[03/06/2010] News

Contrordine compagni: sarà difficile ridurre i gas serra della Cina

LIVORNO. Oggi, durante una conferenza stampa, il vice ministro dell'ambiente cinese,  Zhang Lijun, ha detto che «Le prospettive di riduzione delle emissioni inquinanti in Cina nel prossimo futuro non sono buone e il compito di ridurre le nostre emissioni è scoraggiante. La situazione non è buona. Gli sforzi sviluppati dalla Cina per ridurre le sue emissioni sono di fronte a numerose difficoltà e le prospettive non sono per niente ottimistiche. Le emissioni di biossido di zolfo sono aumentate dell'1,2% su base annua nel primo trimestre dell'anno. Quest'aumento si spiega in parte con la produzione di prodotti industriali a forte intensità energetica che è progredita molto rapidamente, contribuendo alla crescita delle emissioni».

Zhang smentisce quindi le previsioni ottimistiche che solo poche settimane fa aveva fatto l'Assemblea nazionale del Popolo su quanto promesso dal governo comunista: riduzione di biossido di zolfo e di un taglio dal 40 al 45% per cento del consumo di energia per unità di prodotto e punto di Pil  dal 2005 al 2020  e poi riduzione del 10%  delle emissioni di biossido di zolfo e della domanda chimica di ossigeno (Cod) tra il 2006  e il 2010, due degli indici più importanti per misurare l'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Rispetto ai dati del 2005, secondo le fonti ufficiali cinesi, nel 2009 il Cod era calato del 9,66% e il biossido di zolfo del 13,14%.

La concentrazione media di biossido di zolfo nell'aria delle città cinesi nel 2009 si sarebbe stabilizzata a 0,035 milligrammi per metro cubo, con un calo del 16,7% rispetto al 2005, ma era restato immutato rispetto al 2008.  L'aumento del 2010 è quindi più che un campanello di allarme. Le altre ragioni che avrebbero portato alla crescita delle emissioni sarebbero da ricercare anche nella grave siccità che ha colpito il sud-est della Cina all'inizio dell'anno, nel rallentamento di diversi progetti destinati a ridurre l'inquinamento e le emissioni di gas serra, ma soprattutto nell'indebolimento degli sforzi dei governi locali e delle imprese che, di fronte alla crisi, che hanno tagliato gli investimenti sull'ambiente e il disinquinamento.

Quindi, non solo nei Paesi capitalisti, ma anche nella Cina comunista-turbocapitalista dei piani quinquennali, presa a modello come nuovo governo dell'economia efficiente e gestita con il pugno di ferro, l'ambiente è solo una variabile dello sviluppo: quella che viene sacrificata per prima e senza tanti rimpianti.

Zhang assicura però che «Il ministero dell'ambiente ha adottato delle misure per far fronte a questi nuovi problemi, come la pubblicazione  di una lista nera delle regioni e delle imprese meno performanti in materia di riduzione delle emissioni inquinanti». Va detto che la lista nera esiste già, ma evidentemente non ha spaventato nessuno.

Intanto la Cina cerca di uscire da questa tanaglia sempre più soffocante della crescita-inquinamento confidando sulle promesse dei miracoli tecnologici: entro la fine dell'anno dovrebbe entrare in funzione il primo impianto commerciale di carbon capture and storage (Ccs) che lo Shenhua Group, una gigantesca industria carbonifera cinese, sta realizzando a Ordos, una città nelle steppe della regione autonomas della Mongolia Interna, e che viene naturalmente presentato  come environmentally-friendly.

Secondo Wang Heming, senior manager della Ordos division del Gruppo Shenhua «L'impianto Ccs da 210 milioni di yuan (30,8 milioni di dollari) catturerà 100.000 tonnellate di CO2 all'anno». La contraddizione è quella di un gigante economico e del più grande inquinatore del pianeta che vuole de-carbonizzare la sua economia e poi non può fare a meno del carbone per sostenere la sua corsa infinita verso la crescita.

In un'intervista all'agenzia ufficiale Xinhua,  Wang ha detto che la  Shenhua sta anche conducendo anche uno studio di fattibilità per una seconda "liquidification facility" che sarebbe in grado di gestire 1 milione di tonnellate di anidride carbonica all'anno. Se il prototipo di Ccs funzionerà, potrebbe anche essere realizzato un terzo impianto, molto più grande, in grado di gestire 3 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, anche se non esiste una data fissata per avviare la sua realizzazione.

Secondo Wang «I test hanno dimostrato che le liquidification facilities della Shenhua non presentano nessun danno per l'ambiente, perché l'anidride carbonica vene compressa, liquefatta e pompata nelle rocce a circa 1.000 - 3.000 metri sotto la superficie terrestre». Ma qualcosa che preoccupa ci deve essere, visto che lo stesso Wang sottolinea che «Una rete di sorveglianza verrà istituita per monitorare le perdite. L'impianto di stoccaggio non è testato per perdite oltre i 1.000 anni. La fattibilità commerciale del progetto non è ancora chiara. A livello internazionale non sono state ancora fissati gli standard per la l'industria della carbon capture e il governo cinese deve ancora concedere alle imprese del settore il "trattamento favorevole". Le spese di funzionamento della struttura da  100.000 tonnellate sono stimate in circa 50 dollari a tonnellata».

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