[24/05/2010] News

Spunta l'eco-mafia europea del carbon market. Quattro nuovi arresti in Gran Bretagna

LIVORNO. Gli ispettori del fisco britannici nei giorni scorsi hanno arrestato quattro persone accusate di aver frodato 38 milioni di sterline attraverso il meccanismo dell'European carbon credit trading.

The HM Revenue and Customs (HMrc) un ente creato nel 2005 con la fusione dei dipartimenti Inland Revenue ed HM Customs, ha effettuato un blitz anti-evasione fiscale in sette immobili di imprese a di Londra e Leicester e il suo vicedirettore Chris Martin ha spiegato: «Questi arresti sono il risultato del duro lavoro svolto dai nostri investigatori durante una complessa e costante operazione durata 15 mesi».

Gli uomini della HMrc hanno trovato anche armi da fuoco e grandi quantità di denaro.

Non si sa ancora chi siano gli arrestati ma il blitz è figlio di un raid dell'agosto 2009, quando vennero arrestate altre 9 persone: «Riteniamo che tutte le persone arrestate oggi e lo scorso agosto facciano parte di un gruppo della criminalità organizzata che gestisce una rete di società commerciali con un grande volume di carbon credits di alto valore», ha detto Martin a The Guardian.

A quanto pare sta venendo fuori una nuova branca di eco-mafia a livello europeo: alla fine di aprile la Germania e la Gran Bretagna hanno arrestato 25 persone accusate di evasione fiscale legata al commercio di quote di CO2. Gli European prosecutors stanno investigando in 11 Paesi su una sospetta evasione per 5 miliardi di euro di tasse da carbon trading all'interno dell'Emissions Trading Scheme dell'Ue.

Blitz del tipo di quello britannico sono già avvenuti anche in Spagna, Norvegia, Danimarca, Belgio, Finlandia, Olanda, Portogallo, Repubblica ceca e Cipro.

Come per l'eolico in Italia (e probabilmente anche in Italia) il carbon market attira non solo una maggioranza di imprenditori onesti che punta sulle energie rinnovabili e il mercato delle quote di gas serra per fare affari, ma anche l'attenzione di una sempre più spregiudicata ed estesa imprenditoria criminale che investe denaro sporco dappertutto, anche nelle tecnologie e nei meccanismi ed incentivi "puliti", cercando di lucrare il più possibile anche con le frodi fiscali. Un film che nel nostro Paese abbiamo già visto con le quote dei prodotti agricoli, del latte e di ogni possibile finanziamento e incentivo europeo.

Forse abbiamo fatto scuola... e più probabilmente la nostra criminalità imprenditoriale, il "sistema", è ancora il maestro di più che volenterosi allievi nella spoliazione del bene pubblico.

Che si tratti di droga o commercio di esseri umani, di supermercati o di grandi opere, di carbon market o di energie rinnovabili o fossili la cosa è la stessa: basta che rendano e che ci siano meccanismi abbastanza complicati da essere permeabili. Qualcuno la chiama economia canaglia... e in molti ci fanno affari.

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