[29/04/2010] News

Svelare la trama della natura e non comprenderla

LIVORNO. Il Census of Marine Life sta mettendo insieme un puzzle della natura di una bellezza aliena e straordinaria, molto più complesso, delicato ed allo stesso tempo resiliente di quanto si pensasse. «I 4 progetti del Census che si occupano di specie marine particolarmente piccole comprendono l'International Census of Marine Microbes (ICoMM), il Census of Marine Zooplankton (CMarZ), il Census of the Diversity of Abyssal Marine Life (CeDAMar) e il Biogeography of Deep-Water Chemosynthetic Ecosystems (ChEss) - spiega Cordis, il bollettino scientifico dell'Ue - Gli scienziati coinvolti sono circa 300 e quando l'intera iniziativa Census si concluderà, a ottobre 2010, si saranno accumulate quasi 300 spedizioni solo nell'ambito di questi 4 studi».

Inoltrandosi con gli strumenti della tecnologia nelle profondità fino ad ora quasi ignote degli oceani, che coprono il 70% di questo nostro piccolo pianeta, o analizzando con il Dna le specie viventi conosciute e sconosciute, la scienza scopre quanto sia ampia la nostra ignoranza del mondo vivente, quanto le opinioni che davamo per scontate debbano cambiare: non solo animali enormi come i rinoceronti o le orche si rivelano divisi in specie che non sospettavamo, ma la vita si annida in ambienti ostili, scava i fondali marini privi di ossigeno con una miriade di piccole creature fino ad oggi rimasteci sconosciute, prospera nelle acque bollenti di venefiche caldere sottomarine. Intanto vulcani e terremoti ci dicono quanto questo pianeta vivente sia in grado con un'eruzione o una scossa di piegare le sicurezze dell'opulenta Europa o della rampante ambiziosa Cina che affonda nei ritardi aeroportuali e nella protesta dei monaci tibetani del Qinghai.

L'impressione è quella che la terra si muova e si ribelli, che cerchi di scuotersi dalla pelle il fastidioso "parassita" umano, ma naturalmente non è così, quella che gli indios sudamericani chiamano la Madre Terra è probabilmente una mamma generosa ma indifferente, con cicli e reti di relazione tra la sua biodiversità che solo oggi cominciamo a comprendere, è l'uomo, o meglio la diffusione di informazione e conoscenza dell'uomo, a farci sembrare quel che sappiamo sull'eternità, continuità e tenacia della vita, una novità, sono le notizie che circolano senza barriere in questo disattento villaggio globale a farci sembrare fatti geologici normali come i terremoti e le eruzioni vulcaniche terribili segni del destino che mettono in dubbio le nostre certezze tecnologiche ed a rischio i nostri livelli di vita dell'iperconsumo, basati su società complesse e sempre più ingovernabili, ma anche su una rete di meccanismi artificiali che il primo scossone della natura può mettere in crisi: è bastata un po' di polvere vulcanica per tenere a terra la più potente e costosa flotta di macchine volanti che l'uomo è riuscito a costruire nel tentativo di "rimpiccolire" il mondo, di ridurre le distanze del pianeta credendo così di possederle e governarle.
La stessa cosa sta succedendo nel Golfo del Messico, con l'incredibile inabissamento della piattaforma petrolifera della BP, dove la maldestra ingordigia dell'uomo ha aperto lo scrigno di veleni che la vita e la geologia del pianeta hanno racchiuso nei fondali della Louisiana, finendo per uccidere ed inquinare la vita del mare e della costa.

Un pianeta oceano che, come ci spiegano gli oltre 2.000 scienziati di tutto il mondo che stanno mettendo insieme informazioni su piccolissimi microbi e altre minuscole specie che vivono in fondo al mare, è la base vivente di tutte le altre forme di vita del pianeta. Piccolissime creature che costituiscono fino al 90% della biomassa dell'oceano, megabatteri, microbi, zooplancton, larve, animali scavatori e che vivono sui fondali bui della terra sono fondamentali per il funzionamento del meccanismo biologico del nostro pianeta e gli studi ci forniscono informazioni sulla catena alimentare della Terra, sul ciclo del carbonio e sulle altre funzioni fondamentali, gli stessi che hanno permesso all'uomo di evolversi, anche da essere naturale in superstizioso essere tecnologico-politico-religioso.

