[11/05/2010] News toscana

Balneabilitą: le Arpa regionali verso un giudizio di qualitą delle acque marine?

FIRENZE. Entro breve tempo le Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (le diverse Arpa, cioè) forniranno una classificazione dei bacini marini adiacenti alle spiagge non più basata solo su un giudizio di accessibilità - "balneazione permessa" o "balneazione interdetta", cioè - ma spingeranno le loro valutazioni ad un criterio di qualità dei lidi balneabili.

E' quanto avverrà una volta che sarà completata la procedura di recepimento da parte dell'Italia di una direttiva europea (2006/7 CE), procedura che - partita con la definizione del Dlgs 116/2008 e proseguita con la pubblicazione del decreto interministeriale del 30 marzo scorso - giungerà a compimento col recepimento, da parte delle regioni, dell'ulteriore decreto attuativo interministeriale Minambiente-Minsalute, attualmente firmato ma non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale, e la cui assenza impedisce "fughe in avanti" da parte delle regioni poiché mancano ancora alcuni elementi applicativi essenziali.

In realtà, almeno secondo quanto riporta "Repubblica" di oggi, alcune regioni (è citata la Liguria) hanno già definito la "graduatoria" di qualità delle acque marine: utilizzando i dati relativi agli ultimi tre anni, cioè, la regione ha attribuito un giudizio di "eccellenza" (4 stelle) alle acque delle 5 terre e della spiaggia di Varigotti, mentre un giudizio di qualità "scarsa" (una stella, i valori intermedi sono "buono" e "sufficiente") è stato attribuito al litorale di Vernazzola, alla periferia di Genova.

La situazione relativa all'effettiva applicazione della nuova normativa, in ogni caso, è ancora nebulosa: comunque sia, la Toscana non ha scelto la stessa strategia della Liguria, e resta in attesa della effettiva pubblicazione del decreto attuativo.

Ma cosa cambierà rispetto alla situazione attuale? In buona sostanza gli elementi di novità sono tre: anzitutto, come detto, le Arpa non indicheranno più solo "dove si può" e "dove non si può" fare il bagno in mare, ma daranno anche dei giudizi di qualità. Giudizi che poi, nei casi critici, porteranno all'obbligatoria pubblicazione, da parte dei comuni, di ordinanze di stop temporaneo (o permanente, nel caso che i divieti di balneazione dovessero protrarsi per 5 anni) alla balneazione nei tratti di mare in questione.

Inoltre, cambierà parzialmente la natura dei controlli: se da una parte la ricerca di sostanze contaminanti si estenderà (almeno secondo quanto riporta il quotidiano romano, citando anche dichiarazioni del direttore di Arpa Liguria, Rossella d'Acqui) anche alla presenza di eventuali metalli e sostanze inquinanti - nitrati, fosfati, idrocarburi - e non si arresterà al solo monitoraggio microbiologico, comunque la frequenza dei controlli non sarà necessariamente aumentata: anzi, nei casi in cui un tratto di mare dia risultati "rassicuranti" per un ampio numero di campionamenti, i controlli in quella specifica zona subiranno un diradamento.

Altro elemento di novità, su cui insiste molto la direttiva Ue, è la comunicazione: ai comuni vengono infatti attribuiti compiti di comunicazione/informazione per la cittadinanza molto più stringenti rispetto al passato. Tra questi, sono da citare l'obbligatoria pubblicazione su Internet dei dati relativi ai vari litorali, e l'indicazione di apporre, sui litorali stessi, dei cartelli informativi sullo stato della balneabilità. Ed è un elemento, quello della comunicazione, che sta destando le proteste di varie autorità comunali (anche toscane) poiché la normativa nazionale indica di perseguire questi obiettivi "a costo zero": il testo di legge prescrive infatti (art. 18 del Dlgs del 2008) che «dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri, ne' minori entrate a carico della finanza pubblica». Ed è invece ovvio che, per adempiere agli oneri aggiuntivi indicati, i comuni dovranno affrontare delle spese.

Ciò che è certo è invece che (come indicato dall'art. 8), entro il 2015 le regioni dovranno aver completato la classificazione, e anzi dovranno assicurare che «entro la fine della stagione balneare 2015, tutte le acque di balneazione siano almeno "sufficienti"».

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