione contro la legislazione su clima ed energia proposta da Obama.

Greenpeace International dice che al miliardario-magnate David Koch piace scherzare: «Koch Industries?  La  più grande impresa di cui non si è mai sentito parlare». Ma Greenpeace non scherza: tra il 1997 e il 2008 i due fratelli hanno investito quasi 50 milioni di dollari per foraggiare i gruppi che negano il cambiamento climatico: «E' ormai evidente, e ogni giornalista, scienziato e uomo politico lo deve  sapere, che il rifiuto del cambiamento climatico non è un qualche sano scetticismo basato sul dibattito scientifico: è un prodotto e reca il marchio "Koch"».

Dal 1997 al 2008, la Koch ha incanalato più di 48.5 milioni di dollari verso le organizzazioni in linea con l'agenda Koch, che vengono presentate come "esperti". Se ci si indigna perché la ExxonMobil ha speso 24 milioni di dollari nello stesso periodo, allora questi ragazzi dovrebbe farvi arrabbiare due volte di più. Quando ti rendi conto di quanto Charles e David Koch sono coinvolti, una visita al sito web della Koch Industries sembra improvvisamente come un viaggio nel paese delle fate». Greenpeace fa l'esempio della "Koch Sustainablity Vision" dove si può leggere: «Noi creiamo valore utilizzando le risorse in modo più efficiente, proteggendo l'ambiente e la sicurezza e la salute dei lavoratori e degli altri; con la costante applicazione della buona scienza ...», Il riferimento alla "buona scienza" e davvero fiabesco, visto tutti i soldi che i Koch investono per screditarla.

Ma non mancano nemmeno i buoni propositi sulla responsabilità delle imprese, Charles Koch dice: «Perché il  business sopravviva e prosperi, occorre creare un reale valore a lungo termine nella società attraverso comportamenti di principio», principi che nella loro reale applicazione sembrano abbastanza discutibili. Lo slogan delle industrie Koch è  "Transforming Daily Life"  (Trasformare la vita quotidiana) e Greenpeace su questo dice che sono sincere: «E' piuttosto certo che i cambiamenti climatici, senza nessun freno, cambieranno il mondo così come lo conosciamo. Bisogna che il mondo sappia bene chi sono i Koch e smascheri gli "esperti" che prendono i loro soldi per scrivere rapporti che mettono a repentaglio l'azione per salvare il pianeta».

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