[07/06/2010] News

Eni fa spazio ai sudafricani nell’offshore petrolifero del Congo

LIVORNO. L'Eni ha ceduto alla società petrolifera sudafricana New Age il 25% delle sue azioni per i permessi di ricerca di petrolio e gas nel sito offshore Marine XII, nella Repubblica del Congo. L'impresa sudafricana diventa così partner della Société nationale des pétroles du Congo (Snpc), legata ad Eni Congo con quote del 10% del Marine XII. Con la cessione delle quote ai sudafricani ad Eni Congo resta il 65%. Il 30 ottobre 2006 un decreto del governo di Brazzaville aveva attribuito i diritti di prospezione su Marine XII alla Snpc che, in applicazione delle disposizioni del "code des hydrocarbures", ha stipulato il contratto di produzione con Eni Congo che consegnava agli italiani il 90%. Il contratto era stato approvato dal parlamento congolese l'8 aprile scorso, permettendo così all'Eni di cedere il 25% delle quote ai sudafricani.

L'accordo di cessione delle azioni è stato firmato a Brazzaville dal direttore generale dell'Eni  Luigi Piro e da quello di New Age Loran David, a fare da garante c'era il ministro congolese degli idrocarburi in persona: André Raphaël, che ha sottolineato che questo accordo «Rafforza la cooperazione, da una parte tra il Congo e l'Italia, attraverso il progetto della centrale elettrica del Congo di una potenza di 300 MW in fase iniziale,e dall'altra con la Repubblica sudafricana con l'entrata della società New Age».  La centrale a cui fa riferimento il ministro è probabilmente quella al terminal petrolifero di Djeno, ma l'azienda italiana parlava di una centrale da 450 Mw da realizzare entro il 2009 che avrebbe coperto con l'energia elettrica dal gas oltre l'80% del fabbisogno del Congo, riducendo anche il gas flaring. La Centrale è di proprietà di una società partecipata al 20% da Eni Congo e all'80% dalla Repubblica del Congo e sarà alimentata dal gas del campo di M'Boundi e dalle scoperte offshore di Marine XII.

David ha spiegato che la New Age «Possiede esperienza nello sviluppo del petrolio ed è in grado di convertire il gas in elettricità». Secondo Raphaël  l'esperienza dei sudafricani permetterà di «Valorizzare il gas per l'elettricità e contribuirà, senza dubbio alcuno, agli obiettivi di modernizzazione e di industrializzazione ordinati nella road map del presidente della Repubblica», l'onnipotente Denis Sassou Nguesso, che dal 1979 fa il bello e cattivo tempo in Congo passando dal marxismo-leninismo delle origini al liberismo autoritario petrolifero.

L'Eni in Congo ha numerose concessioni e corposi interessi ed aveva già annunciato che «Attraverso il programma condiviso con Eni, la Repubblica del Congo massimizzerà le proprie potenzialità di grande produttore di energia, diventando il Paese di riferimento in Africa nel campo delle sabbie bituminose e dei biocarburanti, come ulteriore beneficio del progetto di sviluppo agroalimentare. Eni nel quadriennio 2008-2011 investirà 3 miliardi di dollari nel Paese per una produzione equity pari a 150 milioni di barili di olio equivalente. Negli ultimi tre anni la società ha trasformato la propria attività in Congo valorizzando il proprio business tradizionale, grazie alla stretta collaborazione con le autorità congolesi che ha permesso la realizzazione degli accordi annunciati oggi».

Al di là dell'operazione simpatia dell'Eni, in realtà si tratta di una delle attività di estrazioni di petrolio più inquinanti ed a rischio: l'accordo prevede infatti la ricerca e lo sfruttamento di oli non convenzionali in sabbie bituminose a Tchikatanga e Tchikatanga-Makola, due aree vaste 1.790 km2 che secondo la multinazionale italiana «Presentano enormi potenzialità. Gli studi preliminari  effettuati per ora su un'area di soli 100 Km2, hanno portato a stimare riserve recuperabili di circa 2,5 miliardi di barili "unrisked" e 500 milioni di barili "risked"».

L'Eni sembra essersi specializzata in Congo in operazioni a rischio ambientale, però tranquillizza e dice che questo permetterà di valorizzare la sua tecnologia Eni Slurry Technology (Eat) per migliorare la qualità degli oli pesanti: «Il progetto beneficerà delle sinergie derivanti dalla vicinanza del campo di M'Boundi, del quale potrà essere utilizzato il gas associato per la fornitura all'impianto Est e l'arricchimento dell'olio pesante, perseguendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni in atmosfera nell'ambito del protocollo di Kyoto».

Inoltre, c'è anche il progetto Food Plus Biodiesel  per utilizzare olio di palma da produrre su circa 7.000 ettari prima non coltivati nella regione nord-occidentale di Niari, «Dai quali si attendono 340 mila ton/anno di olio grezzo sufficiente per coprire il fabbisogno alimentare interno e produrre 250.000 ton/anno di biodiesel - spiega Eni -  Il progetto prevede l'impiego di circa 10 mila persone e la costituzione di un Consorzio che collaborerà con i migliori organismi internazionali per l'ottimizzazione della produzione agricola e lo sviluppo delle comunità locali, operando secondo principi di tutela dell'ambiente e della biodiversità. La produzione di olio vegetale grezzo non utilizzata per il consumo alimentare, potrà essere destinata alla produzione di Bio-diesel attraverso la tecnologia proprietaria Eni Ultra-Bio-Diesel. Dopo una prima fase pilota sarà valutata la fattibilità di una bio-raffineria in Congo».

In cambio Eni Foundation ha promesso di investire circa 8,5 milioni di euro in iniziative sociali e di miglioramento dell'assistenza sanitaria all'infanzia nelle zone rurali del Congo, da realizzare insieme ai ministeri congolesi ed all'Ong Fondation Congo Assistance.

Torna all'archivio