[20/04/2010] News

Il 4% delle emissione di gas serra viene da latte e formaggio (e carne)

ROMA. Secondo il nuovo rapporto della Fao "Greenhouse Gas Emissions from the Dairy Sector. A Life Cycle Assessment", che analizza le emissioni di gas serra lungo l'intero ciclo di vita dei prodotti lattiero-caseari, dalle mandrie nomadi agli allevamenti intensivi, il 4% delle emissione di gas serra viene da latte e formaggio (e carne).

Il rapporto della Fao esamina l'intera catena alimentare, compresi la produzione ed il trasporto di fertilizzanti, pesticidi ed alimenti animali impiegati nelle aziende lattiero-casearie, le emissioni a livello di allevamento e quelle associate alla trasformazione del latte ed al confezionamento, oltre il trasporto dei prodotti caseari ai dettaglianti. Il margine di errore stimato dal rapporto è ± 26%.

La Fao spiega che «Il settore lattiero-caseario incide per circa il 4%  cento sul totale di tutte le emissioni di gas serra antropogene, cioè causate dall'uomo. Questo ammontare include sia le emissioni derivanti dalla produzione, dalla trasformazione e dal trasporto dei prodotti caseari, sia le emissioni relative alla produzione di carne di animali appartenenti al sistema. Se si considerano solo la produzione, la trasformazione ed il trasporto dei prodotti lattieri, escludendo la produzione di carne, il settore contribuisce con il 2,7% alle emissioni di gas serra antropogene globali». La media globale delle emissioni di gas serra per kg di latte e di prodotti caseari è stimata in 2,4 kg di CO2 equivalenti.

Il rapporto rivela che nel 2007 il settore lattiero-caseario ha emesso 1.969 milioni di tonnellate equivalenti di CO2: 1.328 milioni di tonnellate sono dovute alla produzione di lattee al latte, 151 milioni di tonnellate alla carne di animali lattieri, e 490 milioni ai vitelli allevati per la carne. 

Il problema è il solito di tutto il comparto zootecnico: il metano, il gas serra che più "pesa" sul riscaldamento globale da latte, rappresentando circa il 52% delle emissioni di gas serra sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo.  «Il protossido d'azoto contribuisce per il 27% alle emissioni serra nei Paesi sviluppati e con il 38% in quelli in via di sviluppo - si legge nel rapporto -  Il biossido di carbonio incide con una percentuale più alta nei Paesi sviluppati (21%) rispetto ai Paesi in via di sviluppo (10%)».

Secondo Samuel Jutzi, direttore della divisione produzione e salute animale della Fao, «Il rapporto è uno strumento fondamentale per capire ed identificare le opportunità per ridurre l'impatto ambientale del settore lattiero-caseario, continuando a fornire al tempo stesso prodotti alimentari sicuri e nutritivi. Lo studio è parte di un programma in corso avviato per analizzare e raccomandare le possibili opzioni per mitigare il cambiamento climatico.  Il passo successivo sarà quello di usare un approccio simile per quantificare le emissioni di gas serra associate ad altre specie di bestiame, come i bufali, il pollame, i piccoli ruminanti ed i suini.  Per verificare l'efficacia e le implicazioni per l'economia rurale e per il commercio delle opzioni politiche, saranno svolte modellizzazioni economiche.  Un rapporto finale sarà pubblicato nel 2011».

 Il nuovo rapporto è la naturale conseguenza dell'ormai famosissimo studio "Livestock's Long Shadow", del q 2006, con il quale la Fao rivelò che ben il 18% di tutte le emissioni di gas serra erano dovute all'intero ciclo vitale aggregato della zootecnia.  «Il rapporto finale sulle emissioni di gas serra impiegherà lo stesso approccio - spiega la Fao - ma utilizzando dati aggiornati e fornendo un'analisi disaggregata dei diversi sistemi produttivi, nonché indicando soluzioni per i produttori, per l'industria di trasformazione e per gli organi politici».

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