[07/08/2009] News toscana

Gpp in provincia di Firenze: stato, prospettive e questione-controlli. Il punto con l'assessore Crescioli

FIRENZE. La scorsa settimana, in seguito ad un colloquio preliminare con l'assessore all'Ambiente della provincia di Firenze, Renzo Crescioli (Nella foto), avevamo riportato il dato sull'utilizzo di carta riciclata negli uffici provinciali (intorno all'80% attualmente) e accennato ad alcune sperimentazioni in corso per l'edilizia scolastica e per il riutilizzo di una parte dell'asfalto rimosso durante la risistemazione del tratto provinciale della superstrada Firenze-Pisa-Livorno.

Come è ovvio infatti, la questione del ruolo della Pubblica amministrazione nello sviluppare le azioni di recupero di materia e nel favorire la chiusura della filiera del riciclo non si esaurisce con la sola normativa (nazionale, dal decreto Ronchi del 1997 fino al dm 203/2003, e regionale, dalla lr 25/1998 fino alla 61/2007) sul green public procurement, ma si estende potenzialmente a tutti quegli ambiti in cui è possibile orientare verso una maggiore sostenibilità qualsiasi flusso di materia (oltre che di energia) in cui si trovi ad essere coinvolta l'azione della P.a. stessa.

La normativa sul gpp, e la diffusa non-osservanza di essa, però, costituiscono una pietra miliare nella strada verso la sostenibilità, proprio a causa della presenza di obiettivi che vengono chiariti e quantificati esplicitamente (ricordiamo che la legge nazionale prevede, per le amministrazioni e per le società a prevalente carattere pubblico, l'obbligo di coprire con materiale derivante - del tutto o in prevalenza - da riciclo almeno il 30% degli acquisti di manufatti, mentre la legge toscana prevede un obbligo del 40% per carta e plastica). Ed è per questo che appare necessario focalizzarci su essa, in modo che perlomeno quei pochi obblighi di legge che sono stati messi in atto siano ottemperati.

Come sappiamo questo, però, avviene solo in casi molto limitati. Ed in questo senso va citato anche il fatto che, se la legge regionale prevede sia un'azione di controllo (da parte delle province) sull'azione degli enti locali, sia la presenza di sanzioni (da 1500 a 7500 euro), non è anzitutto chiaro, però, chi debba "controllare i controllori", e comunque anche il discorso-sanzioni va affrontato attentamente, perchè in un contesto così magmatico e di generale inadempienza le responsabilità salgono molto più in alto di una qualsiasi amministrazione provinciale e/o locale, o sono da considerarsi perlomeno condivise ai vari livelli. In altre parole, se viene fatta una legge ed essa non viene rispettata quasi da nessuna amministrazione, la colpa non può certo essere accreditata solo alla carente azione dei "controllori".

Come già detto nei giorni scorsi, il recente insediamento della nuova giunta provinciale in seguito alle elezioni di giugno, e il favorevole contesto politico e culturale, possono aprire opportunità nuove per affrontare la questione in maniera meno surreale di quanto sia avvenuto finora, sia per quanto attiene all'ambito specifico del gpp sia per la più generale questione del ruolo diretto e indiretto della P.a. nel recupero e riciclo della materia (oltre che dell'energia).

Siamo quindi ritornati a parlare con l'assessore provinciale all'Ambiente, per fare un punto più approfondito sulla questione.

Assessore Crescioli, oltre al dato sulla carta già citato, a che punto è il rispetto della normativa nazionale e regionale sul gpp nella provincia di Firenze?

«Nel 2007 la provincia aveva emesso una delibera sul gpp, ed era presente anche il "green manager" provinciale, ma poi è stato spostato ad un altro ufficio, e quindi ne andrà assunto uno nuovo. Comunque, oltre a confermare il dato sulla carta, grosso modo posso dire che per la plastica il dato sugli uffici della Provincia e quelli delle relative partecipate si aggira sul 10% di acquisti di materiali derivanti da riciclo. Passi importanti sono stati compiuti per la viabilità: oltre al riuso di parte dell'asfalto sulla Fi-Pi-Li, dove peraltro i lavori si sono svolti cercando di usare meno calore possibile per le operazioni di asfaltatura, iniziative in questo senso sono state attuate in alcune strade del Mugello. E andrà affrontato con attenzione anche il discorso generale dell'uso di inerti derivanti dalle operazioni di recupero, sia di materia che di energia.

Inoltre, qualche sperimentazione è stata compiuta nelle scuole. Il resto è tutto da costruire, e da settembre andrà fatto un lavoro serio: anzitutto nomineremo il nuovo green-manager, e credo che esso vada individuato in qualcuno proveniente dall'area economale, cioè che già abbia competenza specifica sugli acquisti della Pubblica amministrazione. E c'è da fare, come già le dicevo, anche un ragionamento sui prezzi, per i problemi legati al rispetto del patto di stabilità».

