[22/06/2010] News

Condono edilizio, l’Inu avverte: «Attenzione costante»

ROMA. L'emendamento al testo della manovra finanziaria che introduceva un nuovo condono edilizio sarà ritirato. Lo assicura il Governo e lo conferma, sulla stampa di stamattina, lo stesso primo firmatario dell'emendamento, senatore Paolo Tancredi.

Il pericolo sembrerebbe scongiurato. Tuttavia ciò che era avvenuto nei precedenti condoni fa temere che non lo sia definitivamente. Anche nel 1994 e nel 2003 il Governo e numerosi esponenti politici si erano dichiarati contrari, ma poi il condono era passato.

Perciò l'Inu (Istituto Nazionale di Urbanistica) ribadisce la sua più ferma contrarietà a qualsiasi ipotesi di nuovo condono edilizio. Il condono è un premio per chi non rispetta le leggi e le regole urbanistiche, evade le tasse e saccheggia il territorio. E' una beffa per chi quelle leggi le rispetta e le tasse le paga. E' la prima causa dell'eccessivo consumo di suolo in tante campagne e periferie urbane.

Il nostro paese, unico in Europa, ha già conosciuto tre condoni edilizi: nel 1985, nel 1994, nel 2003. La storia ha dimostrato che ogni condono costa nel tempo ai Comuni, per la realizzazione delle infrastrutture e dei servizi che gli abusivi pretenderanno, da sette a dieci volte più di quanto non produca in termini di entrate immediate: è un pessimo affare per lo Stato. La storia ha dimostrato che anche solo prospettare la possibilità di un nuovo condono genera aspettative e provoca nuovi abusi ed azioni illegali di offesa al territorio e alle regole di convivenza civile.

L'Inu esprime perciò indignazione e massima preoccupazione per gli effetti disastrosi che un nuovo condono (sarebbe il quarto in 25 anni!) avrebbe sulle città e sui territori italiani e per i nuovi abusi che il solo annuncio di condono sta generando.

Nell'apprezzare le dichiarazioni di molti Parlamentari che si sono mobilitati contro il condono edilizio, l'Inu li invita a tener fermi l'attenzione e l'impegno affinché gli emendamenti siano effettivamente ritirati e Parlamento e Governo assumano una determinazione solenne ed esplicita che escluda qualsiasi possibilità di nuovi condoni edilizi.

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