[11/08/2009] News

Africa ed Usa, la buona governance e la democrazia non valgono per le multinazionali?

LIVORNO. Dopo Kenya, Sudafrica e Angola, il segretario di Stato Usa Hillary Clinton è arrivata i nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), forse la tappa più difficile e simbolica del suo tour africano per presentare la nuova politica di Obama e per riaprire il continente alle aziende americane che dovranno risalire la china, visto che cinesi, russi e indiani hanno già occupato molte nicchie che gli occidentali credevano intoccabili e riservate solo agli ex padroni coloniali.

Nella Rdc si riassumono tutte le difficoltà americane in Africa dell'era Bush: timida e svogliata cooperazione economica, scarsa attenzione alla partecipazione delle multinazionali ai conflitti armati per le risorse ed atteggiamento paternalista verso i nuovi protagonisti della vita politica africana.

«In altre circostanze - scrive il giornale le Potentiel di Kinshasa - ci saremmo permessi di dire che l'assassino ritorna sempre sul luogo del delitto, perché sappiamo che sono dei gruppi di interesse finanziari occidentali che hanno acceso il fuoco nella Rdc. Con tutte queste guerre "a comando", eseguite da nazioni contrapposte, che hanno portato lutti nella Rdc, distrutto le sue infrastrutture socio-economico».

Ma i congolesi, come gli altri africani, danno fiducia al primo presidente nero americano, sperando che gli Usa non considerino più l'Africa come un'esclusa dal mondo, ma una priorità. Secondo Le Potentiel l'arrivo della Clinton a Kinshasa, dodici anni dopo quella dell'altro segretario di Stato democratico Madeleine Albright, può rappresentare una rottura con i « faiseurs de guerre». Ma avverte che «I congolesi respingono già tutti i discorsi accademici o classici, di buone intenzioni. Si aspettano discorsi chiarificatori, precisi, per inaugurare una nuova era di partenariato positivo o tra la Rdc e gli Stati Uniti».

I congolesi sono preoccupati per certe analisi che circolano negli Usa e che prevedono una balcanizzazione dell'immenso territorio della RDc «Grazie al sostegno finanziario, politico e militare, assicurato da gruppi di interesse finanziari occidentali ai Paesi aggressori».

In ballo ci sono le risorse minerarie, petrolifere e forestali del Congo e a Kinshasa brucia ancora la scelta dei governi Bush di appoggiare gli altri Stati della regione dei Grandi Laghi che hanno fatto dell'est della Rdc un posto dove far scorrazzare i loro eserciti e le loro feroci formazioni di guerriglieri al servizio delle multinazionali. «Ad oggi - scrive Le Potentiel - la Rdc conta più di 5 milioni di morti, che non sono mai arrivati sui media internazionali, ed altrettante donne e ragazze stuprate».

Oggi la Clinton è a Goma, nel Kivu, nel luogo del delitto, nell'epicentro di un dimenticato crimine contro l'umanità, dove le atrocità contro la popolazione sono state perpetrate senza nessuna motivazione ideologica, ma utilizzando l'odio etnico e tribale per impadronirsi delle risorse naturali e delle materie prime che sostengono crescita e benessere n nel resto del mondo. Come scrive Le Potentil, la popolazione del Congo orientale «ha per sua disgrazia la sfortuna di disporre di un vasto territorio che alcuni ambienti occidentali vogliono saccheggiare. Il loro peccato è quello di abitare in un territorio con immense risorse, che suscita il coinvolgimento di gruppi di interesse finanziari regionali ed internazionali».

Per questo gli africani si chiedono quale sarà veramente il nuovo corso Usa annunciate da Obama per l'Africa. Gli americani hanno promesso di lavorare con gli africani, di migliorare la cooperazione economica con i singoli Stati, ma gli interessi per le risorse petrolifere, l'oro, il coltan, il rame, la bauxite, il ferro, il metano, i diamanti... sono evidenti e nemmeno si tenta di nasconderli e la concorrenza con la Cina che si è già piazzata in tutti questi settori rischia di diventare il fattore di una nuova guerra fredda africana, di far ritornare il continente alle vecchie sfere di influenza, non più determinate dall'appartenenza ideologica ma dalla concorrenza tra il capitalismo democratico obamiano ed il capitalismo autoritario del governo comunista cinese.

La sfida economica la vincerà probabilmente chi riuscirà ad aiutare meglio i Paesi africani a migliorare la loro agricoltura, a rendersi energeticamente indipendenti, a salvaguardare il loro ambiente.

Quella politica è tra la sfida americana ai regimi africani che chiede più democrazia, trasparenza, diritti umani e meno corruzione e l'atteggiamento utilitaristico ed indifferente della Cina, pronta ad appoggiare qualsiasi regime dittatoriale in cambio di risorse e mercati e che non può (e non vuole) certo chiedere agli altri la democrazia che non c'è in casa propria.

Nel suo tour africano la Clinton, rilanciando il discorso fatto da Barack Obama ad Accra, ha insistito sul fatto che gli Usa collaboreranno con i Paesi che daranno dimostrazione di buona governance e di rispettare la democrazia, probabilmente, se vorrà essere davvero credibile agli occhi ormai disincantati degli africani, lo stesso invito e lo stesso monito la Clinton dovrà rivolgerlo alle multinazionali Usa che la seguono attentamente nel suo viaggio africano e che quella governance e quella democrazia hanno contribuito troppo spesso a far finire sotto gli scarponi chiodati delle guerre e delle dittature africane.

Torna all'archivio