[24/05/2010] News

Taglio delle emissioni di gas serra dal 20% al 30% per il 2020: l'Europa ci crede gli industriali meno

FIRENZE. Salvo rinvii dell'ultima ora, il prossimo mercoledì dovrebbe essere reso pubblico il documento della Commissione europea sulle implicazioni per l'Europa di un aumento del target di taglio delle emissioni di gas serra dal 20% al 30% per il 2020. Come noto già a priori ci sono favorevoli o contrari ma l'analisi specifica (costi/benefici) è quanto mai necessaria considerato l'apporto che in un contesto di crisi potrebbe fornire la green economy anche in termini occupazionali.

L'Europa per quanto attiene le scelte green è superata da economie come Usa, Cina, Corea del Sud, per questo motivo, secondo alcune anticipazioni, nel documento si afferma che l'obiettivo concordato due anni fa ormai è ritenuto insufficiente per contrastare sul piano economico questi paesi (al di la degli aspetti ambientali), ed è quindi necessario alzare l'asticella del confronto.

Secondo l'analisi della Commissione europea, la crisi ha ridotto le emissioni e il prezzo del carbonio. Arrivare quindi ad un obiettivo del 30% di taglio delle emissioni è sia tecnicamente fattibile e economicamente possibile. La stima è che una riduzione del 30% delle emissioni al 2020 costi circa 81 miliardi di euro all'economia europea, cioè lo 0,54% del Pil: 11 miliardi di euro in più rispetto alla spesa prevista due anni fa per il target del 20%.

«Bisogna essere chiari: c'è un'importante spinta in corso da parte di tutte le grandi economie per investire nell'economia verde del futuro - ha dichiarato il commissario europeo per il Clima, Connie Hedegaard al Parlamento europeo - I pacchetti di misure per la ripresa economica assunti da Cina, Usa e Corea del Sud sono molto illustrativi. La Cina ha il maggiore programma di investimento, di circa 230 miliardi di dollari, mentre gli Usa investiranno qualcosa come 80 miliardi di dollari in energia pulita. Al contrario, l'Ue e i maggiori Stati membri investono solo 25 miliardi di euro».

La proposta del Commissario, è stata contestata dagli industriali dell'Ue (Confindustria compresa). Secondo l'Alleanza europea delle industrie più energivore, quelle siderurgiche (Eurofer), una decisione di questo tipo provocherebbe una perdita di posti di lavoro. A seconda delle parti, i posti di lavoro sono inseriti nei costi o nei benefici del provvedimento e quindi su questo punto delicato sarà necessario fare chiarezza. Il documento comunque ha un sicuro merito che è quello di riaprire il dibattito che si annuncia complicato. Il parere della Commissione europea sul clima dovrebbe essere discusso al prossimo summit dei capi di Stato e di governo Ue il prossimo 17 giugno.

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