[16/06/2010] News

Gli ambientalisti Usa e il discorso alla nazione di Obama. Ci vuole una "missione Apollo" per l'energia

LIVORNO. Le prime reazioni al discorso alla Nazione del presidente Usa Barack Obama sul disastro petrolifero del Golfo del Messico non nascondono una certa delusione, non tanto per i toni e per i principi espressi, quanto per la mancanza di impegni concreti.

Il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Brune, ha detto: «Condividiamo il dolore del presidente per il costo umano di questa tragedia e siamo d'accordo con il presidente quando dice: "I milioni di galloni di petrolio che si sono sparsi nel Golfo del Messico assomigliano più ad un'epidemia". Dobbiamo fare in modo di non curare solo i sintomi, ma anche di trovare una cura, e questo significa mettere fine alla nostra dipendenza dal petrolio. Abbiamo chiesto al presidente di fermare questi teppisti, di assicurare che la Bp sia ritenuta pienamente responsabile di questo disastro e delle sue conseguenze, di fare giustizia per la popolazione del Golfo e, infine, di prevedere un piano per un'economia oil-free per l'America. Il presidente ha toccata tutte queste questioni, ora dobbiamo vedere esattamente e dettagliatamente quello che governo, imprese e singoli individui possono e devono fare per essere parte della soluzione. La Bp ha fallito miseramente nel fermare il flusso di petrolio e il governo, fino a questo punto, non ha fatto abbastanza per costringerla a prepararsi o rispondere a questa catastrofe. Siamo lieti che finalmente il presidente eserciti la giusta dose di autorità nei confronti dei responsabili di questa tragedia. E' fondamentale che il presidente Obama affronti le disperate necessità delle persone e delle imprese della regione colpite maggiormente. La Bp deve compensare tutti coloro che sono stati colpiti e il governo ha tutto il diritto di forzare la Bp a farlo. Aspettiamo con ansia di sentire maggiori dettagli delle richieste che Obama farà alla Bp domani (oggi, ndr). E' incoraggiante vedere che l'amministrazione Obama sta prendendo misure per migliorare le norme di sicurezza per la trivellazione offshore. Il controllo federale del settore petrolifero è stato tutt'altro che adeguato. I Lax regulations hanno contribuito agli incidenti ed agli sversamenti che vediamo regolarmente ovunque vi sia una trivellazione offshore. Tuttavia, migliorando semplicemente le norme di sicurezza si mette solo un cerotto sulla ferita. Finché ci saranno perforazioni offshore, ci saranno fuoriuscite di petrolio. Dobbiamo affrontare la causa principale del problema. Una soluzione più sicura sarebbe una moratoria permanente e un piano ambizioso e realizzabile per portare l'America fuori dal petrolio. Conseguentemente, siamo molto lieti di sentire il presidente Obama ribadire il suo appello per un cambiamento fondamentale nella politica energetica della nazione. Il presidente deve ora definire le specifiche. Quali sono esattamente i passi che sappiamo di poter fare subito? Che tipo di sacrifici possono essere fatti? Come può ogni americano dare un aiuto? Il Senato deve raccogliere questa sfida. Leggi come la Kerry-Lieberman, ed il piano del senatore Merkley per ridurre il consumo di petrolio sono già in discussione. Fare questi primi passi è fondamentale per il successo del nostro obiettivo finale: un'economia dell'energia che dia lavoro alla classe media americana. Il disastro petrolifero della BP nel Golfo è un campanello d'allarme. La realizzazione di un' economia dell'energia pulita non sarà facile ma, con la giusta leadership, si può fare».

Il direttore esecutivo di Greenpeace Usa, Philip Radford, si aspettava cjhe il discorso di Obama fosse un opunto di svolta storico, ma è rimaasto abbastanza deluso: «L'unico modo per evitare maggiori disastri dei combustibili fossile è quello di portarci in modo aggressivo lontano dalle fonti di energia pericolose come il petrolio e il carbone. Abbiamo visto tutti le immagini devastanti del golfo. Le spiagge rovinate, gli uccelli risucchiati dal petrolio, la vita marina morta e morente. Io l'ho vista direttamente. Si tratta di un casino che non possiamo pulire. Non importa quel che sentite: nella migliore delle ipotesi si riuscirà a ripulire il 5-10% del petrolio».

Greenpeace Usa è convinta che «Questo è un punto di svolta di enorme importanza storica. Se si perde il turno, non avremo possibilità di afferrare il futuro tra le mani. Il presidente Obama deve dimostrare quella leadership che la gente sognava quando è entrato in carica, deve annunciare un nuovo programma "Apollo", una "missione lunare" che investa in efficienza energetica, energia pulita, auto elettriche, trasporti pubblici, energia geotermica e biocarburanti sicuri che ci aiuteranno a prendere a calci la nostra dipendenza dal petrolio entro il 2030».

Intanto sui blog ambientalisti statunitensi sta facendo scalpore la denuncia (inizialmente passata sotto silenzio) che il Center for Biological Diversity (Cbd) ha fatto al segretario agli Interni Ken Salazar «Per aver ignorato le leggi sulla protezione dei mammiferi marini in sede di approvazione delle operazioni di perforazione offshore nel Golfo del Messico». Il dipartimento degli interni Usa avrebbe approvato «tre "lease sales ", più di 100 indagini sismiche, e più di 300 operazioni di trivellazione senza i necessari permessi richiesti dal Marine mammal protection act e dall'Endangered species act».

Secondo il responsabile oceani del Cbd, Miyoko Sakashita, «Sotto gli occhi di Salazar, il Golfo è stato trattato come una zona sacrificabile, dove le leggi vengono ignorate e la protezione della fauna selvatica viene dopo i profitti delle compagnie petroliferee. Il Dipartimento dell'Interno é ben consapevole dei loro obblighi ai sensi della legge .... eppure ha semplicemente deciso che non devono essere disturbate. Uno dei pozzi btw, che Salazar non solo ha approvato, ma che ha anche mantenuto in linea nonostante un'ordinanza di rimozione del tribunale (rinunciando poi ai test di sicurezza) é... lo avete indovinato, la Deepwater!».

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