[15/06/2010] News toscana

Un comitato a favore dell'uso di prodotti riciclati?

LIVORNO. «Il comitato  ribadirà il suo no, senza se e senza ma, alla collocazione in quel sito non solo dell'impianto cdr, ma di qualsiasi attività che riguardi i rifiuti». La frase è contenuta nel comunicato con cui un comitato toscano invita a partecipare all'incontro con gli amministratori comunali incentrato sulla localizzazione in quel comune di un impianto per Cdr, e rappresenta bene la deriva nimbyana che prima o poi colpisce ogni comitato.

Nel mio giardino non voglio nessuna attività che abbia a che fare con i rifiuti significa estraniarsi dal mondo reale e vivere in uno utopico, dove io posso fare tutto, posso usare tutto, posso consumare tutto, infischiandomene del dopo, cioè dei residui prodotti da ciascuna mia attività. Un'assurdità insomma, paragonabile forse a quella di chi pensa che si possa crescere all'infinito in un mondo che invece infinito non è, visto che ha limiti e confini fisici precisi.

Oppure l'alternativa è fare come a Leonia, la città invisibile di Calvino che ogni giorno rifaceva sé stessa, buttando via ogni cosa ogni sera, trasportandola al di là dei propri confini, fino ad essere circondata da montagne di rifiuti che un giorno la seppelliranno.

Senza entrare nel merito della localizzazione di questo impianto specifico, ciò che desta preoccupazione è l'irrigidimento nei confronti di tutto ciò che riguarda i rifiuti, il male oscuro a prescindere, il nemico assoluto da combattere "senza se e senza ma", un atteggiamento che fa leggere con un sorriso amaro l'intervista rilasciata oggi da Salvatore Settis al Corriere della Sera, che ammette «presi nel loro insieme i comitati sono un fenomeno positivo perché sono la reazione alle carenze della politica. (...)  ma con altrettanta certezza dico che l'ipotesi di surgelare il paesaggio facendolo restare immobile non ha il minimo senso».

Non è certo un caso eclatante quello che si registra in questi giorni nel piccolo comune pistoiese di Badia Pacciana (dove vorrebbero costruire un impianto per la produzione di Cdr, Ovvero di combustibile derivato dai rifiuti non recuperabili come materia e valorizzabili come combustibile per produrre energia). Di esempi se ne possono trovare tanti, soprattutto a sostegno della responsabilità della politica segnalata da Settis.

Il comune di Capannori, altro esempio, è eccellente nella raccolta differenziata, ma non riesce però da ormai quattordici anni a localizzare un impianto di compostaggio.

Altro esempio ancora, pure questo preso dalla cronaca quotidiana, riguarda la lettera che i sindaci dell'Ato costa hanno inviato ai presidenti delle province di Firenze e Prato per rivedere il prezzo del conferimento nella discarica di Peccioli dei rifiuti prodotti dall'area metropolitana dove la politica continua a cincischiare intorno all'impianto di Case Passerini fomentando pletore di comitati. Dall'altra parte, nel pisano, tutto sommato si punta a monetizzare il più possibile quella gallina dalle uova d'oro che è la discarica di Peccioli, perfino omaggiata di riconoscimenti come se fosse una buona pratica spostare i rifiuti da Firenze a Peccioli. Finché ovviamente ce n'è.

Ma tanto si sa, la politica (solo la politica?) ha la vista corta, e cosa succederà domani non interessa, come non interessa a nessuno il domani dei rifiuti raccolti in modo differenziato: quand'anche vengano trattati e riciclati, in quali ri-prodotti si trasformano? Chi li compra? E chi li usa? Quando nascerà un comitato a favore dell'uso dei ri-prodotti riciclati?

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