A questo proposito la legge nazionale, nel parlare di come i beni/manufatti derivanti da riciclo vadano posti in una lista (il "Repertorio del riciclo") che ne attesti la qualità e che gli enti locali possano consultare per effettuare i loro acquisti, pone (art.3) un criterio di "congruità" del valore dei materiali riciclati rispetto a quelli contenenti una certa quantità di materie prime vergini. E' chiaro, comunque, che allo stato attuale della tecnologia (e dell'evoluzione sociale) le materie prime seconde e i prodotti derivanti da riciclo tendano a costare di più, anche se non mancano eccezioni. Ma l'idea di fondo della legge, in attesa di un ulteriore progresso tecnologico e sociale, è proprio che, tramite azioni di consorziamento tra più enti, essi possano spuntare prezzi più convenienti...

«E' stato fatto un bando (2007), tuttora vigente, e quindi il problema di possibili consorziamenti potrà essere affrontato solo nel prossimo bando. Ad esempio, un'azione in questo senso potrebbe essere condotta (in una necessaria ottica "metropolitana") insieme al comune di Firenze, che a quanto mi risulta è peraltro più avanti di noi, sul gpp. Inoltre, ho visto come hanno affrontato la questione a Barcellona e, qui in Italia, a Cremona: si può puntare secondo me a creare una "manualistica" del gpp.

Inoltre, ho visto anche l'intervista di qualche giorno fa al presidente di Revet, e ho intenzione di contattare l'azienda per vedere quali prospettive ci sono. Certo, se si vuole intervenire sia come Provincia sia per i comuni, occorre vedere anche quali standard di qualità sussistono. E poi comunque alcuni aspetti vanno approfonditi: per esempio, anche se comprendo l'importanza della produzione di attrezzature per le aree verdi in materiale riciclato, ho perplessità sulla "scomparsa" di attrezzature in legno dai parchi pubblici: ma comunque potremmo metterne alcune in legno e altre in plastica riciclata, oppure acquistare materiale con parti in plastica e parti in legno, eccetera: vedremo, la cosa va approfondita.

Problema analogo sussiste allo stato attuale, peraltro, per il compost prodotto in provincia, e che va collocato: in questo senso, stiamo cercando di attuare un progetto con i viticoltori del Chianti per l'utilizzo di compost, progetto che se attuato avrebbe una notevole risonanza e aprirebbe notevoli prospettive».

Ampliamo un attimo la scala del discorso: secondo lei, perchè in Italia la politica e la società si sono concentrati sulla "sorgente" del fiume (la raccolta differenziata), mentre ben poco è stato fatto per far sì che alla "foce" (cioè allo sbocco dei materiali sul mercato) il deflusso potesse avvenire regolarmente?

«Mah, io credo che ciò sia avvenuto perchè concentrarsi sulla differenziata era più "facile": non va dimenticato che all'inizio la Rd si è concentrata su prodotti facili da gestire, come la carta e il vetro. Sul resto ci è voluto più tempo. Comunque, forse non ci siamo posti davvero il problema: la parte pubblica si è interessata della raccolta, ma il mercato finale è mancato e si vede anche nella citata questione del compost. Si è scelto di fare affidamento su una logica di mercato, e si sono fatti gli impianti, ma non si è pensato, come Pubblico, a come "fare" il mercato».

Ecco perchè assume enorme importanza - e non solo a titolo emblematico - la legge sul gpp, e diventa ancora più stridente il suo non-rispetto.

«Si. Ma va considerato che la stessa differenziata è nata tutto sommato da poco, in Italia, e non è ancora radicata una cultura del riciclo. La cultura italiana, fino a poco tempo fa, era dominata dall'idea che comprare un paio di scarpe nuove costi meno rispetto al risuolarle: è un problema culturale, e il mercato non l'ha affrontato anche per una inizialmente bassa qualità dei prodotti riciclati. Basta pensare alla differenza qualitativa tra il primo compost che fu prodotto e quello odierno».

Resta aperta anche la (complicata) questione dei controlli e del ruolo attivo che è affidato alle province.

«I controlli vanno fatti, e occorre impegnarsi in questa direzione. Ma consideriamo anche che l'obiettivo del 40% di acquisti verdi per il Pubblico è legato al perseguimento di un altro obiettivo, cioè quello del 65% di differenziata (posto dai decreti attuativi del dlgs 152/2006 come obiettivo vincolante per il 2012, ndA): ed è dura, se si vuole raggiungere questo valore occorre anche, appunto, porre obiettivi di smaltimento di essa, e anche questo può aiutare la creazione di un mercato. Siamo comunque nella fase iniziale, essendoci insediati da poco: è già presente un accordo tra Provincia e grande distribuzione, che va sviluppato anche nel senso della riduzione dell'uso di materia in generale. E' difficile, ma qualcosa già c'è (attività di vendita e presentazione di beni derivanti da riciclo in alcuni centri commerciali) e altro faremo».

Ma per la questione dei controlli sull'attività degli enti locali e delle partecipate? E' disposto ad assumere un impegno cogente?

«Li attiveremo quando saremo a posto noi come Provincia. Io mi assumo, per il mio mandato, questa responsabilità: arrivare a rispettare (progressivamente) i termini di legge entro la fine del mandato. Occorre tenere presente che partiamo da poco più di zero, ma comunque ci attiveremo. Ma prima di reprimere occorre sollecitare».

 

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