[03/05/2010] News

La guerra mondiale del ferro nello scandalo geologico della Guinea

LIVORNO. Vale e Beny Steinmetz group Resources Limited (Bsgr) hanno realizzato una joint-venture, Vale-Bsgr, per realizzare in Guinea uno dei più grandi progetti minerari del mondo. Bsg è una holding non quotata in borsa, con sede nella dipendenza britannica di Guernsey (un'isoletta e paradiso fiscale nella Manica), che opera nei settori delle materie prime, dell'immobiliare, nei mercati finanziari e nell'industria diamantifera. La sua filiale Bsg Resources è una multinazionale attiva nel settore delle risorse naturali: miniere, impianti di trattamento dei metalli in Africa ed Europa orientale, in particolare ferro-nickel, diamanti, rame, ferro, oro, petrolio e gas. Vale è la seconda più grande impresa mineraria per capitale quotata in borsa (circa 160 miliardi di dollari). E' uno dei più grandi produttori di ferro, il secondo produttore di nickel e tra i primi per rame, manganese, bauxite, alluminio, carbone, cobalto, acciaio ed altri minerali. Ha progetti in corso in tutto il mondo, i più importanti dei quali in Brasile, Argentina, Perù, Cile, Canada, Indonesia, Nuova Caledonia e in Mozambico, dove lavora ad un grande progetto petrolifero. Vale si vanta di essere una delle multinazionali «più impegnate  nello sviluppo sostenibile, grazie alle sue molteplici azioni a favore della protezione e della preservazione dell'ambiente e ai suoi investimenti nei progetti sociali». Come tutto questo possa coincidere con le attività minerarie in un Paese retto da un governo post-golpe e con progetti con un devastante impatto ambientale è un mistero, ma intanto Bsgr porta in dote alla joint-venture la convenzione con il governo transitorio di Conakry  e ha annunciato che la joint-venture è stata realizzata «Per sviluppare i diritti di sfruttamento della miniera a  Zogota e dei blocchi 1 e 2 di Simandou (Nella foto). Al termine di questo accordo, Vale ha acquisito il 51% della Bsgr Guinée per un ammontare totale di 2,5 miliardi di dollari, dei quali 500 milioni pagabili immediatamente ed il saldo secondo un calendario stabilito. Vale prenderà in carico la gestione del progetto e disporrà dei diritti esclusivi di prelievo e commercializzazione per l'insieme della produzione del minerale di ferro. Bsgr continuerà a svolgere un ruolo importante per assicurare il successo della joint-venture, all'interno della quale i suoi impiegati continueranno a collaborare».

Il progetto è gigantesco: punta a produrre ferro di alta qualità a basso costo, con una produzione quantificata in 50 mega tonnellate/anno che potrebbero arrivare a 75 - 90 mt/a. La prima fase del progetto Vale-Bsgr in Giunea prevede una produzione iniziale di 10 mt/a a Zogota, nel sud di  Simandou, poi inizierà lo sfruttamento dei blocchi 1 e 2 di Simandou.

L'accordo tra il governo di transizione e Bsgr prevede che la società possa sfruttare i minerali di ferro di  Zogota e nella regione di Simandou ed era stato immediatamente ratificato da un decreto del presidente golpista solo il 19 marzo scorso. Secondo la convenzione, «Bsgr Guinée ha in particolare ricevuto l'autorizzazione esclusiva di esportare il minerale di ferro via Liberia in cambio della ricostruzione della ferrovia Transguinéen». Si tratta della ricostruzione di una rete ferroviaria lunga 600 km (Conakry-Kankan-Kérouané), destinata al trasporto di passeggeri e merci. 600 km, «Per far si che i benefici economici prodotti dalle attività minerarie della Vale-Bsgr abbiano un impatto positivo e sostenibile sull'insieme del Paese, servendo così alla popolazione guineana».

E' stato anche annunciato la firma di un protocollo d'intesa tra il governo della Liberia e Bsgr che definisce il quadro negoziale tra le due parti per giungere alla conclusione  di un accordo di sviluppo delle infrastrutture riguardanti la ferrovia e di quelle portuali per imbarcare il minerale di ferro proveniente dalla Guinea. «Da questo sviluppo delle infrastrutture trarranno profitto la Repubblica di Liberia e la sua popolazione», dice la Bsgr, sorvolando sul fatto che senza questo "sviluppo" il minerale di ferro rimarrebbe in Guinea o che il trasporto sarebbe molto più caro per la joint-venture...

