[04/05/2010] News

Perché la Deepwater Horizon non è la Katrina di Obama (e Obama non è Bush)

LIVORNO. Ormai da due settimane nel Golfo del Messico si sta lottando senza successo, anche utilizzando  Remotely Operated Vehicles  (Rov), per bloccare la fuoriuscita di petrolio, iniettando fango e cemento e preparando "cupole" per tamponare il disastro della piattaforma off-shore della Bp. Lavori che potrebbero richiedere addirittura tre mesi, con uno sversamento di petrolio che potrebbe eclissare il più grave incidente petrolifero della storia Usa: gli 11 milioni di galloni fuoriusciti dalla superpetroliera Exxon Valdez sulle coste dell'Alaska nel 1989. Il disastro ambientale, il massacro di fauna e flora, i danni al turismo e alla pesca, potrebbero essere incalcolabili. Per questo sta facendo molto discutere l'atteggiamento tenuto dall'Amministrazione di Barack Obama di fronte ad uno dei più gravi disastri ecologici ed economici della storia americana. «All'inizio - dice Philip Radford di Greenpeace Usa - la risposta della Casa Bianca sembrava più quella di limitare i danni per se stessa, piuttosto che quella di contenere i danni per gli Stati del Golfo». L'imbarazzo di Obama è stato subito evidente: la Casa Bianca ha dovuto addirittura rinviare la programmata cerimonia di premiazione che avrebbe dovuto celebrare la sicurezza delle trivellazioni petrolifere offshore.

Secondo Radford però «Bisogna guardare oltre la seconda dichiarazione di aprile del presidente Obama per capire perché la sua amministrazione abbia agito così sulla difensiva. Affrontando i critici delle trivellazioni offshore, come il sottoscritto, ha detto: «Si scopre, tra l'altro, che le piattaforme petrolifere  oggi in genere non provocano sversamenti. Esse sono tecnologicamente molto avanzate». A difesa del presidente va detto che  Bp, Halliburton e le altre società che sono dietro questa fuoriuscita devono  prendere l'iniziativa per ripulire la loro tavola imbandita. La Casa Bianca ha inviato il suo personale verso gli Stati del Golfo, con grande velocità. E nessuno può accusare il Presidente di non aver fatto tutti gli sforzi per contenere il disastro».

Infatti, per Radford «La differenza tra questo disastro e Katrina è che il presidente Bush ha visto la tempesta e non ha fatto nulla. Il presidente Obama aveva pochi segnali di allarme che questo specifico evento sarebbe accaduto in questo luogo. Ma ora che lui sa ciò che può venire dalle sue politiche di perforazione petrolifera off-shore, per il presidente Obama Katrina arriverà se continuerà a promuovere la perforazione off-shore».

«La distruzione dei mezzi di sussistenza di milioni di persone milioni di mezzi non vale la nostra dipendenza dal petrolio» scrivono Greenpeace e Gulf Restoration Network in un comunicato congiunto dove chiedono ad Obama di rivedere la sua posizione sulle trivellazioni petrolifere off-shore, «Inoltre, il presidente deve usare questo come un'opportunità per rompere la nostra dipendenza dal petrolio e dall'energia sporca, spostando le sovvenzioni dal petrolio olio al "plug-in hybrids" e garantire che tutte le nuove auto siano pulite, investendo in una nuova rete elettrica e di concordando con le utility che possa alimentare tutte le auto nuove a partire dal 2015 e che producano tutta la nuova energia elettrica attraverso l'efficienza energetica o l'energia pulita e di accettare un limite di carbonio».

Intanto si muove anche la politica: oggi a Washington è prevista una conferenza stampa sull'impatto ambientale del massiccio sfruttamento petrolifero del Golfo del Messico e della futura politica di perforazione offshore. Partecipano tre senatori democratici molto attivi in campo ambientale, Frank Lautenberg  e Robert Menendez del New Jesey e Bill Nelson della Florida, e il direttori di Sierra Club, Michael Brune. e di Environment, America Margie, ed il chief executive officer di Oceana, Andrew Sharpless.