Mitch Sogin del Laboratorio di biologia marina di Woods Hole negli Usa, spiega che «In nessun altro regno della vita marina la vastità delle scoperte del Census è stata tanto grande come nel mondo dei microbi. Gli scienziati stanno scoprendo e descrivendo un incredibile nuovo mondo di diversità e abbondanza microbica marina, schemi di distribuzione e cambiamenti stagionali». Prima del Census, si sapeva poco su queste minuscole creature dell'oceano e si ignorava praticamente tutto della loro importanza per la trama della vita sulla terra. «Per esempio - spiega Cordis - alcuni scienziati negli anni 50 avevano stimato che il numero di cellule microbiche in un litro di acqua marina fosse di 100.000. Secondo le stime attuali questo valore supera il miliardo di microrganismi». La scoperta più affascinante è quella di una vera e propria "nazione aliena", vasta 130.000 km2, più o meno quanto la Grecia, un enorme tappeto di microrganismi sul fondo dell'Oceano Pacifico al largo della costa del Perù e del Cile, una delle più vaste masse viventi del pianeta che obbedisce ad altre leggi biologiche, diverse da quelle di un'umanità, una massa vivente che fino ad oggi ha ignorato la presenza delle nostre pesanti orme sul pianeta e (forse) ne era stata risparmiata. L'origine di questi batteri risale a 2 miliardi e mezzo di anni fa, quando gli oceani non contenevano ossigeno ed è possibile che in quelle profonde oscurità del tempo e del mare i manti di magabatteri ricoprissero tutto l'oceano. Mantelli viventi più piccoli sono stati trovati al largo della costa della Namibia, un'altra regione conosciuta per le sue abbondanti risorse alieutiche.

Il presidente del consiglio consultivo scientifico dell'ICoMM, John Baross, spiega: «Sono stati estratti campioni da oltre 1.200 siti a formare una banca dati di 18 milioni di sequenze di Dna (acido deossiribonucleico) di vita microbica. Lo studio ha soltanto scalfito la superficie della quantità di ambienti microbici che rimangono da esplorare. Ci sono batteri associati a ognuno delle centinaia di migliaia di animali marini più grandi, i quali hanno tutti una flora microbica nel loro intestino e attaccata alle loro superfici esterne che si è probabilmente evoluta insieme agli animali. Soltanto gli animali marini potrebbero comportare la presenza di centinaia di milioni di specie marine. Si tratta di un'enorme frontiera per i prossimi dieci anni».
Il leader del progetto CeDAMar, Pedro Martinez Arbizu dell'Istituto di ricerca tedesco Senckenberg è convinto che «Questi risultati ci obbligano a guardare le profondità marine da un nuovo punto di vista. In presenza di queste nuove scoperte, non possiamo assolutamente usare il fondo del mare come pattumiera o sottoporlo a illimitate estrazioni di risorse senza avere un forte impatto sulle comunità marine che vi vivono».

Il lavoro dei ricercatori dell'ICoMM può sembrare alieno ed incomprensibile ed inutile ad un'opinione pubblica intossicata dalla semplificazione mediatica, dalla riduzione del mondo ad un villaggio di comari che discutono di gossip, che perpetuano vecchi riti politici ed economici, come se il genere umano non fosse preparato a questa vertiginosa bellezza dello scrigno della conoscenza umana, come se ritraessimo inorriditi lo sguardo dalla nostra stessa vita biologica per continuare ad intaccarla inconsapevolmente e quindi senza colpa collettiva. Eppure, come spiega Víctor Ariel Gallardo, vicepresidente del Comitato direttivo del Census of Marine Life «Questa specie di "materassi" di "spaghetti", formati da megabatteri (Thioploca spp.), possono svolgere un ruolo chiave per le riserve ittiche dell'area. Circa il 50% della pesca mondiale deriva dagli stock nelle acque della costa occidentale dell'America del Sud, dove si trovano i più grandi di questi mantelli batterici», inoltre «Gli ecosistemi microbici, che variano tra il 50 e il 90% di tutta la biomassa oceanica sono responsabili di più del 95% della respirazione dei mari. In effetti, i microbi permettono che il pianeta sia abitabile. Regolano la composizione dell'atmosfera terrestre, influiscono sul clima, riciclano I nutrienti e decompongono gli inquinanti e riconvertono l'anidride carbonica che assorbe l'oceano in carbonio che si inabissa nelle profondità. Fanno lo stesso con l'azoto, lo zolfo, il ferro il manganese ed altri elementi».

Non sappiamo ancora bene quanto questo mantello vivente che fa vivere e respirare l'uomo e la terra sia a rischio per l'acidificazione degli oceani indotta dalle emissioni di gas serra di origine antropica, ma lasciamo tutto questo alla sensibilità affascinata ed allo stesso tempo inorridita dei nostri scienziati che, dalle loro eburnee torri nelle quali le abbiamo rinchiusi, circondandoli di un mare di informazioni intelligibili a pochi e che i media "popolari" traducono solo (e raramente) in maniera sensazionalistica, riducendola complessità a "stranezza", continuano a gridarci che stiamo intaccando le basi della vita, la trama stessa che permette all'uomo, sempre più informato e inconsapevole, sempre più distratto dai gadget elettronici e dall'abbondanza di cibo, o ancora imprigionato nell'analfabetismo, nella fame e nella sete, di vivere come un fatalista e superstizioso padrone su questo pianeta, che speriamo sia indifferente alle azioni inconsulte di una delle tante specie che lo hanno popolato e lo popoleranno nei lunghi e inconcepibili cicli dell'evoluzione della vita sull'arancia azzurra della terra.

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