[10/05/2010] News

Quote CO2: la Ragioneria dello Stato congela le norme salva emissioni per le imprese?

ROMA. Secondo alcune indiscrezioni il rinvio della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge approvato il 30 Aprile sulle quote di emissioni di CO2 per le imprese dipenderebbe dalle perplessità della Ragioneria dello Stato sulla copertura di spesa prevista dal provvedimento. Insomma, i 250 milioni di euro che il governo prevede di pagare per gli impianti entrati in funzione dal gennaio 2009, attraverso l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, non avrebbero copertura certa, perché dipendono dalla vendita all'asta di quote di emissioni che avverrebbero solo nel 2013.

Legambiente sottolineò subito che si trattava di una soluzione pasticciata, «Che regala soldi alle imprese più inquinanti e che, ancora una volta, risulta in evidente contrasto con le politiche europee di riduzione della CO2 e di spinta all'efficienza energetica. Il decreto dà il via libera a un finanziamento pubblico diretto alle imprese che invece di pagare per la CO2 emessa, come prevede la Direttiva ETS, beneficeranno di fondi che a partire dal 2013 saranno messi a disposizione da Bruxelles per adottare politiche a favore del clima».

Rispetto alla quota gratuita che il Piano italiano doveva distribuire, il governo aggiungeva una quantità non prevista e in contrasto con le indicazioni dell'Ue. Per Legambiente «Questa situazione dipende anche dall'errore commesso nel 2008 dall'allora governo Prodi che, per rimanere sotto la quota massima complessiva indicata dalla Commissione Europea, fu generosa con gli impianti esistenti e invece tagliò la quota prevista per i nuovi».

Il soccorso italiano alle imprese più inquinanti arriva proprio mentre si stanno finendo di fare i conti sull'andamento del mercato europeo della CO2 del 2009, «Conti da cui emerge un dato sorprendente - spiega il Cigno Verde - nel complesso le imprese italiane, che a causa della crisi hanno inquinato meno del previsto, potrebbero ricavare fino a 250 milioni di Euro dalla vendita dei permessi ad inquinare non "consumati"».

Ora gli ambientalisti dicono che «La Ragioneria dello Stato sembra convalidare le critiche che abbiamo espresso contro il provvedimento del Governo che regala permessi di emissioni gratuiti alle imprese italiane. Una vera beffa - commenta Legambiente - perché quelle risorse dovrebbero servire proprio a promuovere interventi di riduzione delle emissioni di Gas serra. E un evidente infrazione delle Direttive Europee perché regalando quote gratuite si viola la direttiva europea sugli aiuti di Stato e la concorrenza tra le imprese. Dunque, anche se dovesse superare l'impasse di bilancio ci sono tutte le premesse perché il provvedimento venga impugnato dalla Commissione europea. Il vero problema dell'Italia - sottolinea l'associazione - è l'entrata in funzione nel 2009 di nuove centrali iper inquinanti e in particolare dell'impianto a carbone di Civitavecchia che, con i suoi 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica generate ogni anno, ha letteralmente prosciugato le quote di CO2 previste per tutti gli impianti. Se il Governo Berlusconi avesse avuto il coraggio di applicare ai nuovi impianti il criterio del chi più inquina più paga, invece di questo pasticcio avrebbe negoziato con Bruxelles i criteri per garantire un accesso più equo alle quote riservate ai nuovi entranti».

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