[11/05/2010] News

“Porta a porta”, la (finta) doppia verità e la contabilità ambientale

FIRENZE. «Professor Battaglia, ma allora com'è possibile che tutti i principali enti di ricerca mondiale, oltre agli organismi politici sovranazionali, sostengano che il riscaldamento globale e l'inquinamento da polveri sottili sono un problema serio? Sono forse tutti pazzi?». E' stato necessario attendere le 0.56, ma alla fine il conduttore di "Porta a porta" si è finalmente deciso, ieri sera, ad assumere - sia pur timidamente - una posizione riconducibile ad un minimo di buonsenso, davanti alla consueta retorica negazionista praticata dall'opinionista del "Giornale".

Quindi, dopo questa constatazione, possiamo dire che il modo in cui (nel principale talk-show politico nazionale, in onda sulla rete ammiraglia del servizio pubblico) il problema del cambiamento climatico e in generale dell'insostenibilità del modello di sviluppo socio-economico attualmente predominante sta subendo una evoluzione? Beh, no, decisamente no.

Anzi, possiamo dire che, da quando nel gennaio 2009 greenreport titolava "Maracchi vs Battaglia al Tg1: ma non è la par-condicio del clima", stigmatizzando l'impostazione attuata dal Tg1 serale dell'11 gennaio in cui si cercava di far intendere al pubblico l'esistenza di una "doppia verità sui problemi ambientali" non solo dal punto di vista politico (il che non è uno scandalo), ma anche dal punto di vista scientifico (il che è falso, nella maggior parte dei casi), non è cambiato niente o quasi.

Ancora ieri sera, cioè, la puntata della trasmissione diretta da Bruno Vespa, e dedicata ai temi inerenti alla sostenibilità, è stata basata sulla presentazione di una "doppia verità", concetto che ha avuto, nel corso del dibattito, varie applicazioni: dal titolo stesso dell'edizione di ieri ("catastrofisti vs anti-catastrofisti") alla lista degli invitati, che "da una parte", possiamo dire, comprendeva l'ecodem Ermete Realacci, il docente di climatologia Giampiero Maracchi, e la showgirl Matilde Brandi che interpretava il ruolo della "madre responsabile, preoccupata per il figlio a causa dell'inquinamento", dall'altra parte il ministro del Turismo Michela Brambilla, il docente di Chimica dell'ambiente - e opinionista tra i più faziosi del "Giornale" - Franco Battaglia, il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, oltre che il meteorologo dell'Aeronautica Giancarlo Bonelli in veste di "tecnico".

Ma soprattutto, la "doppia verità" che ieri la Rai ha voluto presentare al pubblico generalista, verteva intorno all'atteggiamento del presentatore, che come sempre aveva la pretesa di auto-giudicare come "buonsenso" le sue personali opinioni: ed ecco che "di buonsenso" diventava il ritorno del nucleare italiano, e "di buonsenso" diventava la constatazione che «ci avevano parlato di desertificazione del sud Italia, e invece qui sono 2 anni che piove molto". E "di buonsenso", infine, veniva giudicata la constatazione che, in sostanza, "si, c'è un problema ambientale, ma non fasciamoci troppo la testa".

Insomma, quanto ieri sera è andato in scena (secondo un copione che ormai da anni viene ripetuto quasi pedissequamente, non solo a "Porta a porta" ma in generale nella maggioranza di quei "talk-show" politici - tipicamente italiani e difficilmente riscontrabili nelle tv estere, specie se pubbliche - dove qualsiasi considerazione riceve immediatamente una smentita "dall'altra parte") sintetizza il tipico atteggiamento non tanto di Vespa in sé e per sé, ma "dell'italiano" davanti alle questioni inerenti alla sostenibilità. E la platea di invitati, allo stesso modo, rispecchiava la mentalità predominante, quella per cui (come sosteneva il sofista Gorgia) "niente è, se anche fosse non sarebbe comprensibile, e se anche fosse comprensibile non sarebbe comunicabile". Ed ecco che alle affermazioni (motivate scientificamente) di Maracchi rispondeva colpo su colpo Battaglia, "spiegando" che - poteva essere detto qualcosa di diverso, da parte di chi davanti ad una nevicata a Milano riuscì a titolare "e lo chiamano surriscaldamento?" - in realtà si, il problema-gw c'è, ma è poco più di un pizzicotto, e il problema-particolato esiste, ma in realtà non conta molto.

E potremmo continuare per ore, citando magari Formigoni che, improvvisamente diventato esperto di comunicazione e politica climatica, spiegava che «è stato dimostrato che gli scienziati che presentavano i dati sul gw li avevano artatamente manipolati», riferendosi naturalmente a quel colossale imbroglio chiamato "Climategate", che molto poco ha evidenziato di reale ma che, nell'opinione pubblica, ha creato sfracelli comunicativi attraverso la strategia del "non ne so niente, non ho letto niente, ma so che qualcosa non va".

...potremmo continuare, si, perché desta sincera indignazione, in chi cerca di affrontare le questioni ambientali senza estremismi e basandosi prima sui numeri e poi sulle opinioni, vedere che sulla rete ammiraglia della tv italiana si pongono sullo stesso piano scienziati e opinionisti, dati di fatto e deliri complottisti, estremisti e moderati. Ed è proprio questa la (finta) "doppia verità" che - ormai da anni - va in scena ogni volta che in Rai (ma il discorso vale anche per i talk-show Mediaset) si parla di sostenibilità ambientale.

Ma il punto è: come se ne esce? Forse l'unico modo è aprire le porte di "Porta a porta" (e di tutti i talk-show dello stesso stampo) alla contabilità ambientale: prima parla chi ha i numeri - almeno quelli disponibili fuori da ogni dubbio - in mano, poi il conduttore,  prendendo questi numeri come tali e non come "opinioni", apre il giusto dibattito sulle diverse opinioni relative all'applicazione politica di questi numeri.

Questa - anche se sarebbero molte altre le cose da aggiungere (in primo luogo il fatto che una vera "contabilità" dei flussi di materia, di quelli di energia, dello stessa effettiva responsabilità antropica nel global warming, è ancora di là da venire, per molti versi) - appare comunque l'unica strada praticabile per evolvere questo ambito di comunicazione scientifico-politica verso un'impostazione più informativa, e meno "disinformativa", rispetto a quanto avviene oggi. Se, poi, si vorrà continuare a porre sullo stesso piano scienziati del clima e opinionisti generici, o peggio se si vuole continuare a far confrontare un climatologo di primo piano con l'autore del torbido tomo "Le bugie degli ambientalisti" (come avvenne a "Matrix" qualche mese fa), che si continui pure su questa strada. Ma che perlomeno lo si faccia solo dopo aver citato - ed aver posto come "oggettivi" - i numeri fondamentali di questioni che sono prima di tutto di matrice scientifica.

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