[20/05/2010] News

La "welfare society", ultima maschera della Shock economy

LIVORNO. Il clima è più che strano: tutti invocano le regole per mettere fine alla follia dell'ipercapitalismo finanziario, poi arriva Angela Merkel, cancelliere di un governo di centro-destra nel quale è alleata con il partito liberale tedesco, uno dei più fieri alfieri del liberismo economico, e dice che è l'ora di finirla con i più sconci trucchetti della speculazione finanziaria che è arrivata a scommettere con i soldi degli altri e sul collasso di interi Paesi e sulla fame dei poveri... Le borse reagiscono e crollano, come se il capitalismo finanziario e le banche che hanno risucchiato in una voragine senza fine le centinaia di miliardi di dollari, euro, yen , yuan e sterline dei fondi di emergenza messi a disposizione dagli Stati per sostenere un termitaio economico impazzito, minato dalle stesse termiti che lo hanno costruito, non volesse saperne di regole minime. Mentre gli spiriti animali del capitalismo rifiutano ogni briglia e museruola che vorrebbero mettergli gli stessi che li hanno scatenati, vezzeggiati e istigati, magnificando le delocalizzazioni, il lavoro  a basso costo, l'inevitabile globalizzazione dell'economia ma non dei diritti e delle tutele per l'ambiente e i lavoratori... la crisi viene utilizzata per dare incredibilmente l'assalto all'ultimo fortino non ancora del tutto espugnato da coloro che hanno creato questo immane disastro: lo Stato sociale e quel che rimane delle politiche socialdemocratiche.

Più che la Merkel forse bisognerebbe leggere quel che dicono i volenterosi epigoni e traduttori nostrani del conservatorismo compassionevole di George W. Bush, la politica che è alla base della crisi finanziaria ed economica attuale che ha tentato, senza riuscirci, di umanizzare il furore ideologico del capitalismo spietato dei Chicago Boys, delle amorevoli puerpere dei regimi fascisti-liberisti dell'America Latina e degli entusiasti becchini del cadavere del socialismo reale, che hanno sperimentato nelle macerie dell'ex impero sovietico la vivisezione senza anestesia di interi Paesi restituendoceli mutati geneticamente, con un'ingiustizia sociale zarista e con le tutele sociali finite sotto i cingoli di oligarchie che hanno rapinato interi Stati, si sono appropriate delle loro risorse e sono state accolte nel salotto buono dell'economia mondiale. Sempre disposta a distogliere lo sguardo dagli schizzi di sangue e petrolio sulla giacca, se servono a fare business.

In Italia, ad esempio, oltre che a Giulio Tremonti che, come Fregoli, sotto gli occhi di un'opposizione così strabiliata da essere ammutolita, si trasforma senza sforzo e rimorso da guerriero padano dello scudo fiscale a fustigatore dell'evasione fiscale, bisognerebbe ascoltare con attenzione quello che dicono e scrivono le seconde file, quelle alle quali spetterà mettere in atto sul territorio la nuova dottrina economica che sembra tragicamente identica a quella che ci ha trascinato in questa crisi che si sta avvitando (alimentandole) a quelle delle risorse planetarie: energia, biodiversità, cibo.

Bisognerebbe forse cominciare da quel che dice l'assessore al bilancio della Regione Lombardia, Romano Colozzi, in un'intervista a "il Revisore" riproposta dall'ufficio stampa della Conferenza delle regioni. Colozzi, dopo essersela presa con i pensionati greci che con i loro «eccessi non più sopportabili» hanno messo in ginocchio l'euro e con la spesa pubblica fuori controllo che costringerà ad «inevitabili riforme strutturali», spiega che «Per evitare una pericolosa rivolta sociale queste necessarie riforme strutturali devono essere affrontate contemporaneamente ad un intervento choc sul terreno dell'evasione fiscale. È evidente che in passato, se ci sono stati privilegi legati ad un eccesso di spesa pubblica, ce ne sono stati altrettanti -se non addirittura superiori- verso altri cittadini sul piano del mancato prelievo fiscale. Ora non si può intervenire solo su una delle due storture. Certamente il problema è complesso ma se ci si muove con grande determinazione sul piano delle norme, chiudendo le troppe scappatoie ancora garantite agli evasori, e se si coinvolgeranno tutti i livelli istituzionali in questo compito di giustizia sociale, io credo che i risultati non mancheranno. Ad esempio, in Regione Lombardia, il sistema di verifiche impostato sui tributi di nostra competenza sta garantendo risultati straordinari».

