[17/06/2010] News

Socatri-Areva sotto processo per inquinamento nucleare

LIVORNO. Il 17 giugno è iniziato al Tribunal Correctionnel di Carpentras, in Francia, il processo contro la Socatri, una filiale del gigante nucleare Areva, accusata di aver sversato in due fiumi in un solo giorno la quantità massima di uranio autorizzata per un periodo di 27 anni. L'8 luglio 2008, una fuga dell'impianto Socratine, nel sito nucleare di Tricastin (Drôme), scaricò 75 kg di uranio nei corsi d'acqua dei dintorni: 30 m3 di reflui dell'impianto nucleare carichi di uranio contaminarono le acque superficiali, provocando l'interruzione della distribuzione dell'acqua potabile e inquinando dei luoghi di balneazione. Livelli elevati di radiazioni furono riscontrati anche nelle falde freatiche.

Secondo gli ambientalisti allora l'Autorité de Sûreté Nucléaire francese (Asn) sottovalutò la gravità dell'incidente classificandolo livello 1 della scala Ines, mentre scarichi di questo tipo sono normalmente classificati al livello 3. L'inchiesta successiva allo sversamento radioattivo ha comunque scoperto errori inammissibili, sia riguardo alla manutenzione degli impianti che per la gestione dell'inquinamento: una valvola era difettosa; un allarme di sicurezza non era stato preso in considerazione; un deposito d'acqua non era a tenuta stagna, Socatri-Areva lo sapeva ma non lo aveva mai fatto riparare; l'allarme è stato trasmesso tardivamente ai poteri pubblici.

In seguito, diversi cittadini ed associazioni hanno presentato delle denunce. Tra loro c'è anche Réseau Sortir du nucléaire che si è costituita parte civile e che ora chiede che vengono rispettati alcuni punti chiave: «Che Socatri-Areva faccia quanto necessario per evitare un nuovo inquinamento dell'ambiente; Che sia intrapresa un'ispezione indipendente dei diversi siti di Tricastin, al fine di valutare i rischi di inquinamento di tutti gli impianti nucleari civili e militari; Che l'ambiente e gli abitanti dei beneficino, il più presto possibile, di un'assistenza sanitaria indipendente. Sortir du nucléaire ricorda anche la sua richiesta di uno studio epidemiologico e di controlli esaustivi sugli inquinamenti nucleari nei dintorni di tutti i siti nucleari francesi.

«Nonostante tutti i discorsi sulla sicurezza nucleare - dice la rete antinucleare francese - la serie nera di incidenti accaduti a Tricastin durante l'estate 2008 dimostra bene che un inquinamento grave è sempre possibile, quando si mischiano guasti tecnici ed errori umani. Nel momento in cui gli operatori moltiplicano i risparmi sulla manutenzione, la riproduzione di questo scenari diventa sempre più probabile. La sola soluzione per impedire questi inquinamenti radioattivi è di uscire il più velocemente possibile dall'industria nucleare, tanto pericolosa quanto opaca».

La puntigliosa attività degli antinucleari francesi sta infastidendo non poco la fino ad ora intoccabile industria nucleare francese e il potere politico sembra voler reagire con i soliti metodi: il 16 giugno La Direction de la Surveillance du Territoire (Dst) ha convocato tre persone che lavorano per Sortir du nucléaire per un'audizione al ministero degli interni. Myriam Battarel e Sabine Li, i webmaster della rete antinucleare, e il direttore Philippe Brousse sono stati interrogati su un dossier pubblicato addirittura nel 2003, quando Réseau Sortir du nucléaire mise a disposizione sul suo sito internet dei documenti confidenziali della difesa che rivelavano che L'Epr attualmente in costruzione non avrebbe resistito all'impatto di un aereo di linea, esattamente come i 58 reattori nucleari già in funzione in Francia.

Secondo gli ambientalisti l'intento intimidatorio è evidente: «Questo affaire ha già dato luogo ad un procedimento giudiziario classificato senza seguito nel giugno  2009. Da anni, l'avvocato di Réseau Sortir du nucléaire chiede di poter accedere al dossier penale, invano. Stranamente, questa convocazione è avvenuta alla vigilia del processo a Socatri-Areva e a tre giorni dall'assemblea generale di Réseau Sortir du nucléaire. Myriam, Sabine e Philippe hanno deciso di non recarsi a questa convocazione arbitraria. Sanno di poter essere arrestati in ogni momento per condurli con la forza. Ma la questione è quella di non cedere davanti ad uno Stato che predica la trasparenza, ma classifica "secret défense" o "confidentiel défense" tutto quel che riguarda il nucleare, civile o militare».

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