[23/06/2010] News

Toghe nere: c'è sempre un giudice a New Orleans che investe nelle Big oil

LIVORNO. Probabilmente negli Usa nessuno ha mai sentito parlare di toghe rosse, ma certamente esistono quelle nere, o meglio color petrolio: un giudice federale di New Orleans è corso in aiuto delle Big Oil ed ha emesso un'ingiunzione per la cessazione della moratoria di 6 mesi per le esplorazioni petrolifere e le nuove trivellazioni offshore voluta dal presidente Barack Obama, questo mentre davanti alle coste della Louisiana finiscono ogni giorno in mare ancora 60.000 barili di petrolio al giorno dal vulcano creato nel fondo del Golfo del Messico dall'esplosione e dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon di Transocean/Bp. Il giudice non ha trovato di meglio che definire la moratoria presidenziale «Arbitraria e capricciosa». Secondo Greenpeace Usa «A quanto pare, non c'è niente di più terribilmente arbitrario del giudice della Corte Distrettuale Martin Feldman».

Il giornale statunitense "Mother Jones" rivela che nel 2008 il giudice Feldman di avrebbe investito 15 mila dollari nella Transocean, la compagnia proprietaria della Deepwater Horizon, e che possiede stock di azioni di altre compagnie petrolifere impegnate in trivellazioni offshore o fornitrici di servizi petroliferi: Halliburton, Prospect Energy, Hercules Offshore, Parker Drilling Co e ATP Oil & Gas. Feldman, nominato dal presidente Ronasl Reagan nel 1983, è un fedelissimo del Partito Repubblicano.

"Mother Jones" spiega che «Informative più recenti sui Feldman non sono ancora disponibili on-line, così non è chiaro se avesse ancora una partecipazione nella Transocean ed in una miriade di altre imprese quando martedi ha emesso il verdetto. Se le ha, questo solleva la questione se egli abbia proceduto secondo i suoi interessi finanziari. Ma in Louisiana è difficile trovare un giudice senza legami con l'industria. Nella regione del Golfo, 37 dei 64 giudici federali hanno qualche legame con il settore petrolifero».

La moratoria di 6 mesi di Obama aveva frenato l'approvazione di nuove autorizzazioni per la perforazione in acque profonde e provocato la sospensione dei lavori in 33 pozzi esplorativi nel Golfo del Messico e nel Pacifico, per questo un gruppo di società petrolifere, sostenute dal governatore repubblicano della Louisiana Bobby Jindal, aveva chiesto subito al giudice di Feldman di «Respingere la moratoria, in modo da poter continuare le trivellazioni». Le motivazioni dell'ordinanza di Feldman sono grottesche: «Se alcune parti delle attrezzature di perforazione sono sbagliate, è razionale dire che lo sono tutte? Sono tutti gli aerei un pericolo, perché uno lo è stato? Tutte le petroliere sono come la Exxon Valdez? Tutti i treni? Tutte le miniere? Questo tipo di pensiero sembra pesante e piuttosto prepotente».

Naturalmente ieri anche Steven Newman, l'amministratore delegato della Transocean, la responsabile tecnica dell'ecocidio del Golfo, da Londra si è unito al coro delle Big Oil contro la moratoria definendola anche lui «Arbitraria».

Il capo dell'ufficio stampa della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha annunciato che l'amministrazione Obama farà immediatamente appello contro l'ordinanza di Feldman. Sierra Club, Florida Wildlife Federation e molti altri gruppi ambientali hanno annunciato ricorsi a sostegno dell'amministrazione Usa e sono rappresentati da Earthjustice.

Sierra Club spiega che il blocco della moratoria decretata da Obama nasce da una denuncia presentata il 7 giugno dall'Hornbeck Offshore Services, una società che fornisce supporto alle piattaforme offshore che trivellano gas e petrolio nel Golfo del Messico, alla quale si sono immediatamente unite altre società del settore Bollinger Shipyards Inc., Bee Mar Deepwater Vessel Companies e Chouest Shore Side, Vessel e Shipyard Companies.

Secondo il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Brune, «Mantenere il divieto di perforazione in acque profonde in atto è assolutamente essenziale. Riprendere le perforazioni mente continua a svolgersi il disastro del Golfo sarebbe uno schiaffo in faccia alle comunità che sono state duramente colpite da questa tragedia. La richiesta odierna da parte dell'industria petrolifera di revocare il divieto di perforazioni é una delle peggiori idee mai proposte. Non abbiamo ancora interrotto il flusso massiccio di petrolio, per non parlare dell'aver iniziato a rispondere al danno che sta producendo. E' come se ci fosse stato un incidente d'auto e stessimo parlando di come mettere un nuovo veicolo sulla strada, mentre la vittima è ancora sanguinante. Riaprire altre perforazione ora sarebbe come invitare ad un secondo o un terzo disastro della stessa entità. La Gulf Coast non può sostenere un tale rischio. La disattenzione della Bp ha inferto un duro colpo all'economia della Costa del Golfo, lasciando migliaia di persone della pesca e del turismo senza lavoro».

Per Greenpeace Usa «L'industria petrolifera ha gravi colpe: ha portato al disastro attuale come a molti altri nel passato, tuttavia, ora stanno cercando di far finta che il governo federale degli Stati Uniti abbia in qualche modo creato l'attuale crisi con la sua moratoria . Ma è l'industria petrolifera che ha prodotto un taglio dei piani di risposta e per il post-emergenza, basandosi su dati tecnici "morti" morti per rispondere alle domande, assicurando il governo che trichechi, che non esistono più nel Golfo da milioni di anni, non sarebbero stati interessati dalle loro operazioni. Questo non è un circo e queste persone non può essere permesso di agire come clown che puntano il dito contro il governo e fanno finta di non essere quelli che hanno prodotto questo disastro. Dobbiamo stare essere uniti contro l'eccessiva influenza delle Big Oil . L'industria del petrolio e le altre industrie degli altri sporchi combustibili fossili non si possono più permettere di dirottare la nostra politica energetica». Per questo Greenpr peace Usa chiede a tutti i cittadini di chiedere una rivoluzione energetica, cominciando col partecipare all'iniziativa ambientalista "Hands Across the Sand" che si terrà il 26 giugno lungo tutte le coste statunitensi.

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