[14/04/2010] News

La politica di Euromed naufraga sull'acqua

FIRENZE. Senza la definizione di accordi sulla base di un governo autorevole dell'acqua che preveda una gestione sostenibile della risorsa e una sua equa distribuzione, andremo poco lontano. La strada pare tutta in salita sia a livello globale dove l'Onu non riesce ad essere il riferimento su questo tema "strangolato" dagli interessi delle lobby internazionali, sia a livello Europeo e Mediterraneo considerato che proprio ieri è fallito il tentativo di arrivare ad una strategia comune sull'acqua.

Le 43 delegazioni dell'Unione per il Mediterraneo (UpM), riunite a Barcellona, non sono giunte al traguardo che si erano prefisse: un risparmio del 25% dell'acqua (rispetto ai consumi del 2005) da raggiungere nel 2025, un accordo che doveva rappresentare la base di partenza per una condivisone su tutte le politiche euromediterranee.

A far saltare l'intesa i veti imposti dalla delegazione israeliana che si è opposta ad un riferimento anche ai Territori occupati in relazione agli impegni previsti dal documento: fra questi la preservazione delle risorse idriche, il miglioramento della loro gestione, la salvaguardia della salute pubblica, lo sradicamento della povertà e delle cause di esclusione nella regione. Le "divergenze" sulla questione idrica tra Israele e Palestina, da molti ritenute la vera causa degli scontri decennali tra i due paesi, sono ora palesemente anche un impedimento per il buon fine di accordi internazionali.

Ma a Barcellona non è stato possibile superare nemmeno le riserve della Turchia ad approvare una convenzione dell'Onu del 1997, che regola le relazioni fra i paesi che condividono lo stesso corso fluviale. Noto ai lettori di greenreport il progetto turco Gap (Progetto per l'Anatolia sudorientale) e la politica "aggressiva" di Ankara con le sue megadighe sui fiumi Tigri e Eufrate che limitano le risorse idriche di Siria e Iraq.

Forte delusione per il fallimento della IV Conferenza Euromed è stata espressa dal segretario generale della UpM, il giordano Ahmad Masadeh, anche perché il documento analitico preliminare presentato nella città catalana, conferma tutta le criticità: oltre 290 milioni di persone nel Mediterraneo avranno problemi di approvvigionamento d'acqua nel 2025, a causa dell'espansione demografica e degli effetti di siccità acuite dai cambiamenti climatici.

Già oggi oltre 180 milioni di persone nel Mediterraneo soffrono di scarsità di acqua, soprattutto al sud e all'est della regione e dispongono di meno di 1.000 metri cubi di acqua pro capite l'anno, mentre aumentano le richieste di acqua per tutti i settori di consumo. «La tensione sociale per le risorse idriche nel Mediterraneo si aggraverà anche per l'aumento dell'attività turistica- ha sottolineato il segretario per gli affari europei della Francia, Pierre Lollueche- inoltre 47 milioni di persone nel Mediterraneo non hanno accesso ad acqua depurata e un terzo delle città non dispongono di impianti».

Questi numeri saranno ancora più allarmanti al prossimo vertice, vedremo se nel frattempo la politica metterà in cima alla lista delle urgenze la questione acqua e saranno superati i veti incrociati, perché i dati necessari ad innescare una pianificazione condivisa su ampia scala, sono più che sufficienti.

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