[13/05/2010] News toscana

Rilancio del manifatturiero toscano, cinque sfide per Rossi

FIRENZE. L'intervista rilasciata dal neo-presidente della Regione, Enrico Rossi, al Sole 24 Ore - Centro nord del 12 maggio merita una particolare attenzione perché contiene indicazioni importanti sulle prossime mosse di politica economica del nuovo governo regionale ed anche sulle sfide non semplici a cui dovrà rispondere. Rossi conferma innanzi tutto la sua posizione nettamente "industrialista". Già esplicitata in campagna elettorale, essa mette al centro della strategia di ripresa dalla crisi una reazione decisa alla de-industrializzazione che la crisi stessa ha accentuato in questi ultimi anni.

Anche se in Toscana non mancano i poeti della decrescita e dei paradisi post-industriali, l'impostazione del Presidente pare difficilmente contestabile. Di crescita (che sia stabile ed affidabile) la Toscana ha bisogno. E di crescita non possiamo nemmeno parlare se non possiamo contare su una piattaforma di imprese esportatrici, capaci di riagganciare presto e bene la ripresa mondiale.

A tal fine la Regione potrà mettere in gioco nei prossimi cinque anni risorse europee per un miliardo di euro. Pochi? molti? Dipenderà da come verranno spesi ed a questo proposito l'intervista indica la volontà di concentrarsi su un numero limitato di progetti (Rossi parla di 20-30) su comparti chiave. Qui però cominciano le sfide.

La prima sarà sul metodo: a fronte dell'esigenza di una progettualità complessa, articolata e flessibile, il modello dei "bandi", pur realizzato con la sofisticatezza quasi virtuosistica che l'apparato regionale riesce ad esprimere, potrebbe non essere adeguato, se non in tutte, almeno in molte situazioni.

La seconda sfida (che si intreccia con la prima)  sarà sulla scelta degli interlocutori: a fronte di comparti e di distretti con comportamenti molto divergenti al loro interno, sarà vitale la capacità delle politiche di identificare ed interfacciare le singole realtà imprenditoriali più dinamiche e più disposte a condividere il rischio di percorsi di innovazione e di internazionalizzazione. In alcuni casi questo potrà anche significare di non cadere in un "pregiudizio manifatturiero", poiché innovazione ed internazionalizzazione possono ben passare da una efficace integrazione tra industria in senso stretto e terziario avanzato.

La terza sfida è quella della sostenibilità nel tempo degli effetti delle politiche, ossia la capacità di definire progetti che sappiano reggersi sulle proprie gambe anche dopo che gli effetti delle politiche vengono meno: parliamo di progetti che abbiano - come si dice - carattere strutturante e costruiscano reti e posizionamenti destinati a durare.

La quarta sfida è quella dell'efficacia delle politiche, che dipende moltissimo dalla variabile tempo: non solo il tempo che occorre per disegnare un progetto, gestire un bando e prendere una decisione, ma anche quello (talora dimenticato, tanto non fa' notizia...) della effettiva realizzazione delle iniziative.

Da questo punto di vista, è interessante il riferimento che il Presidente Rossi fa all'idea di individuare dieci aree da destinare agli insediamenti produttivi. Si dovrà trattare di luoghi in cui la snellezza delle procedure per dare via libera agli investimenti si coniughi (ed è la quinta sfida) con una qualità infrastrutturale ed ambientale, che sia non solo motivo di vincolo, ma fattore di competitività e di attrattività.

Torna all'archivio