[26/05/2010] News toscana

Firenze e la tramvia: i due errori di Renzi sulla pedonalizzazione del duomo

FIRENZE. Per discutere per l'ennesima volta dell'odissea della tramvia fiorentina, partiamo per una volta da un'immagine, quella a fianco, elaborata da alcuni studenti del corso di grafica della facoltà di Architettura dell'ateneo fiorentino e pubblicata nell'ambito della raccolta "Firenze immaginaria".

In essa, si nota un immaginario - appunto - passaggio della tramvia non "a fianco" del duomo (come prevedeva il progetto elaborato dall'amministrazione-Domenici), e nemmeno "sotto", ma proprio "all'interno" della cattedrale, e l'immagine (elaborata in esplicita polemica col progetto che prevedeva il passaggio della linea ferrata in piazza del duomo) è infatti corredata da una parodia del depliant distribuito alla cittadinanza in occasione dell'inaugurazione della linea 1, dove volontariamente la parola "cuore" è stata macchiata da un grave errore di ortografia, quasi a sottolineare ulteriormente l'errore che sarebbe stato compiuto facendo passare il tram nella piazza.

Ed è evidente, anche per chi inizialmente accolse la pedonalizzazione del duomo (settembre 2009) con un certo scetticismo, che di per sé l'attuale sistemazione della piazza pedonalizzata è degna del suo prestigio e del suo valore storico, architettonico e culturale: continuare a far passare circa 2000 autobus al giorno - o portare la stessa tramvia - al duomo aveva lo stesso significato, in sostanza, che far passare i bus o la linea ferrata in piazza della Signoria, o magari sul ponte Vecchio, entrambi luoghi già pedonalizzati da decenni e dove certo sarebbe un'eresia, anche per la delicatezza del contesto, pensare di far passare il trasporto pubblico di grandi dimensioni.

Insomma, la pedonalizzazione del duomo, al di là delle immani criticità che - come era da attendersi, e come i fatti hanno dimostrato - ha creato alla circolazione dell'intera area urbana (e indirettamente sull'area metropolitana) a causa della peculiare struttura urbanistica del capoluogo toscano, è stata una scelta per certi versi discutibile, ma per altri versi quasi obbligata, perché non aveva senso che uno degli "hot-spot" della cristianità e della cultura occidentale, quale piazza del Duomo, continuasse a svolgere un ruolo di "spartitraffico più bello del mondo", come era stata giustamente definita all'epoca dei 2000 bus al giorno.

Ma una scelta (probabilmente) giusta può sempre essere compiuta nel modo sbagliato: ed è quello che - gli sviluppi di questi ultimi mesi sembrano dimostrarlo - è stato fatto da parte dell'amministrazione-Renzi riguardo alla pedonalizzazione del duomo. In particolare, due sembrano i principali errori compiuti: anzitutto, la decisione è stata presa in modo estemporaneo, pressoché improvviso (rammentiamo che l'ascesa al soglio municipale dell'attuale sindaco era avvenuta solo tre mesi prima, nel giugno 2009), e non è stata preceduta da una fase di confronto e dibattito sia con la cittadinanza, sia con gli stakeholder politici, economici e tecnici.

Un confronto che certo avrebbe richiesto più tempo rispetto al "pronti, via, si pedonalizza il duomo" come invece è stato preferito fare, ma che avrebbe fatto sì che la nuova sistemazione avrebbe preso forma in modo organico, coinvolgendo la visione di tutta la città in maniera integrata, e non ponendo di colpo una "invariante strutturale" (la chiusura del duomo) intorno alla quale avrebbe dovuto muoversi tutto il restante percorso di sviluppo dell'intera mobilità fiorentina (e non solo).

Insomma, ciò che serviva non era un intervento ispirato alla creazione di una "cattedrale nel deserto" (o meglio, ispirato alla chiusura della piazza intorno a questa cattedrale...), ma un nuovo progetto di città, che vertesse intorno alla pedonalizzazione del duomo: mentre il progetto-Firenze attuale prevede che la città subisca, e non "verta intorno", la pedonalizzazione di quello che fino ad un anno fa era il principale snodo della mobilità pubblica fiorentina, snodo che ora si è semplicemente spostato 800 metri più a nord, ricreando in piazza S.Marco (come riportato da "Repubblica" di ieri) gli stessi problemi che fino a poco tempo fa insistevano sul duomo. E questo è stato il primo errore politico compiuto nella questione duomo-tramvia.

