[27/05/2010] News

Diritti umani per balene e delfini?

LIVORNO. La Cetacean Rights: Fostering a Moral and Legal Change Conference tenutasi ad Helsinki, ha approvato la "dichiarazione dei diritti delle balene e dei delfini". Secondo i filosofi e gli esperti di diritto ed etica riuniti nella capitale finlandese dalla Whale and dolphin conservation society (Wdcs), per la loro intelligenza, «Tutti i cetacei in quanto persone hanno il diritto alla vita, alla libertà e al benessere», simili ai diritti dell'uomo, questo naturalmente comporterebbe la fine della loro prigionia nei parchi di divertimento acquatici e della caccia alle balene. Un'idea e una speranza alle quali si oppongono con forza Giappone, Norvegia e Islanda, che la caccia alle balene la vorrebbero riaprire in grande stile e continuano a praticarla a fini "scientifici" e "tradizionali", dicendo che non esistono prove che l'intelligenza di questi animali sia superiore a quella di un maiale o di una mucca da carne.

Invece, secondo i partecipanti alla conferenza di Helsinki, esistono nuove prove scientifiche che dimostrano che i grandi cetacei hanno una "coscienza" vicina a quella degli esseri umani, dimostrata dalla loro capacità di comunicare ed organizzare società complesse e con relazioni "interpersonali", che li rendono simili ad alcune specie di grandi scimmie che noi (occidentali) non ci sogneremmo mai di mangiare.

«Riconoscendo che balene e delfini, così come le grandi scimmie non umane, hanno un diritto alla vita e devono essere trattati come persone è parte di ciò che consideriamo come progresso morale» ha detto , Paola Cavalieri, co-fondatrice del Great Ape Project e promotrice della conferenza. La Cavalieri, che dirige la rivista internazionale di filosofia Etica & Animali è una nota teorica e sostenitrice della causa dei diritti degli animali, in particolare delle scimmie antropomorfe.

Secondo Thomas White, direttore del Centro per l'etica e il commercio dell'università californiana di Loyola Marymount, «I delfini possono riconoscersi in uno specchio, una capacità rara tra i mammiferi e che gli esseri umani acquisiscono solo intorno ai 18 mesi. La caccia alla balena è eticamente inaccettabile. Hanno una coscienza di se che noi pensiamo unica agli esseri umani».

Hal Whitehead, un biologo dell'università canadese di Dalhousie, esperto delle balene delle acque profonde, ha detto che «Esistono nuove prove che dimostrano che le balene hanno una cultura similare a quella dell'uomo. I grandi capodogli hanno dei sonar per trovare I pesci, talmente potenti che potrebbero rendere sorde alter creature se li utilizzassero a piena potenza. Però, le balene non utilizzano i Ioro sonar come delle armi, dimostrando quel che Hal Whitehead chiama "un senso di moralità", simile a quello dell'uomo. E' come un gruppo di cacciatore umani armati di pistole».

La conferenza punta a fare ulteriore pressione sull'International Whaling commission (Iwc) che a giugno discuterà per l'ennesima volta le richieste di aumento delle quote di caccia delle balene per i prossimi 10 anni e che potrebbe segnare la fine della moratoria del 1986, approvata di fronte alla minaccia di estinzione di molte specie di cetacei.

Il direttore della Wdcs,  Nicolas Entrup, non nasconde certo questo obiettivo:«Noi vogliamo dare impulso ad un cambiamento consistente per mettere l'individuo al centro della conservazione. Questo consisterà nel dare alle balenottere minori la stessa protezione delle balene grigie».

Ma diversi biologi che non hanno partecipato alla conferenza non sono d'accordo: secondo Paul Manger, dell'università sudafricana di Witwatersrand «Numerosi ricercatori hanno concluso a torto che le balene e i delfini sarebbero intelligenti perché hanno una massa cerebrale importante. Non c'è niente che li separi da altri mammiferi, come le foche, i leoni o le tigri. Le specie di balene e di delfini hanno sviluppato un grande cervello principalmente per restare caldo nelle acque fredde».

Ma il capo della Wdcs, Chris Butler-Stroud, ribatte: «Balene e delfini non possono e non debbono essere visti come una risorsa. E' questo approccio "out of date" che permette di continuare ad ucciderli, così come gli inquinanti e la distruzione del loro ambiente naturale. E' tempo di guardarli, e trattarli, al di là del loro utilizzo».

Ecco i 10 punti della  "Declaration on Rights for Cetaceans: Whales and Dolphins":

1. Ogni individuo-cetaceo ha diritto alla vita.

2. Nessun cetaceo dovrebbe essere tenuto in cattività o in servitù; essere soggetto a trattamenti crudeli, o essere rimosso dal suo ambiente naturale.

3. Tutti i cetacei hanno il diritto alla libertà di movimento e di residenza all'interno del loro ambiente naturale.

4. Nessun cetaceo è di proprietà di qualsiasi Stato, corporation, gruppo o individuo umano.

5. I cetacei hanno il diritto alla protezione del loro ambiente naturale.

6. I cetacei hanno il diritto di non essere soggetti al blocco delle loro culture.

7. I diritti, le libertà e le norme enunciate nella presente Dichiarazione devono essere protetti dal diritto internazionale e nazionale.

8. I cetacei hanno diritto a un ordine internazionale in cui questi diritti, libertà e norme possano essere pienamente realizzati.

9. Nessuno Stato, corporation, gruppo o individuo umano dovrebbe impegnarsi in attività che possono pregiudicare tali diritti, libertà e norme.

10. Nulla nella presente Dichiarazione impedisce ad uno Stato di emanare disposizioni più rigorose per la tutela dei diritti dei cetacei.

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