Colozzi non ci dice però se i risultati eccezionali siano dovuti allo stanamento dei pensionati sanguisughe oppure di quell'imprenditoria che "chiagne e fotte" e che specula in borsa e che ogni volta che governano i suoi partiti di riferimento gonfia l'evasione fiscale e riceve in cambio scudi e condoni, grandi opere inutili, corsie preferenziali e politiche che favoriscono la rendita e non gli investimenti, quell'imprenditoria globalizzata che delecolizza, precarizza, corrompe e apre e chiude attività all'estero a seconda del livello di retribuzioni e di diritti dei lavoratori.

E' di oggi la notizia che i soldi che dovevano andare all'area depressa del Sulcis serviranno invece a far disputare le regate ai poveri miliardari alla Louis Vuitton Trophy alla Maddalena, ma Colozzi è convinto di una cosa: «Sicuramente andranno apportate le dovute razionalizzazioni per garantire risparmi nella spesa pubblica. Ma credo che anche su questo versante l'Italia potrebbe dare un grande contributo per evitare che la riduzione della spesa non corrisponda automaticamente ad una riduzione delle tutele, soprattutto delle fasce più deboli. In quest'ottica ci si dovrà muovere nel superamento di quella polarizzazione pubblico-privato o Stato-mercato, per cui un arretramento dello Stato significhi abbandonare il cittadino a se stesso. C'è un mondo, quello del privato non profit che, pur non essendo stato sufficientemente valorizzato in questi anni, ha dimostrato di poter offrire servizi meno costosi e di qualità superiore. È chiaro che da questo punto di vista gli eredi delle tradizioni socialiste dell'Europa dovranno superare questa visione manichea per cui "ciò che non è statale non è pubblico". La crisi del "welfare state" impostato esclusivamente sulle spese a debito deve lasciar spazio ad un rafforzato sistema di protezione sociale, fondato sulla "welfare society"».

Interventi choc e ritirata dello Stato per far posto ad una  "welfare society" (che in Lombardia ha già un nome e cognome: Comunione e Liberazione) che è la traduzione dal capitalismo compassionevole di Bush e dell'iperliberismo che ha svuotato lo Stato per ridurlo ad una scatola alla quale attingere nei momenti di crisi per finanziare banche, imprese e cooperative che vivono in simbiosi con il potere politico e che si occuperanno di diffondere il verbo ed il modello ... sembra la trascrizione italiana di quella "Shock economy" che Naomi Klein ha disegnato nel suo monumentale saggio o di quell'"Economia canaglia" di Loretta Napoleoni che é la cronaca di un delitto annunciato e il cui cadavere sta passando oggi anche dal Mediterraneo e che rischia di risalire dalla Grecia fino a Bruxelles. Il problema è che i colpevoli del delitto si stanno (ri)creando un alibi, stanno seminando indizi di colpevolezza prefabbricati, cercando di far pagare tutto di nuovo agli innocenti, raccontando che non metteranno le mani in tasca a nessuno mentre ci hanno già sfilato il portafoglio di tasca tagliandocela con un'affilata lametta ideologica che ha ritrasformato l'economia e lo Stato nel dominio dei più forti, o meglio dei più ingordi e spregiudicati. Forse è troppo tardi anche per la Merkel e per i governi che guardano sconsolati le fumanti macerie dell'economia iperliberista e gli incendiari ancora liberamente al lavoro. Forse anche loro rimpiangono che non ci sia più una sinistra che rappresenti davvero un'alternativa e un diverso modello di economia e democrazia.

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