Il governo di Conakry con una nota «Sostiene e saluta la partecipazione e l'impegno di Vale in questo progetto. Questo ci permetterà di creare almeno 5.000 posti di lavoro diretti e numerosi indiretti. Vale-Bsgr si è impegnata con il governo della Guinea per promuovere localmente la formazione e l'impiego». Le promesse si sprecano come sempre ad ogni grande progetto minerario in Guinea: «Vale-Bsgr intendono mantenere e rafforzare il loro impegno verso gli istituti scolastici locali, i progetti comunitari e sportivi, così come lo sviluppo delle infrastrutture. Le più stringenti norme sanitarie e di sicurezza saranno applicate nel corso della fase di costruzione e dell'attività. Vale dispone di un'esperienza riconosciuta a livello mondiale nella realizzazione di progetti simili nelle foreste tropicali del Brasile, a Carajas, nel rispetto e la protezione dell'ambiente».

Speriamo che le promesse non facciano la fine di quelle dei russi della Rusal: dopo l'ultima indagine effettuata da Alex International che ha per l'ennesima volta constatato che il gigante della bauxite non ha versato quanto dovuto alla Guinea. Il ministro delle miniere, Mahmoud Thiam, ha spiegato: «l'Agenzia ci ha detto che la compagnia mineraria russa, Rusal, ci deve almeno 860 milioni di dollari americani. Il governo della Guinea accusa questa compagnia di gonfiare i costi dello sfruttamento per poter pagare meno imposte allo Stato». E' un'altra tegola che cade su Rusal, dopo che qualche settimana fa la Corte d'appello di Conakry aveva definito illegale l'acquisto della fabbrica di alluminio di Friguia. Una decisione impugnata dai russi.

Anche la Rio Tinto è finita nel mirino del governo provvisorio che, guarda caso, gli ha chiesto di rinunciare allo sfruttamento di due concessioni sul monte Simandou, proprio quelle dove è stato dato il via libera a Vale-Bsgr. «Abbiamo chiesto la rinuncia per scritto a questi blocchi - ha detto Thiam - una promessa ferma di sviluppare le miniere e un calendario preciso per lo studio di fattibilità».

L'ex capo della giunta militare, Moussa Dadis Camara, aveva annunciate nel 2009 l'intenzione di rivedere tutte le concessioni ed i contratti minerari con le multinazionali straniere, accusandole di molte irregolarità, ma poi ci aveva rinunciato senza nessuna spiegazione e il governo golpista aveva firmato un accordo per lo sfruttamento delle immense ricchezze minerarie del Paese con il China international fund (Cif), una multinazionale cinese con sede in Angola e registrata ad Hong-Kong e Singapore.

Naturalmente anche il Cif prometteva di realizzare importanti infrastrutture: strade, metropolitane di superficie, una compagnia aerea, una flotta di bus e reti di distribuzione di acqua ed elettricità, per un costo di circa 9 miliardi di dollari. In cambio la Guinea metteva a disposizione concessioni minerarie praticamente per tutto: minerali, petrolio e gas. Tra le firme sotto l'accordo c'era anche quella del ministro Thiam, che oggi si tira indietro dopo che l'opposizione e gli specialisti avevano definito l'intesa una truffa realizzata con una transazione opaca e che avrebbe prodotto un esaurimento delle risorse del Paese. Il pessimo affare non è però mai stato ratificato dall'Assemblée nationale dissolta il 23 dicembre 2008 dal golpe militare, ma, secondo la costituzione guineana, un contratto di questo tipo dovrebbe prima passare l'esame della Corte suprema e proprio dell'Assemblée nationale. Quindi i golpisti e gli amici cinesi si sono trovati con un pugno di mosche e, a quanto pare, il governo di transizione punta ora su altri cavalli. 

Quello che è chiaro in questa guerra di multinazionali è che il popolo della Guinea, che vive in un Paese che è  uno "scandalo geologico", non ha mai avuto nemmeno le briciole delle sue immense ricchezze minerarie. Le holding minerarie private e statali, occidentali ed orientali, hanno spolpato la Guinea per decenni, utilizzando la corruzione come principale strumento per trattare con i vari governi, lasciando a questo ricchissimo Paese le promesse di un benessere mai arrivato e l'eterna miseria del sottosviluppo,  facendone con la loro avidità senza scrupoli uno dei più poveri Stati del mondo.

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