[08/06/2010] News toscana

Il presidente Rossi: «Chiediamo una ridefinizione su base regionale del Patto di stabilità»

FIRENZE. Un "codice" di comportamento rivolto sia agli esponenti della giunta regionale sia ai dipendenti delle agenzie, enti, organismi dipendenti dalla Regione, o coi quali sussiste un rapporto di consulenza. Ma anche una riduzione (da 8 a 5) del numero di direzioni generali, e soprattutto l'annuncio dell'avvenuta approvazione in giunta della proposta di legge che, alla stregua di quanto proposto dalla regione Piemonte, chiede la ridefinizione del Patto di stabilità su base regionale.

Sono alcuni dei principali argomenti trattati stamani dal presidente della giunta toscana Enrico Rossi (Nella foto) nel briefing con la stampa locale. Lanci d'agenzia riportano anche che, come già ipotizzato in campagna elettorale, è confermato che il meeting annuale di S.Rossore, uno degli appuntamenti annuali più significativi dell'amministrazione-Martini in termini di dibattito sul perseguimento della sostenibilità sociale e ambientale, non avrà luogo per il 2010: a questo proposito il Presidente ha sostenuto che «non ci sono i tempi» per l'organizzazione, in quanto «ci sono state le elezioni, sono stato nominato il 15 aprile e la giunta lavora da poco». Ma comunque, ha proseguito, «credo che tutto il sistema delle iniziative della Regione vada rivisto, riconsiderato e rilanciato», e questa riorganizzazione potrebbe investire anche il Festival della creatività, finora tenutosi annualmente a Firenze su ispirazione della Regione.

Riguardo al "codice di comportamento" e all'accorpamento delle direzioni organizzative, Rossi ha chiarito che entrambe le misure vanno intese come dirette ad un contenimento delle uscite, al fine, come annunciato, di tagliare i costi di gestione del 5% entro il 2010, con un risparmio di circa 20 milioni di euro. In questo senso, il presidente ha sostenuto di auspicare «una profonda riforma della P.a. e una rigorosa gestione delle sue risorse, per renderla più funzionale rispetto alle esigenze dei cittadini, più efficiente, efficace, leggera. Controllo della spesa e qualità vanno insieme, in sanità lo abbiamo dimostrato. Per questo vogliamo vincolare tutti alla sobrietà e alla massima trasparenza». Entro l'estate - ha concluso, «presenteremo un piano complessivo». Gli ambiti su cui è previsto un maggior rigore sono, in particolare, le spese per l'acquisto di beni strumentali, quelle di rappresentanza e di viaggio.

Rispetto al previsto accorpamento delle direzioni generali, invece, le relative nomine sono previste nella settimana a venire: i 5 nuovi raggruppamenti verteranno intorno ai temi rappresentati da «competitività del sistema regionale (politiche per lo sviluppo, l'innovazione, risorse umane...), coesione sociale (sanità e welfare), territorio, ambiente e infrastrutture, presidenza e avvocatura, organizzazione e risorse».

Ma è sicuramente la questione del Patto di stabilità che, tra le altre discusse, più direttamente investe i temi inerenti alla sostenibilità ambientale, sociale e alla questione della pianificazione del territorio e delle criticità insite nel relativo processo politico, amministrativo e dibattimentale: riguardo a questo, già il 20 maggio il presidente regionale aveva sostenuto di ritenere anzitutto necessario «togliere dal Patto di stabilità gli investimenti che hanno una copertura finanziaria». Inoltre, secondo quanto affermato da Rossi nell'occasione, occorre poi «trasformare l'attuale patto in regionale e territoriale: non dovrà contare se il singolo Comune o Provincia centrano l'obiettivo, ma se l'obiettivo in tutta la Toscana viene raggiunto».

Un esempio a questo riguardo, conclude il presidente regionale, è quanto avvenuto nel 2009, allorché «la cessione di 100 milioni di liquidità dalla Regione agli enti locali ha fatto sì che 32 Comuni e una Provincia potessero superare, per altrettanti milioni, il limite imposto dal patto di stabilità interno». Secondo quanto riporta l'agenzia Ansa, Rossi ha spiegato che la giunta regionale ha approvato la legge in seguito alle «richieste di Province e Comuni. Tutto questo consente a quelle amministrazioni che hanno possibilità di fare spese nel corso di uno specifico anno, di poter spendere, recuperando una possibilità di spesa che invece altre amministrazioni che non vogliono o non possono spendere, non utilizzano. Questo meccanismo - ha concluso - allarga un po' le strette maglie del Patto di stabilità che in sé non e' sbagliato, ma che purtroppo colpisce gli investimenti».

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