[15/06/2010] News

Rinnovabili, ecco il piano nazionale: risparmio energetico al primo posto, poi nucleare e incentivazioni al ribasso

LIVORNO. Finanzaonline ci informa oggi che per quanto riguarda gli investimenti in rinnovabili «l´Italia si è confermata alla quinta posizione nell´indice generale, guadagnando però un punto grazie ai piani per la costruzione dei più grandi parchi fotovoltaici d´Europa e alla rilevante capacità di fotovoltaico già installato, pari a 1.2 GW». Il dato emerge dall´ultimo Renewable country attractiveness indices di Ernst & Young - che vede la Cina guadagnare posizioni e, insieme agli Stati Uniti, diventare una delle destinazioni più interessanti per gli investimenti in energie rinnovabili - nel quale si sottolinea che «rimane alta l´attesa per la seduta della conferenza Stato-Regioni, nel corso della quale saranno presentate le linee guida nazionali sulle energie rinnovabili, con l´obiettivo di armonizzare le procedure di autorizzazione oggi affidate alle singole regioni. Un inquadramento comune consentirebbe di accelerare l´intero processo, dalla richiesta all´installazione».
Intanto in attesa delle linee guida il ministero dello sviluppo economico ha messo da ieri sera on line http://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/Piano.pdf  il piano di azione nazionale previsto dalla direttiva 2009/28/CE per il raggiungimento, entro il 2020, dell'obiettivo vincolante di coprire con energia da fonti rinnovabili il 17% dei consumi lordi nazionali.  Piano che che greenreport anticipa e che analizzerà ancor più nel dettaglio nei prossimi giorni.

Nella parte dedicata agli obiettivi, il documento del ministero spiega che «lo sviluppo delle fonti rinnovabili è tra le priorità della sua politica energetica, insieme alla promozione dell'efficienza energetica». Gli obiettivi di una tale strategia sono: «sicurezza dell'approvvigionamento energetico, riduzione dei costi dell'energia per le imprese e i cittadini, promozione di filiere tecnologiche innovative, tutela ambientale (riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti), e quindi, in definitiva, sviluppo sostenibile».

Poi non si manca di ricordare che «l'Italia punta a riequilibrare, a medio e lungo termine, il mix energetico oggi troppo dipendente dalle importazioni di combustibili fossili, anche rilanciando in modo significativo l'utilizzo dell'energia nucleare di nuova concezione».

Mentre andando sui numeri viene sottolineato che «secondo lo scenario tendenziale Baseline dello studio Primes preso a riferimento dalla Commissione Europea, nel 2020 il consumo finale lordo di energia dell'Italia potrebbe raggiungere il valore di 166,50 Mtep, a fronte di un valore di 134,61 Mtep registrato nel 2005.

L'aggiornamento 2009 dello studio Primes, che tiene conto anche dell'effetto della crisi economica, stima per l'Italia al 2020 un consumo finale lordo di 145,6 Mtep. In uno scenario più efficiente, che tiene conto di ulteriori misure nel settore dell'efficienza energetica rispetto allo scenario base, i consumi finali lordi del nostro Paese nel 2020 potrebbero mantenersi entro un valore di 131,21 Mtep».

Positiva sembra dunque questa impostazione che punta innanzitutto sull'efficienza energetica e sul risparmio tanto che si afferma: «Obiettivo primario per l'Italia è, quindi, quello di profondere uno straordinario impegno per l'incremento dell'efficienza energetica e la riduzione dei consumi di energia. Una tale strategia contribuirà in maniera determinante anche al raggiungimento degli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni climalteranti e di copertura del consumo totale di energia mediante fonti rinnovabili. La recente L. 99/2009 ha previsto il varo di un Piano straordinario per l'efficienza e il risparmio energetico. Gli strumenti operativi saranno molteplici: promozione della cogenerazione diffusa, misure volte a favorire l'autoproduzione di energia per le piccole e medie imprese, rafforzamento del meccanismo dei titoli di efficienza energetica, promozione di nuova edilizia a rilevante risparmio energetico e riqualificazione energetica degli edifici esistenti, incentivi per l'offerta di servizi energetici, promozione di prodotti nuovi altamente efficienti».

Tutti questi obiettivi e misure - viene aggiunto - potranno confluire nella Strategia energetica nazionale, per la cui definizione è prevista una Conferenza nazionale sull'energia e l'ambiente, che sarà occasione anche per stabilire un ampio confronto con le diverse entità territoriali. Specificamente per le rinnovabili, la legge 13/09 prevede che gli obiettivi comunitari circa l'uso delle energie rinnovabili siano ripartiti, con modalità condivise, tra le regioni italiane.

Secondo quanto stabilito dalla direttiva 2009/28/CE, nel 2020 l'Italia - scrive sempre il ministero - dovrà coprire il 17% dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili. Prendendo a riferimento lo scenario efficiente, questo significa che nel 2020 il consumo finale di energie rinnovabili dovrà attestarsi a 22,31 Mtep1. Per raggiungere gli obiettivi risulterà necessario incrementare consistentemente lo sfruttamento dei potenziali disponibili nel Paese, con particolare riferimento all'utilizzo delle fonti rinnovabili per riscaldamento/raffrescamento ed all'uso dei biocarburanti nel settore trasporti.