Michael Brune si chiede: «La Bp pagherà per i posti di lavoro persi e per i decenni di lavori di recupero delle coste?». Infatti, mentre la marea nera sta provocando la chiusura delle imprese della pesca e del turismo lungo la costa del Golfo e mentre a terra si inizia a ripulire la fauna selvatica ricoperta di petrolio, la Bp nega ogni responsabilità per la catastrofe ambientale, ma ha deciso di coprire i costi delle pulizia delle coste. Sierra Club chiede che la multinazionale indennizzi le comunità costiere anche per la perdita di posti di lavoro e i molti miliardi di dollari di perdite nel settore del turismo e della pesca, ma anche che si assuma l'onere finanziario del recupero della vita marina e delle zone umide, per il quale probabilmente ci vorranno decenni. «La Bp è responsabile di questo disastro, lei e non il popolo americano dovrebbe pagare per il disastro- - dice Brune -. l'avidità e la spericolatezza della Bp hanno distrutto la pesca e del turismo vitali per la Costa del Golfo, così come l'avidità e la spericolatezza di Wall Street hanno affondato l'economia americana. Stiamo già vedendo la fauna selvatica, come tartarughe marine ed uccelli, arenarsi sulle spiagge e ci si può aspettare solo che le cose peggiorino. Il recupero e il salvataggio della vita marina e degli habitat probabilmente durerà decenni. La Bp deve coprire i costi completamente. La Bp deve risarcire tutta la gente  laboriosa dei settori della pesca e del turismo, che ora dovrà lottare per sfamare le proprie famiglie. La Bp deve pagare per il ripristino delle zone umide costiere e garantire il recupero degli animali selvatici per farli sopravvivere a questo disastro. La Bp e le altre compagnie petrolifere devono fermarsi ed incamminarsi verso  un'economia dell'energia pulita per l'America. Non si sente parlare di disastri come questo nei parchi eolici o negli impianti solari».

Il segretario degli Interni Usa, Ken Salazar ha chiesto al direttore generale della Bp di «lavorare di più, più velocemente e in maniera più intelligente per finire il lavoro. Il governo non avrà pace fino a quando la Bp non avrà sigillato per bene e ripulito ogni goccia di petrolio. Sono sicuro che andremo fino in fondo su quello che è accaduto. I responsabili saranno ritenuti colpevoli».

Nel frattempo la Louisiana ha aperto le paratie degli argini del Mississippi, nella speranza che il flusso dell'acqua spingesse il petrolio a distanza dalla costa, ma anche questa manovra disperata non sembra aver funzionato, perché il vento spinge verso riva. La Bp sta ricevendo la solidarietà delle altri multinazionali petrolifere, preoccupate per il durissimo colpo che sta ricevendo la loro immagine e stanno rifornendola  di  prodotti chimici disperdenti da spargere sul petrolio in profondità, per abbatterlo prima che arrivi in superficie, un'operazione mai tentata prima a questa profondità. Più di 1.900 persone, circa 300 pescherecci e decine di aerei stanno cercando di contenere la marea nera e il Pentagono ha autorizzato due  Air Force C-130 a partecipare allo spargimento di sostanze chimiche aggiungendo così altre ai migliaia di galloni già usate dalle imbarcazioni per disperdere il petrolio. E' davvero impossibile capire quale sarà la situazione ambientale dell'area dopo il disastro petrolifero e i disperati tentativi di arginarlo con metodi spesso brutali e disperati, con un notevole impatto sugli habitat.

A seguito del disastro, il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha deciso di revocare il suo sostegno a un progetto di trivellazioni petrolifere al largo dello Stato di cui e' a capo. '«No, questo non succedera' in California», ha detto Schwarzenegger nel corso di una conferenza stampa. «Se accendete la televisione e vedete questo enorme disastro vi chiederete: 'Perchè vogliamo correre questo rischio?», ha aggiunto.

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