[03/08/2009] News

Federparchi e Slowfood: una joint-venture per la sostenibilità

FIRENZE. Valorizzare l'agricoltura nei parchi «come fonte di reddito per gli abitanti e salvaguardia del paesaggio rurale», nella «comune convinzione che una buona agricoltura, pulita e giusta, un buon allevamento, un buon turismo enogastronomico, al pari o al fianco di altre attività virtuose possono contribuire a debellare, soprattutto nei Parchi naturali, lo spopolamento, la banalizzazione dei tratti identitari del territorio e la perdita di biodiversità»: questo il senso dell'accordo firmato ieri tra Federparchi e Slowfood.

Tra i punti principali dell'accordo annotiamo la «costruzione di una rete delle "Comunità rurali dei parchi", che entri in contatto con la Rete delle Comunità di Terra Madre e dialoghi con le strutture associative di Federparchi e Slow Food», lo sviluppo dei «presìdi di Slow Food nei Parchi, partendo da quelli già esistenti e assumendo quel modello per la valorizzazione delle produzioni d'eccellenza presenti nei parchi stessi», e la messa in opera di «attività di formazione rivolta agli attori della filiera produttiva e dell'ospitalità». Sono inoltre previsti la «promozione di moduli di educazione alimentare pensate per le scuole che insistono nei comuni dei Parchi e ispirati al progetto Slowfood degli Orti scolastici ("Orto in condotta")», oltre alla verifica della fattibilità della riedizione del progetto editoriale dell'Atlante dei Parchi.

Di «importante passo nella sua politica a sostegno della qualità» parla il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, secondo cui «i temi di Slowfood sono perfettamente coerenti con le nostre idee in tema di recupero e valorizzazione dei saperi tradizionali, dei prodotti tipici e delle identità territoriali, non solo come valori in sé, ma anche come strumenti di difesa della biodiversità. Dal momento che Federparchi è anche la sezione italiana di Europarc (Federazione europea delle aree protette), inoltre, stiamo pensando di esportare questa esperienza nel resto del continente, trasformandola in un modello per gli altri paesi europei».

Concorda il segretario nazionale di Slowfood, Silvio Barbero, per cui «i parchi sono una delle realtà più importanti in cui si possono sviluppare la tutela della biodiversità, un'agricoltura sostenibile e di qualità e la tutela dell'ambiente e del paesaggio. Le due associazioni si danno come obiettivo quello di rilanciare il progetto dei presìdi nei parchi, di realizzare importanti momenti di formazione per gli agricoltori di piccola scala e di portare l'educazione alimentare all'interno delle politiche dei parchi, aprendo così importanti prospettive di lavoro per il rilancio di un'economia locale sostenibile e rispettosa del territorio».

La prospettiva è quindi quella di un contributo reciproco tra il mondo delle aree protette e quello dell'alimentazione di qualità. Entrambi settori economici e sociali caratterizzati da un altissimo contenuto di conoscenza, ma entrambi, pure, spesso deficitari davanti ai modelli di sviluppo sia territoriale, sia agro-pastorale e alimentare attualmente predominanti: da una parte la politica delle aree protette sconta, oltre a carenze culturali tipiche del Belpaese, ancora l'approccio adottato in passato, che non ha saputo sufficientemente armonizzare la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile con le esigenze e le culture rurali, col risultato di una ampia estensione delle aree tutelate a cui però si è accompagnata una diffusa ostilità da parte delle popolazioni locali.

Dall'altra parte il movimento "slow", che non ha fermato la sua azione politica all'ambito alimentare e l'ha allargata ad una proposta culturale di altissimo livello, ma che sconta tuttora una certa settorialità. Ciò che è mancata in passato è stata, tra le altre cose, proprio un'azione integrata che puntasse a sviluppare la politica di protezione territoriale contestualmente ad una vera azione di valorizzazione delle tipicità locali, veri e propri brand di mercato per le zone rurali interessate dai parchi. Alle azioni sporadiche e a-sistematiche condotte in tal senso si aggiunge ora questo accordo, che come spiegato nel comunicato potrebbe anche costituire un'esperienza pilota per gli altri paesi europei.

Il beneficio reciproco è evidente: l'alimentazione di qualità e la valorizzazione delle tipicità hanno bisogno di essere rafforzate da un'offerta naturalistica e paesaggistica che vi si affianchino, e dall'altra parte la politica delle aree protette ha bisogno di elementi di "attrazione" e sviluppo aggiuntivi che sommino al percorso in direzione della sostenibilità ambientale e sociale quello verso la sostenibilità economica, anche per contrastare la progressiva opera di erosione della politica delle aree protette che il Governo attuale sta mettendo in atto. E questi elementi di sviluppo possono sicuramente essere individuati in una azione concordata e sistematica di promozione reciproca delle rispettive "offerte" turistiche, culturali e sociali.

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