[06/08/2009] News

Cina: «Nessuno fa tanto come noi per ridurre i gas serra»

LIVORNO. Yu Qingtai (Nella foto), é un signore del quale sentiremo parlare molto fino alla Conferenza sul clima di Copenhagen, é infatti l'ambasciatore e il rappresentante speciale della Cina per I negoziati sui cambiamenti climatici e ieri a Pechino ha affermato che «Gli sforzi della Cina per ridurre le emissioni di gas serra sono tra i migliori del mondo ed il Paese si impegna a proseguirli. Il consumo di energia per unità di Pil è calato del 10% in rapporto al 2005 e il nostro obiettivo per quest'anno è un'altra retrocessione del 5%».

Yu ha nuovamente illustrato gli impegni  del Programma nazionale cinese sui cambiamenti climatici, reso pubblico nel 2007, che fissa un obiettivo di riduzione del consumo di energia per unità di Pil del 20% entro il 2010 rispetto al 2005, cioè una riduzione di 1,5 miliardi di tonnellate di emissioni equivalenti a 300 milioni dio tonnellate di CO2.

«Queste cifre - ha detto il capo della delegazione Cinese ai Climate change talks - dimostrano bene gli sforzi cinesi per la riduzione delle emissioni di gas serra e che non hanno equivalente». Yu ha ricordato che la Cina, in quanto Paese in via di sviluppo è nella fase di industrializzazione e di urbanizzazione, che poi è la teoria che tutti i Paesi emergenti hanno il diritto di ripercorrere gli errori della crescita occidentale apportando qualche correttivo, infatti ha detto che «Il Paese fa fronte alla doppia sfida di sviluppare la sua economia e di proteggere il suo ambiente. La Cina conta 150 milioni di persone che vivono con meno di due dollari al giorno, che è il livello della povertà che è stato recentemente stabilito dalle Nazioni Unite. Con la sua produzione di energia dominata dal carbone, la Cina considera l'energia rinnovabile come un metodo per ridurre le sue emissioni di gas serra».

Il Programma nazionale prevede che le energie rinnovabili entro il 2010 rappresentino il 10% del totale della produzione energetica cinese, per arrivare al 15% prima del 2020. «La Cina ha fatto progressi impressionanti nell'utilizzo delle energie rinnovabili», afferma Yu Qingtai,  e in effetti le cifre fornite dal governo di Pechino per il 2008 portano la Cina al primo posto al mondo per l'utilizzi o di energia idroelettrica e solare e al quarto per l'energia eolica.

Nelle campagne del Paese il numero di utilizzatori di gas prodotto con biomasse nel 2007 era arrivato a 26 milioni, con 16 milioni in meno di tonnellate di carbone utilizzate e 44 milioni in meno di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera.

«Malgrado la recessione mondiale che tocca anche la Cina, il governo cinese non diminuisce i suoi sforzi per quel che riguarda il cambiamento climatico . - dice fiero Yu - Nel quadro del Piano di rilancio da 4.000 miliardi di yuan elaborato l'anno scorso, circa 58 miliardi di yuan sono stati affidati a dei programmi legati alla lotta contro o il cambiamento climatico.  Questo sforzo classifica la Cina al secondo posto mondiale in termini percentuali, come indica un rapporto della Hongkong-Shanghai Banking Corporation».

Yu Qingtai ha spiegato che il governo comunista per ridurre le emissioni climalteranti ha anche favorito l'uso di prodotti a basso consumo di energia: «Detto in una frase, la Cina ha preso sul serio il cambiamento climatico, si è fissata degli obiettivi chiari ed ha deciso di agire attivamente». Quindi nessuno può dire a Pechino (diventato intanto il primo inquinatore del pianeta) che può fare di più, mentre la Cina ha tutto il diritto di chiedere ai Paesi sviluppati di assumersi le loro innegabili responsabilità storiche per la crisi ecologica planetaria, cominciando col ridurre di almeno il 40% le loro emissioni di gas serra entro il  2020.

Per l'ambasciatore climatico cinese «Questo obiettivo è giusto e ragionevole e ci attendiamo che i Paesi sviluppati prendano delle misure per assumersi le loro responsabilità». Per assicurarsi che il summit di Copenhagen abbia successo, secondo i cinesi., i Paesi ricchi  devono aiutare quelli in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici con trasferimento di tecnologie, apporto di capitali ed aiuti tecnici allo sviluppo.

Per Yu «Dei compromessi istituzionali concreti dovranno essere realizzati per assicurare che i Paesi sviluppati rispettino i loro programmi. I Paesi in via di sviluppo, secondo le loro rispettive condizioni nazionali, e con il sostegno finanziario e tecnologico dei Paesi sviluppati, devono poter prendere iniziative appropriate per adattarsi ed evitare le conseguenze dei cambiamenti climatici. A questo riguardo, i progressi nei negoziati internazionali sono stati molto lenti, dopo l'adozione della road map decisa durante la riunione di Bali.  Tutti i membri della comunità internazionale devono rispettare i loro impegni e la Cina continuerà a lavorare con gli altri Paesi per giocare un ruolo costruttivo e contribuire al successo del summit di Copenhagen».

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