[05/08/2009] News

La società della conoscenza fa acqua nel Belpaese: metà degli italiani non ha mai usato il web

LIVORNO. Il Consiglio europeo straordinario di Lisbona (marzo 2000) sosteneva, nel capitolo "Una società basata sulla conoscenza", che «per consentire alle persone che fanno il proprio ingresso sul mercato del lavoro di diventare soggetti attivi nell'economia della conoscenza, occorre che il loro livello d'istruzione sia sufficientemente elevato. Il rapporto inversamente proporzionale fra livello di studio e tasso di disoccupazione tende a crescere, per cui è necessario che l'Europa aumenti il livello d'istruzione cui i cittadini arrivano al momento di lasciare gli studi». Per questo «L'insegnamento e la ricerca devono essere coordinati meglio su scala europea, il che può realizzarsi mettendo in rete i programmi nazionali e comuni di ricerca. E' grazie a questi strumenti che l'Europa potrà sviluppare il potenziale di creazione di posti di lavoro dischiuso dalle TIC. Si prevede infatti che, fra il 2000 e il 2010, la metà dei posti di lavoro creati in Europa proverrà più o meno dalle tecnologie dell'informazione, come è accaduto per i posti creati in esito al vantaggio dell'UE nella telefonia mobile». Visto che siamo nel 2009, è tempo ormai di fare qualche bilancio e un indicatore ad hoc è certamente il rapporto della Commissione Ue Europe's Digital Competitiveness Report, presentato giusto ieri e di cui i giornali danno notizia oggi. Dal quale emerge che l'Italia sulla via della società della conoscenza è ancora all'età...dell'ignoranza o quasi. Un problema non solo di reti, anzi la banda larga sta avendo fortuna, ma più che altro -azzardiamo - di cultura. E magari anche economico ma di questo non ne siamo affatto sicuri. Nella sostanza il dato più rimarchevole che si evince dal rapporto è che nel nostro Paese: «Solo una minoranza usa Internet in modo regolare e la metà della popolazione non lo ha ancora mai usato». E questo ci relega in fondo agli ultimi posti nell'uso del web in Europa.

Le «attività più popolari sono (...) l'invio di messaggi di posta elettronica e la ricerca informazioni su beni e servizi. I cittadini italiani si avvicinano (e quindi sono al di sotto, ndr) alla media europea in termini di ricerca di informazioni a fini di apprendimento». Come detto, non sembrerebbe un problema di rete o di digital divide - che pur incide - dato che «l'Italia ha un buon punteggio relativamente alla fornitura di servizi web da parte del Governo, con il 58% dei servizi pubblici per i cittadini e 88% per le imprese disponibili online». Ma «mentre l'accesso di questi servizi è relativamente buona per le imprese, in generale, con la connettività, l'accesso da parte dei cittadini è bassa». Per quanto concerne la banda larga, la diffusione «è aumentata nel 2008, ma è ancora di circa 4 pp al di sotto della media dei 27 paesi. In totale la copertura DSL è elevata, e gli ultimi dati rivelano che questo accade ora anche nelle zone rurali, grazie ai notevoli progressi nel corso degli ultimi due anni. Quasi il 70% degli accessi alla banda larga accesso ha velocità superiori a 2 MB/s, ma la percentuale di famiglie collegate ad internet rimane uno dei più bassi in Europa. Anche se la cifra è raddoppiata in due anni, meno di una famiglia su tre ha una connessione a banda larga». Nella media europea la connettività delle imprese mentre l'Italia resta leader nell'utilizzo dei cellulari.  

Insomma, dati non esattamente confortanti come dicevamo anche declinandoli sull'informazione on line. Se la metà degli italiani non usa internet e solo una percentuale sotto la media europea cerca informazioni, considerando che la parte del leone la fanno ancora i grandi giornali on line (Repubblica, Corriere, Sole24Ore) il resto si spartisce ancora le briciole. Giusto o sbagliato che sia l'informazione di qualità on line non paga ancora e sembra semmai di poter intuire che il lettore di quotidiani web apprende le notizie in tempo reale dai giornali di cui si fida perché hanno un blasone costruito sulla ‘carta', e proprio dal ‘cartaceo' pretendono magari un approfondimento da leggersi il giorno successivo. Se così è i quotidiani di carta - con buona pace dei dematerializzatori - avranno ancora lunga vita. Resta il fatto che invece la rete avrebbe canali di approfondimento e di possibilità di interconnessione che i giornali non hanno e non avranno mai, ma l'italiano medio ancora deve scoprirlo. Ci rimane poi un dubbio che è destinato per ora a rimanere tale, ovvero sugli effettivi numeri di utenti unici forniti dai quotidiani on line, mentre vorremmo concludere entrando in punta di piedi su un'altra questione: la possibile messa a pagamento delle notizie on line. Il lavoro che c'è dietro la realizzazione di un articolo approfondito e di qualità è notevole. E quando è messo a disposizione gratuitamente ci si aspetterebbe che almeno  questa ‘caratteristica' venisse apprezzata e si facesse una distinzione tra informazione approfondita e blog, cosa che non sempre accade.

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