[17/05/2010] News

Greenpeace India: ĢIl centro di riciclaggio di Mayapuri č ancora radioattivoģ

LIVORNO. Il governo indiano aveva assicurato che il centro di riciclaggio e di rottamazione di Mayapuri, dove diverse persone sono state contaminate da strumentazioni radioattive ospedaliere vendute come semplici rottami, era stato completamente bonificato e che non esistevano più problemi per la salute. Una squadra di Greenpeace è andata a controllare sul posto ed ha scoperto che nell'area ci sono almeno 6 hotspot che presentano livelli di radioattività superiori fino a 5000 volte i livelli naturali. I tecnici di Greenpeace hanno identificato e segnalato le aree contaminate ed hanno informato sia la popolazione locale che le autorità interessate.

Raina Karuna, nuclear campainer di Greenpeace India, spiega che a Mayapuri «C'è ancora una  contaminazione radioattiva che rappresenta una grave minaccia sanitaria per la popolazione locale. Siamo venuti qui per verificare se l'affermazione fatta dal governo che garantisce che questa zona è sicura sia proprio vera. La paura e dubbi in questa località sono palpabili e, purtroppo, abbiamo scoperto che l'area è ancora contaminata dalla radioattività, e che i lavoratori locali sono ancora esposti a livelli inaccettabili di radiazioni. Riteniamo che questi fatti siano una grave violazione delle procedure accettate a  livello nazionale e internazionale».

Il team di Greenpeace si è avvalso di un monitor per le radiazioni e di uno spettrometro gamma identiFINDER e un dosimetro gamma RadAlert, scansionando l'area intorno ad uno dei magazzini nel quale sono state recuperate le "matite" di cobalto 60. «Le affermazioni fatte dal governo si sono dimostrate false - dice senza mezzi termini Vande Putte, un esperto di radiazioni di Greenpeace - I risultati dell'indagine dimostrano che ci sono livelli estremamente elevati di radioattività in hotspot localizzati, una persona che si fermasse in queste zone sarebbe esposta a rischi inaccettabili di radiazioni in eccesso rispetto alla dose limite annuale secondo gli standard indiani. Ad esempio, nell'hotspot con 5000 volte la radiazione di fondo, una persona riceverebbe la dose massima ammissibile annuale di 1 millisievert in solo 2 ore. Mentre il rischio nei punti caldi è grave, la soluzione è semplice perché gli hotspot potrebbero essere decontaminati molto rapidamente da personale adeguatamente addestrato e da ispettori equipaggiati. Le autorità dovrebbero immediatamente decontaminare i punti caldi e fare un esame completo anche degli altri, magazzini. Abbiamo condiviso tutte le informazioni utili con i lavoratori della zona per garantire che non si creasse alcun panico».

La Raina è convinta che «Questa è la conseguenza di una politica sbagliata che ha reso l'ente per il controllo del nucleare subordinato ad istituzioni che promuovono la tecnologia nucleare in India. Questo evidente conflitto di interessi permette di compromettere ogni trasparenza e responsabilità. L'India è fortemente impreparata alla prevista massiccia espansione del suo programma nucleare civile».

Facendo un collegamento con il contestato Civilian Nuclear Liability Bill, approvato in fretta e furia approfittando dell'abbandono per protesta delle aule parlamentari da parte dell'opposizione, e che ora è stato sottoposto alla commissione per la scienza e la tecnologia, Raina evidenzia che «Incidenti come quello che è successo a Mayapuri non sono coperti dalla legge».

Greenpeace India sta conducendo una dura battaglia contro il Civilian Nuclear Liability Bill  che ritiene incostituzionale perché mette un limite alla responsabilità delle imprese nucleari straniere che costruiranno le centrali in caso di incidente o disastro atomico.

«Questo incidente evidenzia la necessità di un rigoroso studio dei rischi connessi alla gestione di centrali nucleari - sottolinea Rania -  Ci deve essere un vivace e ben informato dibattito pubblico i cui pareri dovrebbero essere raccolti dalla commissione parlamentare permanente per la scienza e la tecnologia che sta esaminando il disegno di legge. Altrimenti sarebbe una beffa  per la sicurezza e la giustizia».

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