[21/06/2010] News

Scelta dei siti per il nucleare, da domani Consulta al lavoro sul ricorso presentato dalle 11 regioni

GROSSETO. Dopo lo stop della Consulta al cosiddetto decreto anticrisi perché ritenuta illegittima in termini di costituzionalità, la norma che prevedeva il ricorso a mezzi e poteri straordinari per la realizzazione di opere energetiche strategiche, anche con la nomina di commissari (vedi green report del 18 giugno, link  a fondo pagina) adesso è attesa un'altra importante sentenza da parte della Corte Costituzionale.

Inizia infatti domani la discussione pubblica in merito al ricorso presentato da ben 11 regioni contro la legge 99 del 2009 e il decreto attuativo (dlgs.31 del 15 febbraio scorso) perché il ruolo delle regioni sulla scelta dei siti dove costruire le future centrali nucleari è considerato insufficiente.
Nel frattempo le regioni sono scese a 10 dato che il Piemonte ha annunciato l'intenzione di ritirare il ricorso presentato dalla precedente amministrazione regionale guidata da Mercedes Bresso, perché «non ci sono più le motivazioni per continuare nel giudizio davanti alla Corte costituzionale» come ha spiegato il neo governatore Cota alla seduta straordinaria del Consiglio regionale tenutasi l'8 giugno scorso, «dal momento che - dice ancora Cota - l'autorizzazione unica per una nuova centrale nucleare viene rilasciata dal Governo previa intesa con la Regione interessata».

In realtà il ricorso presentato da Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Basilicata, Piemonte, Lazio, Calabria, Marche, Emilia-Romagna e Molise - contesta anche che il provvedimento sia stato varato senza il parere della Conferenza Stato-Regioni, che infatti era arrivato dopo l'approvazione del decreto e tra l'altro anche non favorevole.
Ma il tema centrale del ricorso sostenuto dalle Regioni sta nella mancata previsione nell'ambito della legge delega (la 99/2009) della necessità di un'intesa con le regioni e gli enti locali per l'autorizzazione degli impianti nucleari.

E quindi non verrebbero rispettate dal Governo le competenze delle Regioni in materia di energia, che è considerata materia concorrente; pertanto sotto il profilo amministrativo i procedimenti autorizzativi in questo ambito non possono essere dati senza averne accolto il necessario consenso.
Un ruolo in parte recuperato con il decreto di febbraio che introduce l'intesa e che ha dato argomenti al governatore leghista di ritirare il ricorso.

Il dlgs 31/2010 prevede, infatti, che «il Ministro dello sviluppo economico, entro trenta giorni, sottopone ciascuno dei siti certificati all'intesa della Regione interessata, che si esprime previa acquisizione del parere del comune interessato».
Ma è comunque prevista la possibilità per il Governo - nel caso l'intesa con le Regioni non venga trovata - di esercitare il potere sostitutivo e quindi di intervenire con una autorizzazione anche laddove non vi sia il consenso da parte degli organi amministrativi locali.

Sarà comunque la Consulta ad esprimersi se la legge delega è da considerarsi illegittima o no o se lo è in parte. Sta di fatto che domani rappresenta un'altra tappa nel percorso ad ostacoli che il governo sta mettendo in piedi per arrivare alla tanto (per loro) agognata meta di riportare il nucleare nel nostro paese; meta più volte data per imminente da un ministro, Claudio Scajola, dimissionario da quasi due mesi e non ancora rimpiazzato per mancanza di pretendenti.

Le offerte fatte dal premier Silvio Berlusconi di andare a prendere le redini del dicastero dello Sviluppo economico sono infatti (al momento) andate tutte a vuoto e i tanti provvedimenti da mettere in cantiere per definire il quadro del ritorno al nucleare sono ancora appesi.

Tra questi la costituzione dell' Agenzia per la Sicurezza Nucleare che avrà il compito di definire intanto i parametri per l'individuazione dei siti idonei ad ospitare impianti nucleari, e poi di verificarne la corrispondenza ed il rispetto dei criteri nei siti che le imprese indicheranno per far partire l'iter autorizzativo. Un ruolo strategico e senza il quale il nucleare appare un traguardo (per fortuna) ancora più lontano e che potrebbe domani trovare un nuovo ostacolo nella sentenza della Consulta.

 

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