Il secondo errore da sottolineare è sostanzialmente un'altra faccia del primo: la pedonalizzazione del duomo non è stata "solamente" una decisione urbanistica, ma (come si legge nell'introduzione al documento di avvio del Piano strutturale, firmata dallo stesso Renzi, e come è stato ripetutamente affermato in questi mesi) una «scelta simbolica», su cui l'attuale amministrazione fiorentina ha investito molta della sua credibilità. E, al di là delle apparenze, è evidente che sulla chiusura di piazza Duomo si fonda gran parte del prestigio politico di un sindaco che non ha mai fatto mistero (a volte più esplicitamente, a volte meno) di puntare ad un ruolo non solo locale nel Partito democratico.

Cosa succederebbe, cioè, se per qualche motivo si riaprisse il duomo, magari anche alla sola tramvia? Succederebbe che chi ha investito eccessive risorse (politiche e propagandistiche) sulla sua chiusura subirebbe un forte indebolimento della propria credibilità. Ecco perché Renzi in questi mesi ha opposto una dura opposizione ad ogni ipotesi di riaprire il duomo per la sola tramvia.

Ma c'è un "piccolo" problema: col tempo, dopo la baldanza iniziale («i fiorentini devono imparare a muoversi anche a piedi e in bici» dichiarava il sindaco in autunno davanti alle obiezioni riguardo all'eccessiva distanza tra la stazione Smn - capolinea attuale della linea 1 del tram - e il nucleo fondamentale del centro storico, o dall'altra parte tra S.Marco - attuale snodo della rete dei bus - e il centro stesso), è diventato evidente che il tram, duomo o non duomo, sarebbe dovuto transitare per il centro storico. Ed ecco che è spuntata l'ipotesi di un sottoattraversamento del centro, con relativi scavi (anche per le fermate, previste attualmente, in centro, presso piazza della Repubblica e in S.Croce) in una delle zone caratterizzate da un sottosuolo più complicato da incidere, sia per motivi idrogeologici, sia soprattutto per le numerose stratificazioni archeologiche presenti, e per il loro valore.

Ma veramente, viene da chiedersi (e greenreport l'aveva anche chiesto direttamente all'amministrazione fiorentina, ma senza ottenere una risposta), si pensa che l'impatto di un tram che attraversa in sotterranea tutto il centro storico di Firenze sia preferibile al passaggio superficiale dei mezzi in piazza Duomo?

Ed è, questa, una domanda che non vuole essere retorica, nel senso che non tocca a noi dire "è meglio il duomo" o "è meglio scavare sotto piazza S.Croce" perché il dubbio comunque rimane. Ma insieme a questo dubbio rimane anche una certezza: e cioè che - comunque vadano le cose - è pressoché da escludere che, dopo averci investito così tanto, l'amministrazione-Renzi possa di colpo dire "signori, abbiamo scherzato: il tram passerà dal duomo, non c'è alternativa", se non il far passare il tram sui viali di circonvallazione, una scelta che significherebbe davvero il blocco cronico del traffico nel cuore di Firenze, e che penalizzerebbe fortemente anche la tramvia stessa, sia in termini logistici sia di sostenibilità economica.

Ed è, quello dell'eccessivo investimento fatto sulla pedonalizzazione del duomo, il secondo errore compiuto dall'attuale amministrazione a questo riguardo, perché sarebbe stato più sensato puntare, in una prima fase, ad una "sperimentazione" riguardo alla chiusura della piazza, il cui impatto avrebbe dovuto poi essere verificato alla luce della priorità fondamentale, e cioè il passaggio della linea ferrata dal centro storico. Perché poi, quando (almeno secondo quanto riporta "Repubblica" di ieri) viene di nuovo messo in discussione il progetto "tunnel sotterraneo", ci si trova - come siamo ora - in una situazione di stallo.

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