[19/04/2010] News toscana

Dove creare il "transit point" per le merci nel comune di Firenze? Lo studio di fattibilitą suggerisce Castello...

FIRENZE. «Il progetto del transit point è stato oggetto di uno studio specifico», ed «è stato proprio nella fase attuativa dello studio che è emersa l'opportunità di organizzare il servizio del trasporto merci nell'ambito del coordinamento di area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, che dunque vede l'impegno congiunto della Regione e degli enti locali (province e comuni capoluoghi) dell'area».

Parole che, già nel 2006, si potevano leggere nell'introduzione del Piano generale del traffico urbano (Pgtu) del comune di Firenze, e che sono ritornate in auge in questi giorni grazie alle dichiarazioni rese dall'assessore comunale alla Mobilità Mattei al termine di un incontro del 15 aprile con i rappresentanti dei trasportatori aderenti a Confindustria, Assotoscana e Cna. Secondo Mattei, infatti, «le norme attuali non sono sufficienti, come dimostrano le situazioni che ogni giorno si vengono a creare non solo nella Ztl, dove è in vigore una specifica ordinanza, ma anche nelle zone dove insistono i centri commerciali naturali». Di conseguenza, la giunta comunale ha pensato di «riproporre l'idea di una centrale di approdo per le merci fuori città da dove poi i prodotti possano arrivare nei punti vendita con un sistema di trasporto ecologico (elettrico o a metano)».

Una centrale di approdo sulla quale, come detto, già era stato predisposto uno studio di fattibilità da parte della onlus I2T3 (ente per il trasferimento tecnologico università-impresa creato dall'Ateneo fiorentino): lo studio stimava, al costo di circa 5,8 milioni di euro (il dato, risalente al 2004, è riferito alla sola organizzazione del trasporto merci nella Ztl, mentre l'ipotesi ventilata da Mattei riguarda anche il resto del territorio), la realizzazione di una piattaforma logistica dimensionata su un flusso annuale di 2 milioni di colli consegnati.

La superficie ottimale stimata per l'infrastruttura è di 14.000 mq (1,4 Ha), valore che però è riferito alla sola struttura di scambio ed esclude quindi ogni forma di immagazzinamento e conservazione. Di conseguenza, se questa fosse la tipologia preferita di impianto, è raccomandata «la sostanziale assenza di limitazioni orarie all'accesso in ZTL di mezzi qualificati come a basso impatto ambientale, cioè a metano ed elettrici».

In termini logistici, lo studio valuta la possibile evoluzione che si potrebbe avere con la nuova infrastruttura stimando come criterio di efficienza il «numero di giorni (uomo+mezzo) necessari per le consegne di una giornata»: giorni che, a transit point ultimato, potrebbero scendere dai 79 del 2004 a 33. E di conseguenza sarebbero 33, si stima, i mezzi necessari, che secondo lo studio di I2T3 dovrebbero essere suddivisi in «14 mezzi da 35 quintali, 4 da 50q, 15 da 60q», per un totale di 31 mezzi a gas naturale e 2 elettrici (da 35q) a batteria». Queste, almeno, sono le ipotesi relative al 2004, ed è quindi da attendersi (visti i progressi che in questi anni si sono avuti nella tecnologia automobilistica e nella dotazione infrastrutturale di supporto - es. colonnine di ricarica) che la dotazione mezzi in un progetto aggiornato sarebbe maggiormente orientata verso il solo elettrico.

Ma dove potrebbe essere realizzata l'infrastruttura? Lo studio a questo proposito è lapidario: «una volta rilevato - si afferma infatti - che il flusso prevalente delle merci è dal nord Italia e che la localizzazione prevalente dei corrieri insiste tra Calenzano e Osmannoro, e considerata la necessità di approssimarsi al centro senza tuttavia intersecare con mezzi pesanti gli alti flussi di traffico normale», il luogo di realizzazione del transit point è risultato quindi «fortemente vincolato» nella sua individuazione, e «insiste necessariamente nell'area a nord-ovest della città».

Ed ecco quindi che, dopo i progetti di intervento urbanistico con relativa scuola dei marescialli, dopo le ipotesi di "Cittadella viola", quelle di realizzazione del Centro identificazione ed espulsione (Cie), quelle di risistemazione dell'aeroporto (solo per citare i cantieri, i progetti, i piani e le ipotesi che direttamente incidono sui 168 ettari dell'area di Castello, e senza riportare gli altri interventi infrastrutturali - termovalorizzatore, centri commerciali, terze corsie, strade e bretelle - in corso o in previsione nelle zone adiacenti) ecco che alla lista dei progetti potenzialmente incidenti sull'area di Castello si aggiunge anche quello del transit point.

Certo, lo studio di fattibilità è del 2004, e risale cioè ad un tempo in cui ancora l'area di Castello era una risorsa urbanistica, e non il traboccante concentrato di progetti infrastrutturali che è diventata oggi. E nel frattempo - va aggiunto - le ipotesi di localizzazione della struttura sembrano attualmente essersi dirottate verso l'interporto di Prato. Ma il problema di fondo è che se si vuole una gestione più evoluta e più sostenibile del trasporto merci nel comune è necessario un transit point; ma se si vuole il transit point occorre farlo nell'unica area dove esso avrebbe senso visti i flussi evidenziati dallo studio di fattibilità; e l'unica area in questione è ormai satura di progetti di sviluppo infrastrutturale. E il cerchio si chiude, in attesa di sviluppi della vicenda che - non è escluso - potrebbero sorgere anche dal consiglio comunale, con relativa discussione sul Piano strutturale e sul piano per la qualità dell'aria, che si terrà oggi pomeriggio.

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