Le misure da attuare riguarderanno principalmente, oltre alla promozione delle fonti rinnovabili per usi termici e per i trasporti, lo sviluppo e la gestione della rete elettrica, l'ulteriore snellimento delle procedure autorizzative, lo sviluppo dei progetti internazionali. Fondamentali risultano il coinvolgimento e il coordinamento tra le varie amministrazioni ed enti locali, nonché la diffusione delle informazioni.

L'efficace realizzazione di tutte le misure e l'integrazione degli effetti delle singole azioni può consentire di arrivare al traguardo, ma con la consapevolezza:
- della verosimile insufficienza delle sole misure nazionali, integrabile opportunamente e secondo logiche di efficienza con i programmi di cooperazione;
- della necessità di intervenire lungo il percorso per superare possibili limiti e criticità dell'azione, per modificare o migliorare talune delle misure, per adattare i regimi di sostegno ad una realtà economica ed energetica in continua trasformazione, per valorizzare i vantaggi di nuove applicazioni tecnologiche.

Il ministero dice inoltre che «numerosi sono i meccanismi di sostegno già attivi per sopperire agli insufficienti livelli di remunerazione ad oggi assicurati dai soli meccanismi di mercato agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica.

Al fine di raggiungere i propri obiettivi nazionali, l'Italia intende potenziare e razionalizzare i meccanismi di sostegno già esistenti, in un'ottica integrata di:
- efficacia per concentrare gli sforzi lungo direzioni di massimo contributo agli obiettivi;
- efficienza per introdurre flessibilità nel supporto degli incentivi limitando i loro apporti allo strettamente necessario a sopperire le défaillances del mercato;
- sostenibilità economica per il consumatore finale, che è il soggetto che sostiene gran parte dell'onere da incentivazione;
- ponderazione del complesso delle misure da promuovere nei tre settori in cui agire: calore, trasporti, elettricità.

Queste le indicazioni generali, vedremo come detto nello specifico che cosa queste comportano, perché onestamente la parte dedicata invece ai «Regimi di sostegno finalizzati a promuovere l'uso delle fonti di Energia rinnovabili nella produzione di elettricità applicati Dallo stato membro o da un gruppo di stati membri» lascia perplessi almeno nell'impostazione quasi tutta rivolta al ribasso degli incentivi.

Si sostiene infatti che «Rispetto alla situazione vigente si prospetta l'introduzione di taluni correttivi al quadro esistente, in una logica tesa a incrementare la produzione energetica, rendendo tuttavia più efficienti gli strumenti di sostegno, in modo da evitare una crescita parallela della produzione e degli oneri di incentivazione. A tal fine sono proposti i seguenti interventi:

Interventi di carattere generale
- revisione al ribasso dei fattori moltiplicativi, delle tariffe omnicomprensive (eventualmente anche rivedendo, per ciascuna tecnologia, la soglia per l'ammissione alla tariffa), e delle tariffe conto energia per il solare (ed eventualmente del prezzo di riferimento);
- programmazione e progressività del ribasso degli incentivi: programmazione anticipata delle riduzioni delle tariffe/coefficienti(su base triennale) e applicazione dei nuovi valori solo agli impianti che entrano in esercizio un anno dopo la loro introduzione;
- superamento del concetto di rifacimento, almeno per alcune tipologie di impianti e di interventi, da sostituire con una remunerazione, anche successivamente al termine del vigente periodo di diritto agli incentivi, superiore a quella assicurata dalla sola cessione dell'energia prodotta;
- per le biomasse e i bioliquidi: possibile introduzione di priorità di destinazione a scopi diversi da quello energetico e, qualora destinabili a scopo energetico, discriminazione tra quelli destinabili a produzione di calore o all'impiego nei trasporti da quelli destinabili a scopi elettrici, per questi ultimi favorendo in particolare le biomasse rifiuto, preferibilmente in uso cogenerativo.

Certificati verdi:
- incremento della quota minima di elettricità da rinnovabili ;
- miglioramento delle attuali forme di monitoraggio sugli scambi e di informazione sui prezzi, con lo sviluppo di un mercato a termine regolamentato, in modo da consentire strategie di acquisto e vendita più lungimiranti, assorbire eventuali eccessi temporanei di offerta in modo più efficiente per il sistema di quanto avvenga adesso ed evitare bilanciamenti in via amministrativa;
- revisione delle esenzioni dall'obbligo della quota minima di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, allo scopo di evitare posizioni di rendita, premiare impianti a fonti rinnovabili e cogenerativi, valorizzare per gli obiettivi nazionali l'elettricità importata dichiarata rinnovabile, con o senza garanzia di origine.

Per quanto attiene l'incentivazione dell'elettricità importata, si ritiene che essa possa essere minore di quella riconosciuta all'energia prodotta in Italia, in ragione dei minori costi di produzione ottenibili in Paesi con più elevato potenziale accessibile. Tale criterio sarà comunque applicabile in modo dinamico, in modo da contemperare le esigenze di contenimento degli oneri con quelle di conseguimento degli obiettivi.

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