[10/06/2010] News

A quando un'Europa visionaria?

ROMA. La crisi di alcuni paesi e la caduta dell'euro sotto assedio da parte degli scommettitori finanziari porterà a cambiamenti profondi. Come nella fiaba della formica e della cicala, durante le crisi si pagano i conti e chi è stato virtuoso prima, e magari è stato deriso, non vuole aiutare chi ha sprecato tempo e denaro.

L'indecisione tedesca nell'aiutare la Grecia seguiva proprio queste stesse dinamiche. Come poteva la cancelliera chiedere al suo popolo di stringere la cinghia mentre altrove la situazione non veniva percepita nella sua gravità e i soldi sarebbero stati spesi per continuare a sopravvivere? La Germania, infatti, chiedeva di capire come sarebbero stati impiegati i prestiti che la Grecia chiedeva.
Certamente queste poche parole sono riduttive della complessità del momento, c'erano le elezioni regionali, c'era il presidente Obama che aveva iniziato ad arginare la finanza addirittura mettendo sotto acccusa Goldman Sachs, c'era il fatto che la finanza aveva scoperto le "scommesse" sulle valute e c'erano episodi evidenti di corruzione politica in molti governi.

Ma non voglio analizzare il passato o il presente. Proviamo a fare degli scenari futuri basandoci su questi fatti senza tentare di capirli. Partiamo dal cittadino europeo. Negli ultimi anni in Europa abbiamo conosciuto la pace e l'agiatezza e se l'Unione europea rappresentava un sogno per i nostri genitori, per noi rappresenta un organismo sovranazionale. In questi anni, poi, ogni governo che faceva scelte impopolari si giustificava con i propri cittadini dicendo che quelle scelte gli erano imposte da Bruxelles. Così sempre di più l'Unione Europea è stata percepita come un problema e non una guida politica.

Ogni volta che l'Europa ha tentato di modernizzarsi ha dovuto scontrarsi con qualche lobby di agricoltori, allevatori o pescatori, a cui è destinato gran parte del bilancio comunitario, ed ha interrotto il processo di evoluzione. I rappresentanti politici scelti secondo l'ultimo trattato costituzionale sono figure di secondo piano e non hanno alcun carisma politico, la loro storia politica è locale e non erano mai saliti alla ribalta per capacità di sognare e di avere visioni.

In questo scenario il cittadino (in qualsiasi paese europeo) non trova sollievo nei governi nazionali e sempre di più si rifugia nei governi locali e nella riscoperta di identità storiche. Frammentazione. L'identità è oggi forse il maggior problema politico che va affrontato. Il contrasto alle grandi scelte storiche che stanno compiendo i governi riducendo lo stato sociale e cambiando le prospettive delle persone non viene fatto dagli intellettuali con la testa, ma viene fatto direttamente con i cittadini attraverso le loro pance.

Chi scende in piazza in Grecia o in Spagna non vuole analizzare gli errori del passato, vuole un "mea culpa" ed una visione del futuro. Abbiamo tutti sbagliato un po' ed ognuno di noi ha sprecato occasioni durante i periodi buoni. Alcuni hanno responsabilità personali ed altre le hanno responsabilità pubbliche perché guidavano istituzioni, ma ognuno di noi deve fare i conti con i propri errori. Semplicemente alcuni saranno sottoposti al giudizio della famiglia ed altri a quello del popolo. Ammettiamole ma andiamo avanti. Come è avvenuto in Sud Africa dopo l'apartheid.
Sia la famiglia che il popolo vogliono sapere che fare nel futuro, vogliono avere un sogno condivisibile sul quale compattarsi e ritrovare uno spirito di squadra che permetta loro di accettare i sacrifici di oggi per stare meglio domani.

Dal mio punti di vista, le visioni relative alle energie rinnovabili e agli obiettivi al 2020, ma ancora di più l'efficienza energetica intesa a livello di sistema uomo-energia, sono elementi su cui si può costruire un processo identitario ed elaborare una visione socio-politica. In parte questo è avvenuto in USA, ma in Europa siamo ancora troppo burocrati e legati ai numeri e poco liberi di sognare. Proviamo a eliminare le tabelle e proviamo sostituire i numeri con le visioni!

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