[11/08/2009] News toscana

Firenze: il ruolo dell'Arno per una cittą permeabile

FIRENZE. La riapertura della discussione sulla risistemazione delle sponde del fiume Arno ha portato nel dibattito sullo sviluppo del capoluogo alcuni nuovi elementi da considerare. In questo caso - premettiamo - diamo per scontato che eventuali appetiti edilizi sulle sponde del fiume siano ormai stati gettati nella pattumiera della storia, e quindi siamo qui a discutere delle prospettive legate al rapporto tra le prospettive ambientali e sociali delle varie ipotesi che andremo a considerare e non di come rendere compatibile uno sviluppo urbanistico sulle sponde che in passato forse aveva anche senso, ma che oggi (anche alla luce della normativa sulla sicurezza idrogeologica) certo non ne ha più.

Eccoci quindi al punto: se la volontà - da sostenere - è quella di mettere mano all'Arno, è da domandarsi (come già fece greenreport la scorsa settimana - vedi link in fondo all'articolo) quale tipo di intervento serva, ed in particolare è necessario porre in alternativa due tipi di sviluppo, entrambi da considerarsi "sostenibili", ma comunque in buona parte escludentesi tra loro.

Chiariamo l'alternativa con un esempio di scuola: a Firenze, attualmente, è presente una progressivamente sempre più nutrita popolazione di uccelli acquatici, prevalentemente aironi (garzette, aironi bianchi, nitticore), ma non mancano esemplari di molte specie di anatridi non comuni. Queste popolazioni, naturalmente, sono insediate presso i fiumi, e in particolare sotto il millenario (anche se ricostruito più volte) ponte alle Grazie è presente, non lontano dalla "spiaggia" di piazza Poggi, una nutrita popolazione di aironi, che usufruisce del mini-habitat che si è creato in zona con la crescita della vegetazione arborea ripicola spontanea che è stata volutamente lasciata svilupparsi in alcuni punti, soprattutto a monte ma anche a valle del ponte Vecchio (zona del ponte alla Vittoria).

Il punto dove sono situati solitamente gli aironi è situato sulla più probabile direttrice su cui, se il progetto andasse avanti, si potrebbe sviluppare una pista ciclabile o comunque dei camminamenti sull'Arno, già mille volte proposti in passato ma rilanciati recentemente dal presidente della provincia di Firenze, Andrea Barducci.

Ed è abbastanza chiaro che, se l'obiettivo è quello di una società caratterizzata da un equilibrio, oltre che tra sviluppo e capitale naturale e sociale, anche tra il carattere sociale e ambientale di questo sviluppo sostenibile, sono da considerarsi elementi positivi sia la presenza degli aironi in Arno, sia il progetto per i camminamenti/piste ciclabili, ovviamente una volta risolti i rischi per la sicurezza dalle piene improvvise del "Torrentaccio", come è soprannominato l'Arno per il suo regime idrico.

E, se in teoria si potrebbe garantire sia la presenza di una nicchia accogliente per le popolazioni avicole, sia la presenza di attrezzature per la fruizione umana, in pratica sappiamo che così non sarebbe, anche alla luce del ridotto spazio disponibile e della considerazione che il "ritorno" degli aironi nell'Arno è legato proprio alla diminuizione della presenza antropica in alcuni punti.

C'è quindi una dicotomia tra le esigenze sociali e quelle ambientali, nelle prospettive per lo sviluppo dell'Arno. Da una parte, urge l'esigenza di viverlo, questo benedetto fiume che continua ad essere in buona parte un "corpo estraneo" alla città, e di superare tabù che possono essere fatti risalire addirittura al mai superato trauma dell'alluvione di 43 anni fa. Dall'altra parte, è anche da chiedersi se non sia più giusto salvaguardare (con misure attive, e non solo con il lasciare che la natura faccia il suo corso) una certa "permeabilità ecologica" della città e del suo fiume.

Una permeabilità che naturalmente non si ferma ai progetti per l'Arno, ma investe anche gli altri corsi d'acqua della città (primi fra tutti il Mugnone e il Terzolle) e si spinge fino alla generale politica dei giardini pubblici e dei cosiddetti "Neighbourwoods", cioè i "boschi di prossimità" che sono diffusi in varie realtà del nord Europa (Finlandia, Belgio) e su cui è in corso uno studio della facoltà di Agraria dell'università di Firenze. Naturalmente anche qui non sono tutte rose e fiori: se una città è "permeabile" lo è sia nei confronti della fauna e della flora "pregiate", sia nei confronti di forme di vita maggiormente indesiderabili, come i roditori o anche come gli ungulati, che sarebbero favoriti nella loro penetrazione in aree urbane, almeno con le vigenti politiche di gestione delle aree rurali.

Ecco quindi che davanti a chi amministra l'Arno (e sono tanti gli enti che hanno qualcosa da dire) si pongono due alternative, entrambe peraltro potenzialmente attraenti per eventuali nuove offerte turistiche ed entrambe caratterizzate da punti di forza e difetti: la differenza è che, almeno a livello di intenti e chiacchere, i progetti per sviluppi "sociali" dell'Arno si presentano ad ogni stagione estiva, mentre progetti per un recupero ambientale di esso e per la permeabilità ecologica del capoluogo si affacciano solo di rado: sarebbe auspicabile che si parlasse, all'interno del redivivo dibattito sull'Arno, anche dei progetti del secondo tipo.

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