[03/05/2010] News

Per Greco (Ispra) è necessaria moratoria piattaforme petrolifere nel Mediterraneo

FIRENZE. Il disastro ambientale del Golfo del Messico ha riportato in piena attualità il problema delle trivellazioni petrolifere offshore e del relativo rischio d'incidente, le cui conseguenze creano sempre impatto ambientale che in alcune circostanze può diventare devastante. E' il caso del mari "chiusi" come ad esempio il Mediterraneo che rappresenta solo lo 0,7% dei mari mondiali ma sulle cui acque si muove il 30% di traffico di petrolio.

Tra i siti di estrazione ne figurano anche alcuni situati nel mare italiano a largo delle Tremiti, a Monopoli e nel Golfo di Taranto e per questo le associazioni ambientaliste, con il Wwf in testa, hanno chiesto rassicurazioni al governo e una sorta di "moratoria" alle piattaforme per tutto il Mediterraneo.

«Il 30 aprile scorso il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha rilasciato a Shell Italia il permesso di ricerca petrolifera offshore nel Golfo di Taranto- informano dal Wwf- e questo, proprio mentre il presidente Obama impone il blocco delle trivellazioni petrolifere in mare a seguito del disastro nel Golfo del Messico provocato dall'esplosione e affondamento della piattaforma Deepwater Horizon».

Il via libera alla Shell arriva dopo che alle Tremiti si era sparso  l'allarme trivellazioni in prossimità delle isole pugliesi, ritenuto ingiustificato dal ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo, in quanto, aveva spiegato il ministro, «nessuna autorizzazione è stata rilasciata e nessun buco verrà fatto in quella zona trattandosi tra l'altro di una richiesta di realizzare delle indagini con eco-sonar». Ovviamente queste parole non hanno tranquillizzato e tra l'altro gli esperti non nascondono i potenziali pericoli di questi impianti: «Gli incidenti su piattaforma non è vero che sono rarissimi, sono invece numerosi. Almeno 20 i casi registrati negli ultimi venti anni, quindi uno all'anno, anche con morti- ha sottolineato il dirigente di ricerca dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Silvio Greco- Dobbiamo mettere in conto il fatto che si possa creare un incidente del tipo di quello occorso sulle coste americane anche da noi solo che il Mediterraneo ha un ricambio modestissimo, è un bacino chiuso, ed è chiaro che l' impatto di un incidente come nel Golfo del Messico potrebbe essere devastante. Quindi fare campi di trivellazioni in aree costiere delicate è da sconsiderati». Secondo il ricercatore quanto accaduto nel golfo del Messico dovrebbe far riflettere i 22 paesi che si affacciano sul Mediterraneo e decidere per una moratoria alle piattaforme petrolifere in quest'area: «E' inutile che noi evitiamo di farle e poi la Slovenia, la Croazia, la Grecia o Malta si mettono a fare piattaforme» ha concluso il ricercatore.

Per quanto riguarda le prospezioni petrolifere a largo del Gargano, la richiesta è venuta dalla società irlandese Petroceltic Elsa, mentre quella sul mare a largo di Monopoli è della britannica Northern Petroleum.

Torna all'archivio